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Cicatrici


Dovevano essere trascorse circa settantadue ore dalla sua animosa scazzottata con Jungkook. Non era sicuro che i suoi calcoli fossero esatti, ma stranamente da quel momento nella sua stanza non si era più presentato nessuno se non il primario della gilda che, tra l'altro, entrava solo una volta al giorno per cambiare la fasciatura sul suo braccio ancora dolente avendo così la scusa perfetta per assicurarsi che il suo paziente fosse ancora vivo. Non che prima di quello scontro avesse ricevuto chissà quali visite in realtà, ma rimanere da solo, chiuso nel suo silenzio in uno stanzino buio per tutto il santo giorno non era come Taehyung aveva immaginato il suo ritorno ad Hiraeth.

Kim Seokjin si presentava ogni volta puntuale e usciva poi sempre allo stesso modo, rimanendo nel suo totale e prolungato mutismo, avendo bene l'accortezza di non incrociare nemmeno lo sguardo indagatore di Taehyung se non per brevissimi istanti, quando era costretto a osservarlo ingoiare un paio di pillole dai colori fluorescenti solo per poter aggiornare la sua cartella clinica.

Sprofondato nella monotonia di quelle giornate sempre uguali e pressoché infinite, a Taehyung non era quindi stato concesso altro da fare se non rimuginare sulle sue azioni, sui gesti e le scelte di quegli ultimi giorni. Si era comunque ben guardato dal porre a Seokjin ulteriori ed inopportune domande: quel suo attonito silenzio in fondo faceva già più male di qualsiasi pugno nello stomaco. Odiava dover ammettere di aver forse esagerato a provocare in quel modo il giovane Jungkook, ma l'idea di aver ferito per l'ennesima volta, involontariamente o meno, un altro compagno proprio non smetteva di torturarlo. Non si era ancora pentito del tutto per essere arrivato alle mani con quello che era stato il suo primo allievo nonché unico compagno di squadra dopo il suo arrivo ad Hiraeth quattro anni prima, ma non poteva certo attribuire a lui tutta la colpa, sollevandosi così da ogni responsabilità.

Per questo motivo, dopo tutte le ore trascorse sedute su quel lettino d'ospedale con la schiena spesso e volentieri appoggiata contro la fredda parente della stanza, il soldato Kim aveva finalmente preso la sua decisione: si sarebbe fatto avanti alla prima occasione disponibile, con l'intenzione di rompere così quell'insostenibile silenzio nei confronti di Seokjin e provare a riconquistare prima la sua fiducia e poi quella di tutti gli altri.

Avrebbe solo dovuto aspettare la sua visita giornaliera.

Socchiuse gli occhi e prese dunque un respiro profondo quando udì la porta della stanza scattare improvvisamente, consentendo in quel modo a qualcuno di sua ben nota conoscenza fare il suo ingresso nella stanza. Taehyung fu però costretto a sbattere più volte le palpebre per rendersi conto di non essere nel bel mezzo di un sogno o, peggio, sotto l'effetto di qualche strana sostanza somministratagli dal medico della gilda. Davanti ai suoi occhi increduli infatti non si era presentata la figura alta e stentorea di Seokjin, ma quella più longilinea e fragile della sua Hyeseon.

Non aveva più avuto occasione di vederla così da vicino fin dal giorno in cui aveva messo piede ad Hiraeth come capitano delle truppe imperiali e il tempo era stato ingrato nei suoi confronti, non consentendogli sentirla sussurrare altro che il suo nome, prima di costringerlo ad osservare impotente il suo corpo stanco adagiarsi a terra privo di sensi.
La scrutò dunque ancor più attentamente prendere posto di fronte a lui sul lettino, non staccandole gli occhi di dosso nemmeno quando, presa leggermente alla provvista, la vide sedersi sul morbido materasso e sfruttare invece quell'unico sgabello presente nella stanza per posarvi tutti gli strumenti necessari alla medicazione. Istintivamente avrebbe voluto liberarsi di quella flebo perennemente collegata alla vena del suo braccio per stringerla a sè e tornare a respirare quel profumo che tanto gli era mancato, ma si dovette trattenere, scoprendosi a suo malgrado incapace di muovere un solo muscolo nella sua direzione. Si limitò dunque ad osservarla, chiedendosi cosa l'avesse spinta a rinunciare a quella sua splendida chioma corvina in favore di un taglio così corto ma, se da un lato si sentiva tremendamente a disagio a porre una domanda del genere, dall'altro gli bastò spostare di qualche centimetro la sua attenzione per trovare da sè la risposta che stava cercando. Tra quel collo sottile che tante volte aveva baciato e la spalla era infatti presente un'ancora vistosa cicatrice, tipica di un colpo d'arma da fuoco.

till the world ends.「BTS」#wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora