𝕮𝖍𝖆𝖕𝖙𝖊𝖗 1

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𝕾𝖊𝖗𝖎𝖊: 𝕿𝖊𝖒𝖕𝖔 𝖉𝖎 𝖕𝖗𝖔𝖒𝖊𝖘𝖘𝖊

𝕷𝖚𝖔𝖌𝖔: 𝖁𝖎𝖑𝖑𝖆𝖌𝖌𝖎𝖔 𝖉𝖎 𝕭𝖚𝖓𝖒𝖊𝖎

𝕻𝖆𝖗𝖙𝖊: 𝕻𝖗𝖎𝖒𝖆

𝕿𝖎𝖙𝖔𝖑𝖔: 𝕽𝖊𝖒𝖊𝖒𝖇𝖊𝖗 𝖒𝖊

-Ti proteggerò. Sempre.-

Furono le parole che gli rivolse fronteggiando il nemico senza arretrare di un millimetro. Fermo, inerte, guardando diritto negli occhi la morte non lasciando scomporsi dal suo languido sguardo. Quel tiepido sorriso sul volto sereno, privo d'ogni sorta di timore. Rassicurava col suo portamento sicuro e temerario degno di un futuro erede al trono: Shoto Todoroki aveva giurato che da quel momento in poi nessuno sarebbe stato in grado di ferirlo e portarlo via. Questo fu il suo giuramento diritto sulla sua stessa corona.

E ci riuscì davvero.

Quella sera di cinque anni prima mantenne la promessa: Izuku era davvero al sicuro, o almeno era l'illusione a cui fu costretto a credere.

Dalle terre del Tummir fu tratto in salvo, allontanato dal dolore e celate le memorie per poter vivere una vita spensierata, tutto tornò come fu all'origine. Così gli fu lasciato credere. Così fu lasciato credere a tutti. Solo per poter essere felice.

<<...verrò a prenderti! Deku->>

Un alone rossastro richiamó la sua attenzione: la zanna di drago che portava al collo si illuminó con maggior intensità. Una voce echeggiò solitaria risvegliandolo di soprassalto dal letto. Ebbe l'ennesima fitta alle tempie che lo costrinse a contorcersi dal dolore per poi farlo cadere inaspettatamente a terra. Steso sul ruvido pavimento in antica quercia si lasciò andare ad un mugugno di dissenso e dolore per essersi svegliato nuovamente. Si massaggiò gli occhi cercando di affievolire il dolore causato dalla stanchezza prima di poterli riaprire e sedersi scomodamente sul suolo irregolare. Si grattò lentamente la nuca sbuffando in silenzio cercando di fare rumore il meno possibile per evitare di far preoccupare ulteriormente la madre. Ultimamente non riusciva a dormire a causa di quella voce tanto familiare ma così irriconoscibile, parlava continuamente nel suo orecchio ma non giungevano altre parole se non un costante blaterare ovattato dal quale emergeva unicamente quella singola e mozza frase. A tratti pareva essere la voce di Todoroki ma... in altri prendeva sfumature completamente sconosciute al suo orecchio. Esse si confondevano tra loro contorcendosi e scontrandosi senza mai unirsi, rimanendo ognuna col proprio ideale, sovrapponendosi l'un l'altra per darsi voce e consistenza, non riuscendo a prevalere, nascondendosi con un amaro in bocca.
La cosa stava a preoccuparlo più del dovuto; inizialmente aveva creduto fosse solo causato dalla stanchezza per le estenuanti ricerche e delle escursioni dei giorni prima ma più la voce si faceva sentire più aveva l'impressione come se fosse qualcosa di più importante ma, difronte alla quale, non sapeva minimamente come reagire.

Si alzò dall'angusto giaciglio avvicinandosi strascicando i piedi fino alla finestra difronte il letto. Scostò le tende illuminate da quel freddo azzurro notturno per far fronte al tiepido venticello di fine stagione, lasciandosi illuminare dai raggi argentei della luna piena, la prima di un nuovo ciclo, la sessantaseiesima della loro fase. Catturava con la sua maestosa bellezza rasserenando gli animi tormentati del cuore della notte, trasportandoli con le sue clade mani in luoghi sconosciuti e lontani dal freddo gelo che si cela nell'oscurità. Stregato dalla sua stessa compagna si lasciò trasportare in quelle radure invalicabili ove la tranquillità sapeva di un dolce Clair de Lune suonato innanzi alla sua massima ispiratrice, alleviando le pene dell'animo con quei graziosi archi che scivolavano tra le corde del suo spirito crucciato e immerso nell'ombra putrida e sconfortante. Era un raggio serafino che colpiva direttamente al cuore, facendo scintillare il pendente che portava al collo, mentre le dita scivolavano su quell'orchestra di suoni mai sentiti prima che intorpidivano le emozioni negative. Si lasciò così dunque trasportare fino al giorno a venire, rapito dalla sua stessa amica, condotto tra i cunicoli della pacificazione illuminato dal rosso luccichio di quella zanna appesa al collo, finché le prime tinte cremisi non tinsero di rosei boccioli il firmamento lì sul suo capo increspato dall'umidità mattutina, fino al momento in cui quel ciondolo non perse le sue attraenti sfumature. Gli occhi bruciavano intorpidendo lo sguardo perso verso quel cupo orizzonte indefinito, ove nessuno si era mai spinto, ove la conoscenza era ignota e ghiotta di particolari: lì dove il giorno e la notte si incrociavano creando una realtà intangibile, distorta quasi... invera. Dove gli occhi non arrivavano e dove c'era tutto da vedere e scoprire.

𝕺𝖚𝖗 𝕰𝖙𝖊𝖗𝖓𝖎𝖙𝖞 ||𝙱𝚊𝚔𝚞𝚍𝚎𝚔𝚞 𝙸𝚃𝙰||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora