Capitolo 21

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Not afraid to close my eyes

Life's a game made for everyone

And love is a prize

So wake me up when it's all over

Le nostre bocche erano unite,era tutto vero o solo uno stupido sogno?

Avevano trovato un punto di incontro unendosi e per l'ennesima volta tutti si erano dissolti nel nulla ,solo le le nostre bocche e il nostro bacio erano partecipi di quel momento tanto intenso e inaspettato che ci stava facendo toccare il cielo e conoscere il vero significato della definizione paradiso.

Sensazioni stranissime s'insinuavano in me con tanta forza ,s'irradiavano in tutti i muscoli conferndomi forza e bramosia per quell'incontro ,volevo possederlo, volevo provare in ogni singolo istante queste sensazioni, che non era della semplice attrazione ma qualcosa che andava oltre che ti possedeva tutta e ti faceva sentire completa anche con un solo abbraccio. Quello che stavo pensando era giusto?Potevo definirmi innamorata di Lui?

Si staccò per riprendere fiato dalla mie labbra facendomi gemere per il disaccordo, con fare imbarazzato si scostò i cappelli grondanti dal viso ed abbasò lo sguardo in cerca di qualcosa da dire.I suoi occhi brillavano come un tempo, erano una carica di energia che ti faceva tremare il cuore.Hemmings mi stava frantumando, tutto stava cambiando di nuovo facendo crescere in me la paura del passato, che si abbate come un onda nera e ti risucchia, stava riuscendo a piegare le grosse sbarre di ferro dietro cui mi stavo proteggendo. Stavo proteggendo il mio lato dolce che non era accettato da nessuno, no mi stavo sbagliando, lui era l'unico ad accetarlo mentre gli altri lo reputavano solo una debolezza e io non ero debole,ero abbastanza forte da cambiare e da metterlo da parte, nessun altro lo doveva conoscere tranne me e lui.

-io non ti voglio-lo rinneggai facendo dei piccoli balzi indietro molto impediti a causa di questo momento, che di certo non avrei mai potuto dimenticare così facilmente perché stava scombussolando i miei piani.

Forse era per questo che non mi ha parlato più, forse lui mi amava e io l'avevo ferito.Mi sentivo stupida non ero stata in grado di fermarmi su di lui un attimo e fare la vera amica ,mi ero concentrata solo su Taylor.

-io invece ti voglio e non sai quanto-si avvicinò ancora una volta per recuperare la distanza che stavo interponendo fra i nostri corpi, il mio specialmente stava iniziando a tradirmi , necessitava un contatto stretto con il suo : lo bramava per l'esattezza.

Mi ritrovai bloccata a bordo piscina con Hemmings che si avvicinava minacciosamente verso di me.

-Io ti voglio, ti amo da impazzire-

-non dire cavolate , sai bene che mi odi-con foga mi issai sul bordo e iniziai a correre per uscire da quella proprietà.Non vedevo niente , solo masse informi che si muovevano danzando facendomi passare.Le voci erano diventate lingue irriconoscibili che si dissolvevano dietro di me in dei sussuri seguite da grossi urli.Arrivai arrancando alla mia macchina,poggiai la schiena contro e mi lasciai scivolare a terra e in breve tempo le lacrime invasero le mani che tenevo a coppa sul volto.Piangevo, piangevo per sfogarmi ,troppe emozioni tutte in una volta, troppi ricordi.

Piangevo per la tristezza , Luke era andato in vacanza e io ero rimasta sola , rinchiusa in camera per sei lunghi giorni a piangere per sfogare la mia solitudine.

-Non sarai mai sola ci sono sempre io con te, anche quando non mi vedi-

-Lukey -biascicai abbracciandolo

-in ogni momento io ci sono, sei tutto per me-

In balia di mille emozioni riuscii a trovare la chiave della macchina e presi il mio cellulare 10 chiamate perse e 5 messaggi.Le dieci chiamate erano di Alissa, chissà cosa voleva. Poi lessi il primo messaggio ,era da uno sconosciuto.

L'universo mi stava crollando addosso, era solo una banale scusa per fare quella foto, lui non mi amava veramente. Voleva la rivincita, dovevo capirlo invece no ero rimasta stregata dalla sue parole che facevano più male di una coltellata.

Misi in moto e tornai a casa inspiegabilmente ancora più triste e bisognosa di lui ,di chiarire il tutto per l'ultima volta.

Senza sentire ragioni mi fiondai in camera mia ma ci trovai Alissa visibilmente preoccupata che mi aspettava sul letto con le mani sui fianchi.

-cosa succede?-chiese preoccupata venendomi incontro e scrutando il mio aspetto impresentabile

-niente-cercai un pacco di sigarette e mi misi nel balcone a fumare mentre Alissa guardava impotente.

-tu lo ami-fece una leggera pausa prima di iniziare il suo lungo discorso. Io lo amavo?

-tu lo ami e lui ti ama,c'è qualcosa di speciale in voi, si vede quando vi guardate, i vostri occhi brillano e si colorano di una tonalità bellissima-Era vero tutto questo?

-siete fatti l'uno per l'altro e che non avete coraggio per dichiararvi...siete troppo simili per non dire uguali,forti ma dentro deboli-

Aspirai per poi cercare di dire qualcosa di sensato.

-Io....n.non l..o amo-forse non era così lo stavo negando solamente a me stessa , chi volevo prendere in giro, il mio corpo mi tradiva ma preferivo seguire il mio cervello.

-non menti a me , ma menti a te stessa-commentò indicandomi il cuore.

-solo tu però sai cosa fare,quindi pensaci bene e ignora i messaggi-mi lasciò un delicato bacio sulla guancia e se ne andò mentre facevo l'ultimo tiro e cercavo di avere una conversazione intima con il mio cuore

#spazioautrice

Ma quanto siete FANTASTICI? ♥♥♥

Comunque a me questo capitolo non piace molto hahah.Scusate il ritardo ma non mi piaceva molto così ho dovuto riscreverlo ,anche se questo non mi piace granché ma meglio del primo sicuro.

Ho una novità , volevo scrivere una nuova ff però non so se il protagonista deve Essere Luke Hemmings o una persona normale.

SINDROME DI COTARD: Anche conosciuta come "Sindrome dei cadaveri che camminano", questa patologia porta la persona a credere di essere morta, di non esistere più.Tipicamente chi soffre di questa patologia arriva a negare totalmente di esistere, cosa che comporta molta difficoltà a trovare un senso alla realtà. Le persone con la Sindrome di Cotard iniziano gradualmente a ritirarsi dalla vita sociale e a non prendersi più cura di loro stesse.

Gli psicologi la scrutavano attentamente,guardavano ogni suo gesto anche il più insignificante,guardavano quel corpo esile muoversi per la stanza asettica, con solo una sedia e la parete a specchio da cui la controllavano.Si avvicinò come uno zombie allo specchio, guardò il suo viso scarno e pallido contornato da due profonde occhiaie, si scrutò le esili braccia e si chiese "Chissà fra quanto riuscirò a decompormi." Era la sindrome che aveva acquistato dopo il tragico incidente avuto con il bus scolastico, si era rivoltato, causando 12 vittime su 50 persone. Vedendole morte si era convinta che anche lei lo era.

Che ne dite? ;)

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