25. Incognita

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EIRA

«Manca sempre meno, piccola Eira!» grida Joshua, appena entra nella stanza. Si avvicina a me, e sposta tutte le stoffe che avevo accuratamente poggiato sul tavolo.

Lo guardo male. «Ci ho messo un'ora per creare le armonie dei colori. Grazie, Josh.»

«Le ritroverai.» continua imperterrito, sedendosi sulla mia sedia. «Hai capito cosa ti ho detto?»

Incrocio le braccia al petto. «So benissimo che mancano trenta giorni. Ho messo il countdown sul cellulare.»

Il mio amico ridacchia, mostrandomi lo schermo del suo telefono. «Anche io. Siamo davvero una bella squadra, e questa sfilata sarà perfetta.»

Dasha ci ha annunciato, precisamente due settimane fa, che ci sarà una sfilata di natale, e che le nostre creazioni sfileranno sulla passerella. Dopo questa notizia non ho fatto altro che lavorare, lavorare e lavorare, senza mai smettere. Così da tenere la mente occupata ed evitare di pensare a chi non dovrei pensare.

Diciamo che ha funzionato per qualche giorno, finché non è riapparso nei miei pensieri, come quando perdi qualcosa e la ritrovi all'improvviso, quando smetti di cercarla. È così che è successo a me.

E da quel giorno mi è rimasto incastrato in testa e non ha mai smesso di farmi battere il cuore. Mi sono sentita malissimo, così male che pensavo di non farcela. E mi sono resa conto di aver sbagliato tutto, di aver agito soltanto perché era la mia paura a parlare.

Ho pensato tanto, come forse non avevo mai fatto. Ho pensato a come sarebbe andata se gli avessi detto che lo amavo anche io, e sono arrivata alla conclusione che probabilmente lo avrei lasciato lì in quel modo per qualche altra ragione. Perché io sono così, scappo sempre quando le cose mi sembrano troppo difficili o troppo reali.

E Blaise è reale, fin troppo, e mi spacca il cuore pensare a me come la causa del suo dolore. So di esserlo, ma è meglio ora che la nostra relazione è ancora all'inizio, piuttosto che quando le cose sarebbero diventare più... serie. Lì avrei potuto fargli male davvero, e lui avrebbe potuto odiarmi davvero. E non potrei sopportarlo il suo odio.

Joshua passa una mano davanti ai miei occhi, e mi rendo conto che ero in un altro mondo. Mi succede spesso in questo periodo.

«Ci sei?» chiede. «Mi sembra di parlare da solo.»

«Forse perché lo stai facendo... scusa.»

«Devi dirgli come stanno davvero le cose, Eira. Tu non l'hai visto come stava quando sei andata via... non aveva più quell'aria da duro.»

«Non è un duro, Blaise è troppo buono.» sorrido appena. «E ti ho già detto che non posso. È meglio che sia finita ora.»

«Sì, ma non ha senso. Se state male entrambi, forse significa che non doveva finire.»

Le sue parole mi colpiscono dritte al petto, perché non ho fatto altro che pensare di aver commesso un errore, ed ogni volta che mi convinco di aver fatto la cosa giusta c'è qualcosa che mi spinge di nuovo al punto di partenza. E non riesco mai ad andare avanti. Sono fissa e ferma sullo stesso punto da tre settimane.

«Non mi ha chiamata.»

«Neanche tu l'hai chiamato. E lui un motivo per non farlo ce l'ha.»

«Stai dalla sua parte ora?» borbotto, accarezzandomi nervosamente i capelli.

«Sto dalla parte giusta, quella che ti fa stare bene, e così stai solo male.»

Abbasso lo sguardo sui miei piedi e realizzo che ha ragione, che mi sto distruggendo da sola, e non sto facendo nulla per cambiare le cose.

Oltre i limitiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora