Capitolo 19.

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OLIMPO.

"Eh.. mia cara nipotina, povera illusa. La morte non fa sconti a nessuno ed io, che sono il re degli inferi, non sarò da meno. Una vita per una vita. Illuditi di aver portato sulla tua terra quel vecchio bifolco ma qualcuno dovrà pagarne il prezzo. E sarai tu, mia cara e unica nipote, a pagarlo.. presto.. molto presto".
Una risata malefica tuonò ancora una volta nell'aria ormai acre dell'Olimpo. Tutto era sempre più rosso e Kokou smise per un attimo di maneggiare ogni evento, visti i precedenti fallimenti. Decise di fermarsi, di illuderla che tutto sarebbe stato perfetto da quel momento in poi. Aveva un piano? No. L'unica cosa che voleva era capire fino a che punto quella ragazza potesse arrivare. 


ILANG.


"Rao sei stato veramente incredibile. Mai avrei pensato di tornare indietro. Quel perfido mostro mi teneva prigioniero insieme alle altre anime."
"mi dispiace che tu abbia sofferto così tanto, amico mio."
"Ah non importa" la voce di Tradamar era tremante ma fiera; ogni parola che sgorgava dalla sua bocca aveva un visibile fierezza. "Che si mangia? Ho una fame da lupi!" Il mago si toccò la pancia brontolante e Navir si accorse della bontà che traspariva dal suo sguardo.
"E' rimasto del pollo. Ma non credi che prima sia il caso di presentarti ufficialmente?" Rao, come di consueto, allargò il braccio destro e indicò i tre ragazzi seduti sul divano.
"Oh che maleducato, perdonatemi ragazzi. Io sono Tradamar e voi dovreste essere i miei salvatori."
"Diciamo che la sua salvatrice è una sola." Intervenne Aria con tono saccente.
"Navir, giusto?" Il vecchio mago si era rivolto alla ragazza; gli occhi pieni di sincera gratitudine ma velati da una ombra di paura mista a pietà.
"Lei come fa a conoscere il mio nome."
"Bhè diciamo che ho sentito tanto parlare di te."
"Kokou.."
"Si, Kokou. Ma c'era una voce, una presenza che sentivo costantemente. Chiamava il tuo nome."
"Una voce? Che voce?" Navir entrò nel panico. Chi poteva conoscere il suo nome tanto da chiamarla?
"La voce di un uomo. La potevo sentire intensamente quando Kokou si avvicinava a me, tuttavia si affievoliva quando questo si allontanava."
"Si è fatto una idea di chi potrebbe essere?"
"In realtà, una idea l'avrei. Ma prima devo mangiare sennò svengo." Canzonò una risata e si diresse verso il tavolo, ora nuovamente imbandito.

Non avevo mai visto un uomo mangiare tanto in vita mia; doveva proprio essere affamato perché si abbuffava e beveva da almeno mezz'ora senza sosta.

Dopo quella che sembrò un eternità, Tradamar prese il tovagliolo dalle gambe e si asciugò la bocca con una delicatezza e lentezza inaudita. I ragazzi stavano appollaiati sul divano a guardare il soffitto; di tanto in tanto si scambiavano sguardi annoiati e speravano che quell'uomo smettesse di mangiare ed iniziasse a dare loro maggiori dettagli.
"Ottimo pranzo, siete sempre le migliori stoviglie che io abbia mai avuto". Il vecchio si girò verso la cucina ancora indaffarata. 
"Ma sta parlando con gli oggetti magici?" Akram era visibilmente divertito dalla scena.
"A quanto pare." Aria si limitò, invece, a rispondere con un tono di rassegnazione.

"Bene. Ora può iniziare a raccontarci tutto dall'inizio?" Navir era impaziente di sapere cosa accadesse sull'Olimpo e se Tradamar, nel suo lungo periodo di soggiorno, avesse captato qualche informazione o scoperto qualcosa di utile.

Tradamar, ignaro dell'ansia che stava emergendo dentro Navir, con delicatezza sorseggiò il suo ultimo bicchiere di vino. Si asciugò nuovamente le labbra ed emise un brontolio soddisfatto.
"Si." 
Si alzò dalla tavola e a passi molto lenti si diresse verso il divano. La sua barba era più lunga di quella di Rao e la sua tunica di un nero corvino lucente. Il cordoncino che portava alla vita era bianco e Navir notò solo adesso quanto fosse gracile. Quando le si sedette vicino, notò che aveva degli occhi azzurri quasi vitrei e delle rughe incorniciavano il volto segnato dal tempo.

"Io vi racconterò la mia storia dal principio ma spero che voi, anime gentili, non mi giudichiate nonostante io so di essere indegno di comprensione."
"Non siamo qui per giudicare nessuno; siamo venuti per cercare delle risposte. Rao ha detto che sei l'unico a possedere una arma tanto potente da sconfiggere Kokou. Inoltre, ho bisogno che mia zia Oyà torni in vita."
"Non è facile risvegliare una semi-dea che ha rinunciato alla sua immortalità."

"Come sapete che mia zia era una semi-dea?"

"Io so molte cose mia cara, molte più cose di quanto immagini."

Le prese la mano e gettò lo sguardo vuoto al cielo. La stava leggendo dentro, entrando in connessione con la ragazza. Navir sentì che qualcuno le chiedeva il permesso di entrare nella sua mente e nel suo cuore; lo lasciò passare, sentendo di potersi fidare di quell'uomo.

Forse si sbagliava..
Forse no..
Ma qualcosa o qualcuno l'aveva portata fino a lì e questo faceva parte della sua avventura. 



ILANG: Navir e l'eredità del dio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora