16. Punizione

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EIRA

L'ultima persona che avrei pensato di trovare a New York, sotto casa mia, a quest'ora della notte, è mia madre.

Il mondo sembra crollarmi addosso, spezzarsi in mille pezzi, e lo capisco subito cosa ci fa qui. È venuta per farmi male, perché dal dolore non si può scappare. Ti insegue sempre, anche se sanguini, anche se sei già ferito. Ti resta attaccato e non puoi separartene mai.

«Mamma...» sussurro, con le parole che si bloccano in gola. «Come mi hai trovata?»

Sposto lo sguardo su Blaise, giusto un attimo, e forse basta questo per fargli capire tutto. Che io mia madre qui non ce la volevo. Che lei mi vuole distruggere.

«Pensavi di poter scappare senza dire nulla a tua madre?»

Lo chiede come se fosse davvero preoccupata, come se le importasse, ma sia io che lei sappiamo che non è così. Che a lei non importa niente delle sue stesse figlie, importa soltanto dei soldi. E nessuna di noi sa per cosa li usa i nostri soldi.

«Chi ti ha detto che sono qui?» chiedo ancora.

Mia madre apre la borsa a tracolla che indossa, ed estrae un giornale stropicciato. E non mi serve altro per capire. Mi basta riconoscere quel giornale, che fino ad adesso mi ha portato soltanto guai.

Guardo di nuovo Blaise e la sua espressione è cambiata completamente, ormai il suo viso mostra tutto il suo senso di colpa. Ma la colpa non è la sua, è soltanto mia. Per essermi buttata a capofitto in una cosa che sapevo mi avrebbe portato soltanto guai, perché ho creduto che la mia vita potesse essere migliore con lui accanto.

«Ti ho vista qui.» dice soltanto, avvicinandosi a me.

Blaise mi afferra la spalla, come per proteggermi. E so che non capisce, che vorrebbe che gli parlassi, ma come posso spiegargli che gli ho mentito guardandolo dritto in faccia?

«Cosa ti serve?»

«Perché pensi che sia qui per qualcosa?» domanda, come se non la conoscessi affatto. «Magari volevo soltanto vedere mia figlia.»

Scuoto il capo, ormai sull'orlo di un crisi nervosa. «Perché ti conosco.»

«Eira...» sussurra Blaise, con la voce fin troppo preoccupata.

«Oh, è il tuo ragazzo?» chiede mia madre. Poi si rivolge direttamente a Blaise «Sei quello delle foto. Hai molti soldi, vero?»

Sbarro gli occhi, e non posso credere che abbia davvero chiesto una cosa simile. «Sei malata!» le grido in faccia. «Devi andartene.»

«No!» grida di rimando. «Me li devi questi soldi!»

Ed eccola la sua vera natura uscire allo scoperto, senza nessuna vergogna. Le sue parole mi colpiscono e mi fanno chiudere gli occhi, come se mi avesse schiaffeggiata in pieno viso.

«Io non ti devo nulla...»

«Me lo devi.» ripete come un mantra, con la voce di una che ucciderebbe per i soldi.

«Te li do io.» interviene Blaise, estraendo il portafoglio dalla tasca dei pantaloni. «Quanto ti serve?»

«Non ci pensare nemmeno.» dico, afferrando la sua mano. «Non sono affari tuoi.»

I suoi occhi si fissano nei miei, come a volermi scavare l'anima, ma non glielo permetterò. Non lo lascerò entrare e rubarmi un altro pezzo, non lo lascerò far parte della mia vita incasinata.

«Voglio aiutarti.» sussurra, così piano che fatico a sentirlo.

«Non ho bisogno di aiuto. È mia madre, Blaise, e devo risolvere questa cosa da sola.»

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