Quinto giorno

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Si sveglia con un nodo alla gola, singhiozza e si sforza di non piangere per le condizioni di salute del ragazzo. I suoi fratelli e i suoi ospiti già pensano che le fa piacere la corte di Scipione e che sia prossima a cedere. Non vuole ritrovarsi a dover subire le punizioni di suo fratello Annibale, sa benissimo che per ora è in attesa di un suo passo falso e sa già che sarà una punizione tremenda. Del resto da un militare per nascita ed educazione non può pretendere un comportamento flessibile, anzi è fin troppo flessibile per sembrare uno nato e cresciuto in una caserma. Non che si lamenta troppo di questo, ma solo perché non può criticare il loro defunto genitore.

Suo padre costringeva la sua progenie di sesso maschile a lunghe marce forzate e a lunghe cavalcate quando erano ancora piccoli, per poi trasformare i vere e proprie esercitazioni gli innocenti giochi di guerra dei bambini. Ora sono adulti ma senza conoscere nulla dell'infanzia e dell'adolescenza, adulti prima di crescere e anziani prima d'invecchiare. Nati per combattere e uccidere senza nessun rimorso, il loro ambiente naturale è la guerra e non la diplomazia, per quello si sono dovuti adattare e imparare come funziona nel corso del tempo. Si alza conscia che rimanere lì a pensare non le farà bene, va in cucina dove trova il resto del gruppo che la guarda in cagnesco. Il clima è di tensione e Cornelia le fanno cenno di venire con lei al mercato per compere di alimentari con qualche schiavo che trasporta il cibo comprato. Sofonisba accetta felice di togliersi da questa situazione difficile per lei.

Ripensa a quanto era diverso il suo defunto zio Asdrubale che preferiva governare le nuove terre, piuttosto che cercare una vendetta contro i romani. Lui obbligò i suoi fratelli a controllare le rivolte in Iberia e a non espandere le fila dell'esercito in previsione del conflitto contro Roma, perché a suo dire i due popoli erano complementari nell'arte della guerra. Diceva che erano Esercito&Marina soprattutto quando Pirro arrivò in Italia per difendere gli interessi degli eleni. Diceva che all'epoca le forze armate di entrambe le città si unirono per schiacciare i greci noti per la loro saccenteria e boriosità, ma era cinquant'anni fa.

« Cosa andiamo a comprare?»

« Una quarantina  di lepri, altrettanti polli, una marea d'insalata e altre verdure. Del resto tra voi punici e il resto di noi che vive in questa villa devo comprare parecchio cibo che basterà a malapena per due giorni. Spero che il Senato ci renderà il piacere deducendo queste spese nelle nostre tasse»

Si chiede se la donna sia ingenua o finga di esserlo, i politici mentono per ottenerei loro obiettivi. Per la ragazza è  escluso che il senato paghi la matrona per le spese alimentari, la riempiranno di belle parole e  qualche promessa ma non avrà nulla da loro. Lei decide di dirle della barca usata, anche se saranno  i suoi fratelli e non il consiglio degli anziani a ripagarla per quanto speso. Ma questa è una sottigliezza che Cornelia non deve sapere, pena avere pessimi rapporti con la  padrona di casa.  

« Quello che spero io che ho dovuto affittare per due mesi una nave mercantile per arrivare a Roma. I miei cari fratelli si sono rifiutati di voler  usare una delle loro navi militari per runa missione diplomatica»

Cornelia non crede a quello che dice la ragazza, sente che le sta nascondendo qualcosa d'importante. Per questo sceglie di chiederle perché è  a Roma, vista l'inutilità della sua presenza. La  vuole mettere in difficoltà chiedendo una cosa  difficile per lei. 

« Ah, capisco. Immagino che non siete venuta solo per pagargli la nave per fare andata e ritorno da Cartagena?» Domanda curiosa Cornelia

« Ovviamente no, semplicemente le mie due sorelle sono spose di due capi tribù iberici alleati e sono da tempo nelle città dei loro mariti. Mio fratello Magone  è rimasto di guarnigione, con una truppa di fedelissimi, su delle isole davanti a Emporion e Tarraco nel settentrione della penisola iberica. Io sarei stata l'unica che il consiglio degli anziani poteva facilmente prendere in ostaggio della mia famiglia»

La matrona ride, ora capisce il piano dei suoi ospiti, la loro intelligenza gli ha permesso d'evitare guai peggiori di quelli che hanno già adesso. Il  loro piano, però, rinvia la loro inevitabile caduta; hanno troppi nemici e avversari per poter vincere la guerra o sperare di sopravvivere alla guerra. Non lo dirà mai, ma loro sono prossimi alla loro fine e all'oltretomba. Spera solo che la sua famiglia non si ritrovi nel loro stesso identico caso, ma dovrà agire d'astuzia per evitare che la sua gens faccia la miserabile fine della gens perduta  Fabia. Lei deve evitare che la sua famiglia muoia per il senato e per Roma, lei non vuole ciò. Le vuole solo dire che si complimenta con la scelta dei suoi fratelli, ma vuole avvertirla di come è la situazione interna cartaginese.



 « Sono furbi  i vostri fratelli, in questo modo non possono essere accusati di nulla in patria grazie alle vostre spese per questa missione. Il problema è che un paese così diviso internamente non vince quasi mai una guerra, i vostri fratelli non capiscono o fanno finta di non capire ciò»

« Quello che ho detto a mio fratello Annibale, ma lui fa orecchie da avaro ebreo quando deve pagare» 

Le due donne non si dicono più nulla e vanno al mercato trovandolo semi vuoto, si odono solo i rumori sordi dei martelli dei fabbri e le grida dei soldati che fanno esercitazioni. In quel momento arrivano Marzia e Circe sudaticce e trafelate. 

« Il senato ha disposto esercitazioni per i ripetuti sconfinamenti delle tribù galliche cisalpine a nord»

« Temevo che si stessero preparando a una nuova guerra punica, ma ancora hanno un po' di sale in zucca quegli idioti. Avete fatto bene ad avvertire vostra zia delle ultime novità »

« Di niente »

Il quartetto si mette a fare compere di cibarie e vivande nel foro semivuoto, schiavi con fatica portano tutto il cibo sulle loro spalle e seguono silenziosamente il quartetto femminile. Il gruppo ritorna a casa per rimettere in dispensa le nuove scorte e si mette a cucinare lepre in salmi per prandium mentre gli schiavi pregano il loro antenati per avere una giornata lavorativa leggera nella villa piuttosto di una pesante ai campi.  Il pater familias arriva poco dopo mezzodì con l'aria di uno che non vorrebbe essere uscito da casa. La sua rabbia è palese, ma contrariamente a quanto sembra non è rivolta verso i suoi ospiti ma verso un suo collega di senato.

« Ma quel dannato Anco scemis o come diavolo si chiama non poteva pensare che dare della donna di facili costumi all'unica signorina della delegazione cartaginese avrebbe provocato quel marasma!!? Ti ringrazio Annibale per aver tenuto il sangue freddo necessario e per aver fatto calmare vostro fratello che aveva tutto il diritto di rompere il muso a quell'idiota» Urla Scipione il vecchio.

Sofonisba raggela per la notizia, il suo onore è stato sminuito ma ai suoi fratelli conviene non dire nulla per motivi politici. Si sente debole e impotente, spera solo che questa farsa di ambasceria finisca il prima possibile. Non vuole ritrovarsi a dover difendere la sua immagine dalle infondate allusioni di uno sconosciuto senatore romano,  sa che non potrà avere aiuto continuo dai suoi fratelli per difendersi da queste voci. Potrà solo fare affidamento al suo futuro marito; dopotutto si sposerà poco dopo il suo ritorno a Cartagena. Dopo abiterà in una città di legno e paglia lusitana, lì potrà forse trovare pace e serenità dalla politica e dalla propaganda del fango delle due repubbliche. Non le piace  vivere in mezzo a dei primitivi lusitani, ma non vuole sentirsi additata come puttana.

« Faccio il mio dovere di negoziatore, se non fossi incaricato di perseguire quella che ritengo una missione impossibile avrei permesso a mio fratello di prenderlo a pugni, ma non sono così idiota da cadere in trappole così sceme»

« Bravo, ora c'è bisogno di risollevare le trattative evitando ulteriori incidenti da parte di senatori beoni o avvinazzati, per quanto sia possibile»

Il pranzo si svolge senza incidenti di sorta e anzi il clima sembra molto più leggero di qualche ora prima, tutti scherzano per stemperare la tensione accumulata in giornata e persino gli schiavi hanno la parvenza di essere molto più sorridenti e felici. Poco dopo i romani si  ritirano in una sala privata pregare i propri dei e i propri antenati e sopratutto per chiedergli consiglio per la difficile situazione. La ragazza se ne va a dormire e ci rimane per tutto il pomeriggio, Cornelia non la disturba e la lascia dormire, la chiama solo quando è ora di coena. 

La gente è meno allegra di prima ma comunque conviviale e seduto accanto a Cornelia c'è un ancora malmesso Scipione il giovine che mangia ancora a fatica, sorride con qualche dente di meno a tutti senza predilezione alcuna e mangia il suo brodo di lepre. Poco dopo tutti se ne vanno a dormire.

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