7. Aspettative troppo alte

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"Ciao" la saluto timidamente.

"Ciao" fa eco lei.

Mi guarda. Percepisco che cerca di stuzzicarmi con gli sguardi. Ricambio con piacere. C'è così tanta tensione nell'aria che si potrebbe tagliare con un coltello.

Non stacco i miei occhi da lei neanche per un secondo. Non riesco a trattenere un sorrisetto provocatorio, che non passa inosservato, dato che mi risponde con fare altrettanto provocante. Il cuore mi batte all'impazzata. Credo che le nostre idee siano le stesse.

"Hai già fatto tutti i compiti?", mi chiede, spezzando il silenzio.

Io annuisco, arrossendo. Michelle continua, "fammi copiare allora, così magari dopo sarò libera". Ammicca. La mia mente vaga e inizio a immaginare scenari... impuri.

Mi fa entrare in casa, fa un breve tour della sua stanza e si siede sul letto. Mi fa cenno di sedermi con la mano, e obbedisco.

La guardo intensamente negli occhi. Forse un po' troppo intensamente, perché inarca un sopracciglio e mi sorride.

"Ti senti bene?", chiede stranita.

"Sì, io-- ti servono i compiti?" le chiedo, distaccando immediatamente lo sguardo.

Mi giro per aprire lo zaino e prendere un quaderno, che le passo senza guardarla negli occhi.

Lei lo apre e sorride dolcemente. Questo fa sorridere me.

"Che c'è?" chiedo nervosamente.

"Niente... È che sei veramente disordinata" risponde, iniziando a ridere. Non è molto carino da dire, ma decido di non darci molto peso. Dopotutto, passare del tempo da sola con lei è così bello e non voglio rovinare il momento. Rido insieme a lei.

"Lo so."

Prende un quaderno rosa dal comodino e inizia a copiare i compiti. Io la fisso. La osservo. È bellissima. Non dico una parola. Mi limito ad ammirarla, in tutta la sua bellezza.

Mentre finisce di scrivere l'ultima equazione alza lo sguardo. Si avvicina a me. Tanto. Troppo. Sento le mie guancie infiammarsi. Mi avvicino anche io, lentamente. Le guardo le labbra rosee, poi gli occhi, poi di nuovo le labbra.

Lo sento, sta per baciarmi. Ho il cuore a mille. Respiro a fatica. Lei mi guarda negli occhi.

"È stata una giornata pesante" sbotta. "Non vedo l'ora di mettermi a letto." Con una faccia strafottente, allontana il suo viso dal mio.

Mi congelo. "Allora facciamo così: forse è meglio che--"

Mi interrompe bruscamente. "Grazie tesoro, effettivamente è meglio che vai."

A quelle parole capisco tutto. Il suo giochetto.

Mi crolla il mondo addosso. Fai la carina, ti fai desiderare, provochi, mi fai credere che vuoi baciarmi e poi mi allontani? E per cosa? Dei cazzo di compiti di matematica? Peggio per te, tanto sono una sega, penso tra me e me, offesa.

Come sempre, sono rimasta delusa a causa delle mie aspettative troppo alte.

Una ragazza per meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora