PROLOGO

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Mi guardo intorno curiosa, anche se quel posto è ormai fin troppo famigliare per me. Le pareti bianche ornate da attestati e qualche quadro; la scrivania piena di plichi di fogli, un santino e una foto di famiglia. Mi torturo le mani in grembo, nonostante sia già consapevole del responso delle ultime analisi. Il dolore che quel pensiero mi provoca, mi fa pizzicare gli occhi, e mi fa rendere conto che sta per cambiare tutto.

Dei passi mi risvegliano dal leggero torpore che questa consapevolezza ha creato in me: è il mio dottore. Indossa il solito camice bianco e un allegro sorriso.

«Eira, ciao.» mi saluta, appena prima di sedersi sulla sedia dietro la scrivania. «Come vanno le cose?»

«Come al solito.» mi limito a dire.

«Il lavoro?»

Abbasso il capo. «Dovrò lasciarlo a breve... non riesco più...»

Non serve neanche che termini la frase perché lui capisca, sa la mia situazione e vorrebbe davvero che non fossi costretta a farlo. Purtroppo non si può far nulla, è questo quello che la vita e il destino avevano in serbo per me.

«Oh, Eira, non sai quanto mi dispiace.» ammette sincero, stringendo in mano quei fogli bianchi, pieni di scritte nere, che riguardano me.

«Non è colpa tua, non è colpa di nessuno.»

Resta in silenzio per fin troppo tempo, limitandosi a fissarmi dritto in faccia, magari in attesa che scoppi a piangere da un momento all'altro. Le lacrime, però, le ho mandate indietro.

E poi, dopo secondi interminabili di attesa, pronuncia quelle parole che contribuiscono una dopo l'altra a spezzarmi il cuore. Parole che aspettavo di sentire da mesi, ma che speravo non sarebbero mai arrivate. Soprattutto non ora.

«I risultati delle analisi sono quelli che ci aspettavamo.»

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