Arrivo a Roma

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Sofonisba sta per sbarcare a Roma; lei e i suoi fratelli sono in ambasceria per ordine perentorio del consiglio degli anziani di Cartagine. Lei si chiede quale è il senso di questa decisione dei politici del suo paese, mentre i suoi fratelli preparano la futura guerra contro i romani. Del resto è un conflitto inevitabile da almeno due decenni a questa parte.

Lei spera che un giorno ci sia di nuovo la pace, ma non si fa troppe illusioni in merito. Sa fin troppo bene che, a parte la famiglia Magone, tutti si adoperano per avere una rivincita contro Roma. Secondo la sua opinione le perdite di vite umane e di soldi sarebbero tali da favorire il ritorno dei Greci come potenza nel Mediterraneo Occidentale, ma nessuno dei suoi connazionali si cura di questo "piccolo" particolare. Soprattutto i greci dell'impero Seleucide dell'invitto Seleuco il grande potrebbero ottenere vantaggi dal futuro conflitto. Quell'imperatore desidera da sempre ricostruire l'impero Alessandrino, forse vorrà conquistare anche Cartagine e Roma. Scende dalla sicura trireme militare, si trova subito circondata da una moltitudine di marinai coperti da abiti logori e odoranti di salsedine. Molti di loro parlano il greco perché provenienti dal Mediterraneo orientale, mentre altri discutono in fenicio e si inchinano appena la vedono passare assieme ai suoi fratelli. Queste dimostrazioni d'affetto da parte dei suoi conterranei la rendono orgogliosa della sua famiglia, ma le ricordano l'invidia e il rancore del consiglio degli anziani. Quei sentimenti che la fanno preoccupare del fato dei suoi fratelli indifferenti all'odio del consiglio degli anziani e all'amore del popolo verso di loro, pensa che siano fortunati ad essere così certi di sé e della debolezza dei loro avversari politici. Vorrebbe essere così fiduciosa delle proprie forze come loro, ma teme che sia una caratteristica esclusiva dei grandi uomini. In fondo al suo cuore si chiede cosa può fare una donna per essere ricordata dopo la sua morte che non sia sfornare un'orda infinita di bambini per il suo assente marito, ma sa già che lei sarà molto più sfortunata di una normale nobildonna. Suo fratello Asdrubale le dà un pizzicotto per riportarla nel mondo reale, si riprende e comincia a pensare come organizzare il loro soggiorno in città.

«Marinai, scaricate quei bauli. Useremo il carro di fronte alla nave. »,asserisce la ragazza mentre indica un carro dal legno scuro e circondato da cavalieri di scorta. Si compiace di come sia riuscita a organizzare questo viaggio, deve solo arrivare la loro guida e dirle dove sono i loro alloggi.

Il dover aspettare qualcuno la rende ansiosa, non vuole fallire per colpe altrui davanti ai suoi fratelli maggiori. Si sente insignificante davanti a loro, come può una donna sperare di parlare alla pari con due eroi, e parenti, del suo paese?

Non riesce quasi più a vederli come dei consanguinei, ma come dei semidei scesi in terra per riportare in auge i discendenti dei seguaci di Didone. Anche molti suoi conterranei li vedono in questo modo; pensano che sua madre abbia tradito suo padre con una divinità per averli, ma lei spera che non sia così. Si riprende e sorveglia se tutto procede per il meglio, sorride soddisfatta nel vedere il viso rilassato di Annibale.

Riprende a guardare gli schiavi intenti a prendere i bauli contenenti i suoi abiti e quelli dei fratelli, scende dalla nave insieme alla retroguardia della loro scorta... Ma sa che quelle guardie non sono pagate per proteggerla.

Si guarda intorno, nervosa e impaurita come se fosse con le spalle al muro, mentre accarezza il suo pugnale nascosto tra le pieghe del suo abito. Gli uomini sono più tranquilli e rilassati, ma loro sono abituati e temprati dalla guerra e dalle imboscate in terra iberica. Per lei, invece, è la prima volta che si trova in un territorio ostile dove non può trovare rifugio o amici tra la gente comune. Qui si trova ad affrontare i sicari faccia a faccia, sperando di sopravvivere grazie alla sua rudimentale tecnica di spada.

Si sente profondamente grata ad Asdrubale per le quattro lezioni di scherma che le ha impartito. Senza di esse, si sentirebbe come un peso morto in questa missione diplomatica, e in un certo senso lo è. Non riesce ad ammettere a se stessa che si trova lì solo per evitare di diventare un ostaggio nelle mani del consiglio degli anziani.

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