Capitolo 21.

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"Dunque, se ho capito bene, dobbiamo scendere all'inferno per prendere questo libro?"
"Praticamente." Disse Tradamar, scrollando le spalle.
"Ma non è così facile come sembra. Vi ricordo che all'inferno ci vive Kokou in persona." Puntualizzò Aria, sempre con quel tono da saputella.
"Giusto." Akram sospirò visibilmente senza speranza.
"Tradamar". Navir prese la parola. "Hai detto che sentivi qualcuno chiamarmi, mentre eri sull'Olimpo. Io ho ascoltato la tua storia; ho capito che per sconfiggere Kokou serve una magia troppo potente che al momento non abbiamo. Ma, la domanda è, chi potrebbe chiamarmi? Io non ho nessuno; avevo mia zia, ma anche lei è stata uccisa da Kokou."
"Cara fanciulla, Kokou è più malvagio e crudele di quanto si possa pensare. Possiede delle scatole piccole piccole, chiamate - scatole infernali-. Sono delle cose veramente minuscole, dove vi imprigiona le anime di chi vede come nemico. Da quello che ho potuto capirne, nel mio periodo di -soggiorno-, per dirlo con ironia, sull'Olimpo, ha imprigionato gli dei rimasti in quelle scatole. Vi può rinchiudere qualsiasi anima, anche quella di tua zia."
"Dal nome non ispirano tanta voglia di passarci l'eternità." Akram si era rivolto a Tradamar con il tono di chi vuole saperne di più. "Cosa fanno?"
"Beh si narra che, chi è destinato ad un tale trattamento, è costretto all'interno di un piccolo spazio e soggetto alle più atroci torture. A quanto si dice, fanno in modo che ci si immagini all'interno di un bosco con pericoli ad ogni angolo. Persino un dio trema alla sola idea. A tratti, lo scenario cambia e sei costretto a rivivere il momento più triste della tua vita."
"Pensi che ha fatto uccidere mia zia per riservarle questo trattamento?"
"Anche. Ma il suo principale obiettivo, secondo me, era ferire te. Farti sentire spiazzata e senza speranze. SOLA." Tradamar era sicuro delle sue affermazioni; non credeva che la rabbia di Kokou fosse, in primo luogo, rivolta ad Oyà. Piuttosto era la nipote a volere tra le sue grinfie. 
"Chi pensi possa esserci in quelle scatole, oltre Oyà?" Rao era pensieroso. 
"Qualcuno che potrebbe essere una minaccia alla stabilità del suo regno."
"Cioè?" Navir stava diventando ansiosa.
"Tuo padre."
 Il silenzio calò nella stanza. 

"No, impossibile."
"Invece si, mia cara. Pensaci! Se tuo padre tornasse sull'Olimpo, con te al suo fianco schiaccerebbe Kokou come un moscerino."
"No. Mio padre.. non è possibile." Navir scosse la testa più e più volte. 
Era sconvolta; era stanca di ricordare che ogni essere vivente soffrisse per lei; le persone a lei più care erano state sottoposte a torture, uccise e ferite. Per non parlare di tutto il popolo di Ilang, il quale era stato spazzato via come polvere su un pavimento o trasformato in un alberto storto.
Si alzò in fretta dal suo posto e corse fuori; aveva bisogno di un po' di aria. Di prendere fiato. 
Si diresse verso il fiume da cui avevano precedentemente assaporato l'acqua e si sedette nei pressi del suo letto. Le gambe piegate e la testa poggiata su esse. 
Io non ce la faccio. 

Esausta ed esasperata, scoppiò in lacrime.

"Navir!" Akram la stava chiamando, mentre camminava a passi svelti verso di lei.
La ragazza sollevò la testa e, con la manica della tuta, si asciugò gli occhi in fretta e furia; non voleva che Akram la vedesse in quello stato. L'avrebbe, sicuramente, presa in giro. 
Il giovane si sedette accanto a lei e rivolse lo sguardo verso il paesaggio, poiché non voleva in alcun modo inibirla. Stava calando la sera; il sole aveva lasciato il posto alla luna, la quale, con orgoglio, padroneggiava con la sua forma tonda. 
Ad Akram vennero le lacrime agli occhi; non vedeva un cielo così sereno da anni ormai. Quello di Ilang era grigio e a tratti strisciato di rosso sangue, come se ne fosse pervaso. 
"Oh, allora anche tu provi emozioni." Navir se ne rese conto e ne approfittò per sdrammatizzare la situazione. 
Akram, mortificato, si asciugò presto le lacrime con la manica della tuta.
"Tu, invece, trovi sempre una scusa per piangere." La spinse leggermente come a voler dire che stesse scherzando. "Senti, lo so che non andiamo molto d'accordo ma mi è sembrato giusto seguirti quando sei scappata via. Poi, Aria ha insistito tanto." 
La uccido, giuro che la uccido. Pensò Navir, avendone intuito il motivo.

"Ti ringrazio Akram."
"Allora, che succede?"
"Vuoi la verità?"
"Nient'altro che la verità e prometto che non ti prenderò in giro, forse!" Sorrise e lasciò a Navir il tempo per iniziare a sfogarsi.
"Ho paura. Sento su di me un peso troppo grande e non so se riuscirò a portarlo ancora per molto. Insomma, se fallissi? Ilang sarebbe spacciata, tutti voi lo sareste." La ragazza abbassò la testa ed iniziò a strappare piccoli ciuffi di erba.
"Navir, ascoltami bene perché non lo ripeterò una seconda volta; sono troppo orgoglioso per farlo. Tu sei la persona più forte che abbia mai conosciuto. Ti ammiro e ti invidio. Hai dei poteri straordinari. Io sono un bravo combattente, controllo l'acqua e il fuoco...si, ma sono nato da una notte di passione, non da un sentimento forte come quello che legava i tuoi genitori. Potrò avere la forza e la tenacia di un dio, ma tu hai l'amore dentro il cuore. Sono sicuro che è quella l'arma più potente al mondo. Sfruttala."
Navir scoppiò nuovamente in lacrime. Si gettò su Akram e lo strinse forte. Si sorpresa quando anche il giovane ricambiò l'abbraccio con una intensità pari alla sua.
Si sentii protetta.
Si sentii al sicuro.
Si sentii, finalmente, capita.
Rimasero avvinghiati per qualche minuto per poi, piano piano, allontanare i loro corpi. Tuttavia, non si separarono del tutto. I loro nasi erano così vicini da sfiorarsi, i loro occhi si fusero l'uno con l'altro e scoccò la scintilla.
Si baciarono, intensamente e con passione.
Nessuno dei due aveva mai provato una emozione simile. Entrambi sentivano un vortice all'altezza della bocca dello stomaco ed erano totalmente incapaci di staccarsi. 
Fu Navir a tornare per prima in sé. Si ritrasse e lo guardò, visibilmente sconvolta e rossa di vergogna. Akram abbozzò una risatina divertita e si avvicinò a lei un'altra volta, per baciarla ancora. La giovane guerriera non rinunciò alla sua seconda dose di passione e cadde tra le braccia di quel semi-dio che fin dalla prima volta in cui lo vide, occupò un posto speciale nella sua mente e nel suo cuore. 
Si assaporarono, gustando ogni attimo di quel bacio in cui si erano rifugiati, sdraiati sull'erba umida dell'isola.

"Akram." Navir si scostò nuovamente dalle labbra perfette del ragazzo.
"SI?"
"Forse, è stato uno sbaglio."
"Perché dici così?"
"Non lo so, devo andare." Navir corse via verso la casa, sentendosi una completa idiota. Sapeva che a breve l'avrebbe raggiunta e che prima o poi, avrebbero dovuto parlare; tuttavia, voleva avere del tempo per riprendersi e per pensare a quell'attimo di passione. 
Non voleva essere una delle conquiste di Akram, soprattutto adesso che aveva altre preoccupazioni. 
Aveva paura...anche di questo.





Spazio autrice** ❤📌

Ciao! E' la prima volta che scrivo sotto i capitoli e non so se mi degnerete di considerazione. Tuttavia, ho voglia di rischiare. 🤣🤣🤣-


-> Che ne pensate di Navir? Ha sbagliato a scappare in quel modo dalle braccia di Akram? 

🤷‍♀️--> Avete mai vissuto una scena simile a quella del bacio? Come è finita la vostra?💕🤗

--> ATTENDO CON ANSIA I VOSTRI COMMENTI

ILANG: Navir e l'eredità del dio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora