EIRA
New York è immensa, stratosferica, fin troppo grande per una come me che ha vissuto tutta la sua vita in un posto con mille anime appena. Mi ritrovo immersa nel traffico e nei rumori assordanti di questa metropoli che ho sempre visto in cartolina, ma mai dal vivo. Ed ora mi trovo proprio qui, completamente sola.
Mi guardo intorno spaesata, cercando di trovare un modo per arrivare al mio nuovo appartamento. Si trova proprio al centro della città e mi è stato messo a disposizione dalla casa di moda Dream up di Dasha Cox. Stento ancora a credere di essere stata presa come stagista proprio in questa casa di moda, la più famosa di New York.
Prendere la metro non rientra nelle mie opzioni, visto che non ne ho mai presa una in tutta la mia vita, e non è il caso di sperimentare proprio oggi con tutte le mie valigie al seguito.
Mi piace già trovarmi in questo posto così pieno di persone, tutte diverse fra loro, nessuno che ti presta la minima attenzione.
Nella mia cittadina ero praticamente conosciuta da chiunque ed ero anche considerata quella diversa. Soltanto per il colorito fin troppo chiaro della mia pelle, per i miei occhi quasi grigi, e per i capelli bianchissimi. Tutto questo perché sono albina ed il fatto che fossi così era strano per loro che sono tutti uguali.
Non mi sono mai fatta troppi problemi sul mio aspetto, sono sempre stati gli altri ad averli e purtroppo non ci si può opporre a quello che vede la gente di te. Le mie sorelle, Amanda e Kiara, hanno sempre cercato di proteggermi dal mondo che correva troppo in fretta accanto a me, ma a me non importava. Volevo essere libera di fare quello che volevo, libera di seguire i miei sogni.
Ed io ci sono riuscita. Il mio sogno si è avverato, e mi dispiace che loro non siano qui accanto a me e che io sia completamente sola, ma è così che doveva andare da sempre.
Noto delle persone addossate alla strada, accanto alla scritta gialla taxi, e mi rendo conto che probabilmente dovrei chiamarne uno e farmi accompagnare all'appartamento.
Mi avvicino a quelle persone e capisco che c'è una coda anche per prendere un taxi. Sbuffo scocciata e attendo il mio turno, tanto peggio di così non potrà mai andare.
Un signore che potrà avere più o meno l'età di mia madre mi sorride cordiale, e mi invita con un gesto della mano ad andare per prima. Avrà notato che ho troppe valigie e che sto intralciando il cammino alle altre persone.
«Oh, grazie!» esclamo allegra, prima di avvicinarmi al taxi.
Proprio quando apro lo sportello della vettura, una donna in tacchi alti e gonna super aderente si infila nel sedile prima di me, soffiandomi il mezzo.
«Cosa fa?!» grido sconvolta da quanto è appena accaduto.
«Ho fretta.» si limita a rispondermi, prima di sbattermi lo sportello in faccia.
Il taxi parte veloce davanti ai miei occhi ed io resto immobile senza sapere cosa fare. Avevo appena detto che le cose non potevano andare peggio, eppure la situazione stava già degenerando.
«Purtroppo qui è sempre così.» ammette il signore di prima. «Te ne chiamo un altro.»
Annuisco, incapace di formulare una frase sensata che non contenga nessun insulto rivolto a quella donna che mi ha soffiato il taxi.
*
Quando arrivo davanti alla porta dell'appartamento mi sembra di aver viaggiato per giorni. L'unica cosa che mi consola è l'aspetto del palazzo dove vivrò; è molto bello ed elegante, sembra costare parecchio. E' fatto di mattoncini color sabbia, molto chiari, e sarà di sei piani all'incirca; la porta d'ingresso è in vetro scuro ed è molto alta, come anche le altre due grandi finestre che si trovano ai suoi lati e sono del medesimo colore. Proprio sopra la porta c'è una scritta che recita il nome della direttrice dell'azienda Dasha Cox, quindi suppongo che sia tutto di sua proprietà.
Prima che possa anche solo muovere un passo verso la porta, un uomo di mezza età, abbastanza alto e vestito con completo nero e cappello dello stesso colore, esce da lì e si avvicina a me con passi veloci. Un leggera barba gli accarezza il viso ed i suoi occhi scuri contrastano con il suo colorito chiaro.
«Salve, lei dev'essere Eira Stone suppongo!» esclama allegro.
«Sì, sono io.» rispondo cortese.
«Io sono Anton Martin Smith, colui che gestisce questo posto per conto della signora Cox, ma lei può chiamarmi semplicemente Anton.» sorride. «Prego, entri. Le mostro subito il suo appartamento e le spiego tutto quello che c'è da sapere.»
Prendo in mano le valigie e cerco di muovermi verso la porta, ma Anton me lo impedisce all'istante.
«Ci penso io ai bagagli.» mi avverte subito, afferrandoli con facilità.
«Grazie.» mormoro imbarazzata.
Non mi aspettavo sicuramente di essere trattata in questo modo, anzi mi aspettavo tutt'altro. E ne sono piacevolmente stupita.
Appena metto piede all'interno sono ancora più sconvolta, ovviamente in modo positivo, da quello che vedo. È tutto modernissimo, a partire dal mobilio fino al colore delle pareti, ai pavimenti, ai lampadari. Ogni cosa sembra essere stata posizionata lì per una ragione, niente è lasciato al caso. È tutto così surreale per me.
«L'appartamento che vi hanno assegnato si trova al terzo piano. Questa è la chiave.» dice, passandomi un mazzo con due chiavi ed un portachiavi con il logo dell'azienda Dream up. «Mi segua.»
Preme un pulsante sul muro per chiamare l'ascensore e non serve che dica che anche quello è ultramoderno.
Scuoto il capo, sconvolta da tutto quello che mi sta capitando. Non riesco a rendermi conto che tutto ciò è reale.
La porta del mio appartamento è la prima che si trova lungo il corridoio del terzo piano; ce ne sono altre tre. Ciò significa che ci sono altre tre persone che vivono in questo piano.
Appena Anton apre la porta, davanti ai miei occhi si manifesta un appartamento stupendo, che ovviamente compete benissimo con il resto. Non è molto grande e posso già notare che la cucina e il salotto sono una stanza unica, ma per una sola persona questo è già molto. Anton mi mostra il bagno e la camera da letto, che ha una finestra a vista proprio sulla città di New York.
Non c'è molto nella camera, soltanto il letto matrimoniale, un armadio e quella finestra pazzesca.
Cerco di non iniziare a saltellare come una pazza davanti ad Anton, ma è proprio quello che desidererei fare in questo momento.
«Domani sarà il suo primo giorno di lavoro.» mi ricorda lui, risvegliandomi dai miei pensieri. «Per le otto in punto dovrà trovarsi davanti alla sede della Dream up. Mi raccomando, signorina Eira, la puntualità è fondamentale per la signora Cox.»
«Sarà fatto.» dico sicura, anche se le probabilità che arrivi in ritardo sono molte visto che non conosco affatto la città e non so neanche come arrivare alla sede.
«Per questo le ho lasciato sul tavolo da pranzo un foglio con tutte le informazioni riguardanti i mezzi di trasporto da prendere per arrivare lì. Non si preoccupi, non sono molti e non è difficile arrivarci. Altrimenti può prendere un taxi.»
«Dovrò prendere la metropolitana?» chiedo terrorizzata. Anche se l'idea di prendere un taxi ogni giorno non è contemplata. Non ho abbastanza soldi per farlo. «Non ne ho mai presa una...» continuo incerta.
«Sì, ma non abbia timore. Tutte le informazioni fondamentali sono scritte lì. Buona permanenza, Eira.»
«G-grazie Anton.» balbetto, prima di vederlo fuggire via dalla stanza come un lampo, chiudendosi la porta alle spalle.
Resto da sola, nell'appartamento inondato dal silenzio, e mi rendo conto che sono davvero qui e che domani sarò alla sede della Dream up. Lavorerò lì. Il mio sogno, quello che mi ha tormentata per lunghi anni, sta finalmente diventando realtà. Il mio sogno sta finalmente uscendo dal cassetto nel quale l'avevo sepolto.
Spazio autrice ✨
La storia è di pura fantasia, quindi il nome della casa di moda è inventato ovviamente 😂
Spero vi piaccia il primo capitolo!
Votate e commentate 💓
STAI LEGGENDO
Oltre i limiti
ChickLitEira Stone potrebbe sembrare una ragazza come tutte le altre, ma non è così. Lei è albina, e la sua adolescenza è stata tutt'altro che facile. Con sua madre sempre lontana senza una vera giustificazione, suo padre sparito nel nulla fin dalla sua nas...