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Antefatto

Aveva preparato tutto con un'attenzione a dir poco certosina. Il pacchetto di patatine al formaggio della sua marca preferita già semi aperto sul piccolo tavolino di legno rettangolare posto al centro del salotto, una grossa caraffa di spremuta di arancia fresca appena preparata riposta con cura all'interno del frigo per mantenere la bevanda della temperatura perfetta per poter essere gustata fresca, il cellulare in modalità silenziosa probabilmente lasciato con noncuranza sul davanzale all'ingresso dell'appartamento. Lee Hyeseon prese così posto sul divano, libera da ogni pensiero, lasciandosi semplicemente sprofondare tra quei cuscini che per diciannove anni l'avevano osservata inermi adagiarvisi nei modi più svariati. Afferrò con insolita decisione il telecomando, accendendo freneticamente la televisione, preoccupandosi solo di regolare un poco il volume.

C'erano tante cose che una ragazza della sua età avrebbe potuto fare nel suo unico pomeriggio libero della settimana, dallo shopping in centro per cercare di trovare un paio di jeans che potesse sostituire quelli consumati di cui però lei andava ancora così fiera, ad una passeggiata all'aria aperta nel parco vicino a casa. Ma nessuna di queste attività avrebbe potuto essere più eccitante che l'ultimo episodio di quella fiction romantica di cui lei si era scoperta una fan piuttosto accanita. Nulla dunque sarebbe stato in grado di disturbarla o impedirle di consumare in santa pace quel delizioso anche se poco salutare spuntino ridendo e piangendo allo stesso tempo per le vicende che, già pregustava, avrebbero sconvolto la vita dei due protagonisti.

— Interrompiamo la trasmissione per dare la linea all'edizione straordinaria del notiziario, —

Nulla, tranne questo.

— Fanculo, — fu dunque l'unico pensiero che fuoriuscì incontrollato dalle sue labbra. Una reazione spontanea la sua, seguita solamente da un sonoro sbuffo di completa e più totale frustrazione.

In quel momento, seduta a gambe incrociate con un'espressione imbronciata davanti allo schermo del televisore e con il telecomando ancora stretto tra le sue piccole mani, Lee Hyeseon non avrebbe certo potuto nemmeno lontanamente immaginare che quella frase innocua e pronunciata da una ignota voce semimetallica, evidentemente preregistrata e dall'accento impeccabile, sarebbe stata l'inizio della fine. La fine del mondo così come lo aveva conosciuto e vissuto per diciannove anni.

Ogni cosa nella sua vita stava per cambiare, ma in quel momento, ancora arrabbiata per quello sgradevole e beffardo torto subìto, Lee Hyeseon decise di rimanere lì, in attesa che il giornalista dall'altra parte dello schermo sbrigasse il suo lavoro alla svelta, per poi lasciare finalmente spazio alla sua maledettissima serie tv. Delusa, ma non ancora del tutto arresa, Hyeseon prelevò dunque dal sacchetto di fronte a sé una manciata di patatine, convinta che sarebbe stato uno spreco non dare inizio ai festeggiamenti per il suo unico pomeriggio di assoluta libertà. Ma non riuscì mai ad assaporarne il gusto, poiché le notizie che avevano iniziato ad essere proiettate sullo schermo del televisore furono sufficienti per interrompere immediatamente il clima di festa e relax che era riuscita a creare attorno a sé fino a quel momento. Si alzò velocemente dal divano, chiudendo solo per un istante gli occhi e cercando così di allontanare da sé l'immagine, probabilmente ripresa da un cellulare, di una donna che, nell'estremo tentativo di estrarre suo figlio dalle lamiere di un'auto in fiamme, era stata attaccata all'improvviso da un gruppo di quelli che solo all'apparenza potevano essere considerati degli esseri umani: come in un agguato ben premeditato, queste persone l'avevano trascinata solo per qualche metro prima di circondarla completamente; di lei poi non si erano udite altro che urla strazianti, mentre quel gruppo di avvoltoi dal volto umano avevano iniziato a strapparle letteralmente brandelli di carne dal corpo.

Hyeseon fece cadere sul pavimento in parquet quel piccolo gruzzolo di patatine, incurante del fatto che dopo avrebbe dovuto ripulire tutto, pulendosi poi velocemente le mani sulla camicetta azzurra e poi dirigersi a passo svelto verso l'ingresso per cercare il suo telefono, imprecando spazientita. Solo in quel momento iniziò ad udire chiaramente urla e schiamazzi provenire dall'esterno della sua abitazione, seguiti di tanto in tanto dalle sirene delle auto della polizia e di alcune ambulanze. Istintivamente, con mani tremanti, Lee Hyeseon si ritrovò a digitare le cifre del numero di suo padre, chiudendo forzatamente gli occhi e cercando di prendere respiri profondi per tentare di calmare sé stessa, portandosi una mano contro il petto ed accartocciando la sua camicia ormai già sporca e sgualcita con la sola forza della disperazione. Si affrettò dunque a raggiungere la cucina, mettendosi a rovistare nel cassetto delle stoviglie solo per afferrare il coltello più lungo che riuscì a trovare, dirigendosi poi nuovamente verso l'ingresso in punta di piedi. Il suo respiro si era fatto così pesante che a Hyeseon sembrò per un attimo di essere finita all'interno di uno di quei survival games a cui era solita giocare nei ritagli di tempo tra lo studio in università e quel lavoretto saltuario nel combini del suo quartiere. L'aria attorno a lei si era fatta così pesante da risultare quasi irrespirabile, ma fu solo quando udì distintamente qualcuno bussare alla porta che Hyeseon si riscosse e trasalì da quei pensieri fuorvianti.

till the world ends.「BTS」#wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora