EIRA
La mattina seguente mi sveglio con un gran peso sullo stomaco per due motivi: per mia madre e per la strana reazione di Blaise. Non so cosa abbia causato la sua rabbia principalmente, e non penso che la mia opinione nei suoi confronti sia così importante per lui. Soprattutto questo non mi sembra un buon motivo per reagire in quel modo, quindi non posso evitare di pensare che ci sia dell'altro dietro.
Appena esco fuori dall'appartamento, l'aria fresca mi invade e non posso fare a meno di socchiudere gli occhi. Oggi sono stranamente in anticipo e sono molto fiera di me stessa, visto che mi sono addormentata tardissimo.
Scendo le scale che portano alla metropolitana e la trovo fin troppo vuota. Niente persone che corrono qua e là, niente bambini piagnucolanti e niente tipo che suona in fondo alle scale.
Un cipiglio si forma sulla mia fronte, mentre mi rendo conto che questa cosa non è affatto buona. Infatti ciò che vedo un attimo dopo mi fa ghiacciare il sangue nelle vene.
Un cartello enorme padroneggia accanto ai passaggi in ferro, e la scritta recita "LAVORI IN CORSO". Sono indecisa fra il mettermi a strillare o iniziare a piangere, non so quale sia la via migliore per la mia caduta all'inferno.
Mi precipito fuori dalla metropolitana correndo come una pazza, e facendo lo slalom fra le persone che mi bloccano la strada. Il tragitto da qui alla casa di moda è parecchio lungo, probabilmente ci impiegherò un'ora a piedi, ma non posso prendere un taxi. Non dopo quello che mia madre ha fatto alle mie sorelle. I soldi che porto con me sono praticamente i loro e non mi va di spenderli tutti così, voglio risparmiarli per evitare di chiederne degli altri ad Amanda e Kiara.
Continuo a correre, finché non sento il fiato mancarmi in gola, e decido che forse è il caso di fermarmi un secondo e respirare. Mi precipito in una via secondaria meno trafficata, e poso la schiena contro il muro e le mani sulle ginocchia.
Noto con mio profondo dispiacere che sono già sudata, e che portare i capelli sciolti non sia stata un'ottima idea. Inoltre conoscendo la mia pelle alla perfezione, ora sarà sicuramente rossissima.
A risvegliarmi dal mio torpore e dai miei pensieri ben poco ottimisti è il suono di un clacson. Salto per lo spavento e sbatto involontariamente la testa contro il muro.
«Ahi!» grido, accarezzandomi il punto ferito con la mano.
«Eira, cazzo, scusami!»
La voce di Joshua, che ormai è entrata a far parte di quelle che riconoscerei ovunque, mi raggiunge facendomi sbarrare gli occhi per la sorpresa. Non mi aspettavo minimamente di vedere lui davanti a me in questo momento, anche perché mi ha detto che non vive negli appartamenti messi a disposizione da Dasha. È riuscito a comprarsi un appartamento tutto suo dopo tre anni di lavoro estenuanti alla Dream Up. La paga è molto buona ed è per questo che è riuscito a farlo.
«Non volevo spaventarti.» aggiunge, notando che io non ho ancora detto una parola.
«Non importa.» mormoro, ridacchiando.
«Ti serve un passaggio? Ti ho vista che correvi!» esclama, scoppiando a ridere.
«Non ridere!» sbuffo. «La metropolitana è chiusa, così ho pensato di arrivare alla Dream Up a piedi.»
«Tu sei completamente pazza, Eira.» afferma con gli occhi sbarrati. «Sali in macchina, ti porto io!»
Accetto di buon grado il suo invito e, senza farmelo ripetere due volte, salgo a bordo della vettura. Non è una di quelle macchina ultramoderne, ma non ci può assolutamente lamentare. È pulita e ben curata, si vede che Joshua ci tiene molto.
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Oltre i limiti
ChickLitEira Stone potrebbe sembrare una ragazza come tutte le altre, ma non è così. Lei è albina, e la sua adolescenza è stata tutt'altro che facile. Con sua madre sempre lontana senza una vera giustificazione, suo padre sparito nel nulla fin dalla sua nas...