To who I was Yesterday..

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A chi ha cercato la maniera e non l'ha trovata mai.


-Avete visto Albus?-

Il tavolo di Grifondoro (Weasley-Potter, per intenderci) mi guarda basito.

Hanno delle facce tremende, nonostante la sveglia sia passata da un pezzo, e nonostante oggi sia venerdì.

-Allora?-

-Non urlare.- dice Lily, massaggiandosi la tempia.

-Smetterò di urlare quando mi direte dove si è cacciato tuo fratello.-

Mentre aspetto una risposta che tarda ad arrivare, Alice entra dal portone della Sala Grande.

Una frase muta, nel suo sguardo.

Anche lui mi sta cercando.

-Dove?- le chiedo.

Accenna, col capo, fuori dalla Sala Grande.

-La Torre..-



*



Fa freddo.

Nonostante la primavera sia arrivata da un bel pezzo, e la neve si sia sciolta al sole, quassù fa freddo.

Questo è il mio posto. Mio e di Rose.

La sto aspettando, nonostante non l'abbia avvisata.

In realtà non ho avvisato nemmeno me stesso.

Ho avuto questa sensazione, appena mi sono svegliato, tra le braccia della mia meravigliosa ragazza, che dovevo salire fin quassù, nonostante il freddo pungente di prima mattina.

Qualcosa che non so come definire bene.

Dovevo solo venire qui. Assaporare il vento fra i capelli, l'ebbrezza dell'altitudine.

E aspettarla.

So che verrà.

She won't forsake me.


*


-Non importa che periodo dell'anno sia. La vista, da qui, sarà sempre spettacolare.-

-Rose...-

La voce di Albus è profonda, rassicurante, proprio come la ricordavo.

Non sentivo la sua voce rivolta a me da un bel po'.

-Ti ho cercato per tutto il castello.-

-Sì.. Io..-

Cala il silenzio. Ma non di quelli imbarazzanti, come quelli dell'ultimo periodo.

È il silenzio che arriva quando le parole non riescono.

L'ho già detto, che non abbiamo mai bisogno, io e lui, di troppe parole.



*



-Io..- comincia.

-Ti chiedo scusa. Per tutto.- la interrompo, prima che possa continuare.

-Ti chiedo scusa per come mi sono comportato con te, per averti tagliata fuori senza alcun motivo, e senza nemmeno accorgemene. Ti chiedo scusa, perché senza accorgermene, ti ho trattata come tutti gli altri.-

Mi avvicino a lei, che non prova a ribattere. E questo è davvero strano.

Ha gli occhi un po' lucidi, altra cosa strana.

-Io.. Davvero.. Non conoscevo altro modo. Ed è successo tutto così in fretta...-

Aspetto che dica qualcosa, qualsiasi cosa.

Mi sento come un libro aperto, al vaglio dei suoi grandi occhi azzurri, che mi ricordano tanto quelli di mia madre.

Ora che ci penso, si assomigliano più di quanto voglia ammettere.

I look above, and I know I'll always feel blessed with love.



*


Aspetta, con un po' di impazienza, che io dica qualcosa.

Che cosa dovevo dirgli?

Tutto il discorso che mi ero preparata, un discorsone da Oscar in effetti, svanisce nel nulla.

Maledizione!

È una prerogativa delle Serpi, lasciarti senza parole.

-Avrei potuto aiutarti..- è tutto ciò che riesco a dire.

Fa un respiro profondo.

-Lo so. Adesso lo so.-

-È quello che facciamo sempre, tu ed io.- dico.

All'improvviso, mi sento tesa, come una corda di violino.

-Rose, mi dispiace.. Io...-

-No, è a me che dispiace... Dispiace di non essere stata capace di ispirati fiducia.- esclamo, la voce un po' alta.


*


-Non è così. Non è stata colpa tua. Tu non hai niente che non va o non andava.-

Perché si ostina a colpevolizzarsi? Benedetta ragazza...

-E allora perché? Perché non mi hai chiesto aiuto? Io ero qui, Al, santo cielo! Ti sei distrutto, ed ero distrutta proprio per questo.-

Il bello di Rose è che non piange. Quasi mai.

Adesso, però, ha gli occhi lucidi.

-Non ho detto niente a te, perché non ho detto niente nemmeno a me stesso. Come facevo a parlarti di una cosa che non aveva nome, che anche se era parte di me, non sapevo cosa fosse?-

Ed è vero.

Alice non è mai stata come tutte le altre.

Alice è sempre stata parte di me. O meglio, parte di qualcosa di grande che mi sono portato dentro da sempre, e di cui mi sono accorto troppo tardi.

Qualcosa che mi ha messo anche davanti ai miei limiti, che mi ha fatto provare l'amarezza, la delusione, la tristezza che si ha quando si perde qualcosa o qualcuno.

Ma non sapevo che si chiamasse amore.

Io non lo sapevo, fino a che quelle due parole non sono uscite fuori senza che me ne accorgessi.

Quasi come se il calore del suo corpo stretto al mio, il suo cuore contro il mio, avessero cominciato a parlare per conto proprio senza fregarsene un cazzo del mio cervello che invece diceva no, che non poteva succedere, non a me.

E invece è successo.

E adesso sono qui, e il silenzio è davvero pesante.

-Lo so che adesso mi odi...-

-No, che non ti odio.- dice -Non potrei nemmeno se volessi.-

Allargo le braccia e lei arriva, veloce, a stringermi.

-Mi sei mancata, Minerva.-

-Anche tu, Severus.-

And trough it all,
she offers me protection...

Ci stacchiamo.

-Potrai mai perdonarmi..?-

-Non c'è nulla da perdonare.-

-Rose...-

-No. Veramente. Sono io che dovrei scusarmi, per essermi comportata come una bambina.-

La abbraccio di nuovo, perché non mi servono le parole.

Non con lei.

-Promettimi che mi chiamerai quando sarai in difficoltà.- sussurra sulla mia spalla -Io ci sono sempre per te.-

-Lo so.- le rispondo.

Ed è la verità.

... A lot of love and affection,
Whether I'm right or wrong.

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