EIRA
Quando apro gli occhi, sento ancora l'odore di Blaise accanto a me, anche se è già andato via. E non posso fare a meno di sorridere.
Allungo il braccio verso il cuscino dove ha dormito e i miei polpastrelli scovano un foglietto di carta, che afferro più velocemente del dovuto. Lo avvicino al viso, ma i miei occhi decidono di non collaborare. Le lettere sono tutte sfocate e ci metto qualche secondo di troppo a metterle a fuoco.
Tutte le ore passate a disegnare e cucire hanno conseguenze, e probabilmente dovrei fare un salto dall'oculista.
Sbuffo sonoramente, e finalmente riesco a leggere ciò che ha scritto: sono andato all'appuntamento con Patel. Ti amo, B.
Mi sciolgo come un ghiacciolo lasciato troppo tempo sotto il sole, e mi sento euforica. Scosto le coperte e mi alzo dal letto; mi aspetta una giornata piena a lavoro, la sfilata è vicina e non sono ancora soddisfatta di ciò che sto facendo. Ormai mi conosco e so benissimo che se non sarà tutto perfetto, non riuscirò ad essere completamente fiera di me.
Mi preparo in fretta, senza neanche fare colazione, mi preoccuperò di questo quando sarò arrivata alla Dream Up.
La metropolitana è affollata come al solito, ma non ci metto molto a salirci sopra e sedermi nel primo posto libero che trovo. Accanto a me c'è una bambina dai lunghi capelli biondi, avrà all'incirca tre anni, che mi osserva con fare curioso, come se non avesse mai visto niente di simile.
La sua manina si allunga verso una ciocca dei miei capelli, ormai fin troppo lunghi, e la afferra. Poi si rivolge a quella che credo sia sua madre, seduta accanto a lei: «Elsa, Elsa!»
«Oh, sì tesoro, le somiglia molto.» risponde entusiasta la madre, prima di rivolgersi a me. «Si riferisce alla protagonista di un cartone animato.»
«Come si chiama questo cartone?» chiedo curiosa, visto che non l'ho mai sentito nominare.
«Frozen, e tu sei Elsa!!!» continua imperterrita.
Non posso fare a meno di sorridere di fronte alla genuinità di questa bambina. «Dovrò assolutamente guardarlo.» mormoro, prima di prepararmi per scendere alla mia fermata.
La bambina mi saluta con la manina, io faccio altrettanto, e non posso fare a meno di soffermarmi a pensare a quante persone incontriamo nel corso della nostra vita, magari una volta soltanto, e che poi non rivedremo mai più. Sono incontri brevi, come l'incontro di un fiocco di neve con l'asfalto, prima di sciogliersi e scomparire.
Quando arrivo a lavoro ho ancora questi pensieri in testa, è difficile allontanarli a volte, ma ora dovrò tornare alla realtà. Appena entro nella caffetteria della casa di moda, vedo subito Joshua intento a bere la sua enorme tazza di caffè, come ogni mattina. Quell'uomo non può sopravvivere un giorno senza la sua bevanda preferita. Dice che lo aiuta a carburare, chi lo capisce!
«Buongiorno.» lo saluto appena entro.
Joshua mi rivolge un cenno col viso, prima di parlare: «Non sono ancora abbastanza sveglio...»
Subito dopo nella caffetteria entra Michelle con la sua chioma bionda perfettamente pettinata; ci rivolge un cenno di saluto, prima di prendere la sua solita tazza di tè e scomparire.
I rapporti tra me e lei sono così da quando abbiamo avuto quella discussione alla sfilata, e direi che è perfetto. Ci odiamo, è palese, quindi è inutile tentare di andare d'accordo o fingere di essere amiche. Viviamo su due universi opposti e non abbiamo praticamente niente in comune.
«Ok, sono sveglio.» mormora Joshua. «Possiamo iniziare.»
Sbuffo e lo seguo nella stanza che utilizziamo per lavorare, non mi ha neanche lasciato il tempo di fare colazione.

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Oltre i limiti
ChickLitEira Stone potrebbe sembrare una ragazza come tutte le altre, ma non è così. Lei è albina, e la sua adolescenza è stata tutt'altro che facile. Con sua madre sempre lontana senza una vera giustificazione, suo padre sparito nel nulla fin dalla sua nas...