Sofonisba

Ventesimo giorno

La ragazza si trova in un posto strano e buio, i suoi occhi impiegano molto tempo per realizzare di trovarsi all'interno di una grotta gigantesca e innaturale per via delle sue sconfinate dimensioni. Ha paura e si mette a gridare:« Annibale, Asdrubale, Magone,Scipione dove siete? Vi prego aiutatemi».

«Non ti devi preoccupare mia discendente. Rimarrai qui solo per poco tempo, il giusto per narrarti una storia e augurarti buona fortuna in quel breve e doloroso viaggio che è la vita degli esseri umani», dice una donna bassa e robusta mentre esce dalla penombra.

Sofonisba la guarda con attenzione: nota la pelle olivastra come la sua, i lineamenti eterei contornati da quei capelli color terra, gli occhi dello stesso colore, ma la cosa che attira la sua attenzione è quella lunga cicatrice sulla guancia sinistra che sfregia il suo volto.

«Vedo che stai guardando la mia cicatrice e ti dico che è un regalo di mio fratello Pigmalione per convincermi ad andarmene da Tiro il prima possibile. Io e i miei seguaci viaggiammo a lungo per il Mediterraneo fino a trovare la nostra casa, ma le nostre sventure non finirono qui», racconta.

« Ti riferisci all'episodio della pelle di bue »? domanda lei annoiata.

« Non fu solo quello, Sofonisba, o la relazione con Enea. Gli aedi dicono che Enea fu forzato dal fato a lasciarmi ma è una pietosa bugia per coprire la realtà. La verità è che i nobili dei nostri rispettivi popoli ci imposero di troncare la relazione perché preferivano avere dei regnanti senza discendenza legittima per poter governare il popolo senza interferenze » s'interrompe e continua come se ci fosse un invisibile e pesante groppo alla gola« Erano passati ben quattro anni da quando io e il troiano avevamo iniziato a frequentarci quando gli aristocratici, con le armi in pugno, arrivarono nelle nostre stanze per "chiederci" di finire la nostra relazione e di disconoscere i nostri due figli maschi. Fummo costretti ad accettare le loro condizioni e a dare i nostri figli in affidamento a dei servi fidati. Tu sei discendenti di uno dei due gemelli l'altro era con suo padre e non so dove sia finito», finisce il racconto in lacrime.

«Come non lo sai!? Allora la storia che i morti sanno tutto dei loro discendenti è falsa», esclama.

«Sì, noi non possiamo vedere cosa succede ai nostri discendenti tranne quello che ci vogliono far vedere i dei e io ho visto quello che ti sta succedendo e che ti succederà. Per questo ti auguro buona fortuna con i figli che avrai mia cara»

Sofonisba si ritrova tutta sudata e tremante nel suo letto nella villa della gens Cornelia, pensa subito che era un sogno ma quello che aveva visto era così nitido e dettagliato da farle temere di essere stata per qualche tempo nel reame dei morti e non nel mondo dei vivi. Si chiede perché ha ricevuto questo privilegio e sia in qualche modo correlato alla notte d'amore di qualche giorno fa tra lei e Scipione. Sente che è legato a quello e sa che ormai dovrà lasciare Roma perché le trattative sono fallite com'era già previsto da tutti. Va nella sala  pranzo dove nessuno parla e tutti mangiano della frutta con il latte addolcito dal miele. Il silenzio tombale accentua la sensazione di essere in mezzo ai morti e  non tra i vivi. Poco dopo escono per andare verso la città, verso il porto dove c'è la barca ad aspettarli per portarli a casa. Arrivano al porto insieme ai loro schiavi, molti romani piangono vedendoli. La plebe capisce che inizia il lungo inverno della guerra, ma non sa a chi darne la colpa 

La guerra è ormai inevitabile e vede sempre più vicino quel matrimonio di comodo tra lei e il suo futuro marito; spera che arrivi il più in fretta possibile per evitare di pensare alle conseguenze delle parole di Didone.Trema all'eventualità di essere rimasta incinta di Scipione e spera che i suoi  fratelli non scoprano che ha fatto sesso con il giovine romano, si volta a vedere il suo viso mentre il suo corpo sale sulla barca. Tutto l'equipaggio è teso e cosciente d'andarsene da una città nemica. Sofonisba piange a pensare di  come sarà la guerra che preme all'orizzonte del grande mare interno e di come saranno il suo fato e quello di Scipione.