Sedicesimo Giorno

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Sofonisba si sveglia contenta e felice, si chiede se il buongiorno si vede dalla notte o meno. Il suo corpo freme ancora di passione al pensiero di cosa stava per fare con il giovine romano, ma la sua mente è terrorizzata dai rischi che avrebbe corso se avesse perso la verginità la scorsa notte.

Si ricorda di quando fu controllata  dalle vecchie della tribù, il solo pensiero di vederle ispezionare le lenzuola del talamo nuziale in cerca di macchie di sangue la spaventa. Poi si ricorda le parole del suo promesso sposo riguardo a rimanere incinta alla prima occasione per il bene della sua famiglia. Ci pensa e capisce che lui antepone l'interesse politico al suo onore di vecchio guerriero tribale, soprattutto quando la sua tribù rischia la guerra civile alla sua morte senza eredi.

Scende e vede il resto della sua famiglia contento, pensa che sia successo qualcosa per rendere sia Asdrubale che Annibale felici. Si sdraia tra i suoi fratelli per chiedere:" che è successo?"

« Dovete sapere che oggi è la festa di Giove Capitolino, il senato è chiuso e possiamo rilassarci, Tanto la nostra missione è già fallita e dobbiamo prepararci all'assedio di Sagunto», le dice Annibale.

La ragazza trattiene a stento un sospiro di sollievo, non ama andare al senato a cercare di trattenere Asdrubale dall'arrabbiarsi per l'impotenza d'ottenere qualcosa. Lei ha sempre visto suo fratello Asdrubale come una persona gioviale rosa da un forte spirito competitivo nei confronti del fratello maggiore. Una volta una vecchia di Cartagena le disse che Asdrubale si sentiva inferiore ad Annibale per il fatto di essere il secondogenito maschio di Amilcare e in ogni cosa che faceva cercava di superare i suoi parenti maschi più anziani, ma secondo lei era una cosa inutile perché lui doveva cercare una sua strada e non quella già segnata e tracciata del primogenito.

Sente che l'occasione di Asdrubale per essere definitivamente se stesso è già stata sprecata in questa missione e per sempre sarà solo la pallida ombra del fratello maggiore e una copia di suo padre, ora spera che Asdrubale rimanga il più possibile in Iberia e lasci al suo fato Annibale in Italia, ma teme che non sarà mai così. Si trattiene dal piangere al pensiero del destino dei suoi fratelli e di quello che le succederà se cadesse prigioniera da parte dei romani. Chiunque la catturi non le farà sconti, il consiglio degli anziani la lascerà in mani nemiche pur di mettere i bastoni tra le ruote ai figli di Amilcare il generale invitto di Cartagine.

Si riprende quando, per sbaglio, Asdrubale le dà una gomitata per sbaglio e capisce che non deve pensare più di tanto  del futuro davanti a quelli che ormai ritiene dei cadaveri che camminano. Anche lei si sente così in fondo e decide di godersi le frittelle di farro di Cornelia e il latte appena munto. 

« Ragazzi che ne dite di andare in città, c'è la festa cittadina e la gente è in strada a vedere gli artisti di strada ridicolizzare i potenti di turno», propone Marzia.

« Per me va bene ma non so cosa vogliono fare gli altri»

Gli altri fanno cenno di sì e s'incamminano verso la città scortati dai propri uomini, a dispetto dell'aria festaiola e rilassata la ragazza non riesce proprio a lasciarsi trasportare dall'atmosfera della giornata. La scorta e le fa ricordare che lì sono i pericolo a causa di uno sconosciuto nemico che non si palesa se non tramite assassini prezzolati provenienti dalle periferie romane.

Le strade sono stracolme di gente e la scorta s'innervosisce e si dispone a quadrato mettendo al centro i loro datori di lavoro, il pericolo può essere ovunque  e non vederlo,  allo stesso tempo gli uomini della gens Cornelia e i due fratelli Barca tengono nervosamente le mani sulle loro spade. Si guardano attorno e sentono che c'è qualcosa di strano nell'aria come se qualcuno li stesse osservando dall'alto. La tensione è alle stelle e Sofonisba pensa che gli ultimi eventi stiano giocando dei brutti scherzi a tutti.

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