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~~ BRANO CONSIGLIATO PER LA LETTURA~~

   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
    
   
   
   
   
   
   
   
  
   
Jimin e Yoongi, dopo aver cenato, rimasero un po' in compagnia degli adulti. Vennero informati su cosa avrebbero dovuto fare una volta sorto il sole e, per cercare di recuperare quante più forze possibili, andarono a dormire.

Sunja, Minjun e Jiyong, invece, rimasero al piano inferiore ma nessuno dei tre riuscì a chiudere occhio. Dopo che i ragazzi li salutarono, salendo le scale, scelsero l'angolo che li avrebbe accolti fino al sorgere del sole.

Sunja rimase in cucina. Alternava i momenti in cui si sedeva sul freddo pavimento, stringendo tristemente la testa, ad istanti in cui scattava in piedi come una molla, guardando il giardino esterno dalle piccole fessure fornite dalle assi di legno.

Per tre volte ebbe la sensazione che ci fosse qualcuno che, molto lentamente, si muoveva fra i detriti di quello che, una volta, sarebbe dovuto essere un meraviglioso gazebo; ma tutte le volte non vide nessuno.

Per abitudine, inizialmente, pensò fosse semplicemente Luffy che faceva i suoi bisogni, ma quando la triste e cruda realtà la colpì in pieno petto, sentì l'aria mancare. Non lo aveva detto ancora a nessuno. Non riusciva a dirlo ad alta voce. Non riusciva a trasformare ciò che aveva visto con i suoi stessi occhi, in parole. I ragazzi dovevano saperlo, certo, ma non se la sentiva di dare loro quell'orribile notizia, almeno, non in quel momento.

Accantonata l'idea che potesse essere il loro cane, ogni volta che andava verso la finestra, immaginava di vedere suo marito.

Non sapeva dove fosse, quali fossero le sue condizioni di salute e tutto ciò, la stava mandando letteralmente fuori di testa.

Dopo essersi seduta per l'ennesima volta, si rannicchiò completamente su se stessa, portando le ginocchia al petto e stringendole in un malinconico e triste abbraccio. Approfittando della lontananza del figlio, si lasciò andare ad un silenzioso, ma liberatorio, pianto.

 
  
Jiyong, invece, scelse l'angolo opposto rispetto alla cucina; il più lontano rispetto agli occhi degli altri, il più buio, quello che garantiva una maggiore riservatezza.

Solo due persone lo avevano conosciuto per quello che realmente era, ma in quel momento non
c'erano. Neanche Youngbae, dopo tutti quegli anni di convivenza, lo conosceva come quelle due
persone e questo, non faceva altro che accrescere il senso di solitudine che gravava sulle sue spalle.

Ripensò al giorno in cui lo conobbe e un singhiozzo più forte scosse il suo corpo. Erano passati cinque anni da quell'evento, ma ricordava alla perfezione tutto ciò che accadde.

Era piena estate, si trovava nel bel mezzo di una festa sulla spiaggia; le persone si divertivano bevendo superalcolici, mentre si scatenavano e ballavano in quella che lui definiva "musica assordante". Partecipava spesso a serate come quelle e approfittando del grande afflusso di turisti, tipico della stagione estiva, avrebbe anche trovato qualcuno con cui soddisfare alcuni capricci. A volte erano delle semplici discussioni sui suoi hobby, ma altre volte però, si trasformavano in vere e proprie lotte dove passione e desiderio prendevano il sopravvento.

Quella sera aveva voglia solamente di una cosa, ma nessuno dei presenti riusciva ad attirare la sua attenzione. Stava seduto sulla sabbia, con i resti di quella che, pochi minuti prima, era stata una sigaretta, tra le dita della mano sinistra; mentre nella destra, teneva un bicchiere in plastica rossa, contenente chissà quale miscuglio di alcolici.

Toxic RainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora