~~ BRANO CONSIGLIATO PER LA LETTURA ~~
Jimin rimase al fianco del padre, non smettendo neanche per un istante di stringere tristemente la sua mano.Vide un ragazzo avvicinarsi a loro, che avrebbe voluto aiutarli, ma oltre a dei graffietti superficiali, di cui si era occupato lui stesso, non c'era nulla che potesse fare in quel momento. Era necessario che fosse sveglio per poter constatare eventuali fratture, ma dopo quello che aveva passato, un po' di riposo non gli faceva male, anzi, era proprio quello di cui aveva bisogno.
<<Rimango in zona, avvisami quando si sveglia.>> disse allontanandosi.
Jimin si ritrovò ad annuire, portando la sua attenzione a quella bambina che stava al suo fianco. Da quel poco che aveva potuto capire, si chiamava Goeun ed era stata salvata da suo padre.
Stava per alzarsi, andando alla ricerca di Yoongi, quando sentì una lieve vocina catturare la sua attenzione.
<<Chi sei tu?>> chiese Goeun timidamente, portando una manina a strofinare gli occhi assonnati.
Dal momento in cui erano arrivati in quella grande struttura, non aveva mai mollato la presa sulla maglia di quell'uomo che l'aveva salvata. Si sentiva terribilmente imbarazzata e a disagio, ma ciò che la scombussolava di più, era la mancanza di sonno. Si sdraiò al suo fianco, essendo l'unica persona che conosceva e di cui si poteva fidare e senza rendersene conto, si addormentò stringendo la sua mano.
Ma delle urla disturbarono il suo sonno e iniziò ad agitarsi in quel materassino. Aveva paura a riaprire gli occhi, aveva paura di scoprire, che tutti gli ultimi avvenimenti, fossero solamente frutto della sua immaginazione. In un certo senso si era affezionata a Minjun. Provò a stringere maggiormente le palpebre, in modo da non allontanare quei ricordi, ma la curiosità ebbe la meglio.
Quando li riaprì, tutto ciò che la circondava, risultava appannato e distante. Iniziò a sfregarli con il dorso della mano e appena riuscì a mettere a fuoco, tirò un sospiro di sollievo. Era nello stesso punto in cui si era addormentata, Minjun era ancora al suo fianco, ma c'era qualcosa di nuovo. Uno strano ragazzo dal bizzarro colore di capelli.
<<Io sono Jimin, il figlio di Minjun. Tu devi essere Goeun, giusto?>> chiese il ragazzo dolcemente e vedendo quella bambina annuire timidamente, i ricordi della sua infanzia lo investirono prepotentemente.
Anche lui era molto timido e bastava un niente per metterlo in difficoltà e in imbarazzo, ma lui aveva avuto Yoongi al suo fianco, lei su chi poteva fare affidamento?
<<Ti va di fare due passi? Magari riusciamo a trovare anche qualcosa da mangiare.>> chiese in un sussurro, portando l'indice davanti alle labbra, facendole notare che Minjun stesse riposando.
Diede una rapida occhiata intorno a sé, aveva bisogno di qualcosa che gli permettesse di scrivere quattro parole. Quattro parole che avrebbero tranquillizzato suo padre quando si sarebbe svegliato, “Goeun è con me”.
A pochi passi da sé vide un bimbo in braccio alla madre, che stringeva saldamente nel suo piccolo pugno, un colore a cera. Si avvicinò a loro, chiedendo gentilmente di utilizzarlo per pochi secondi e prima di andare via, lasciò al bambino ciò che rimaneva della sua lista in modo che potesse scarabocchiarci qualcosa sopra.
Ripiegò il fogliettino incastrandolo fra le dita socchiuse della mano del padre e dopo aver compiuto questo piccolo gesto, tese la sua mano a quella bambina.
Goeun si guardò intorno, pesando cautamente quelle parole ma appena sentì il suo stomaco brontolare, portò entrambe le mani a coprire la pancia. Non ricordava neanche quando fosse stata l'ultima volta che aveva mangiato qualcosa e senza rendersene conto, liberò lo stomaco, afferrando quella mano tesa davanti a lei.
All'interno della palestra comunale di Jeju, dolore, disperazione e tristezza erano le uniche emozioni che aleggiavano nell'aria. Chi si lamentava per via dei forti dolori, chi piangeva la perdita dei propri cari, chi, in mezzo a quella confusione, cercava qualcuno e chi stava semplicemente seduto per terra, appoggiato alla parete, sorreggendo la testa con le mani.
Ognuno di loro aveva perso qualcuno, alcuni si disperavano per la perdita del lavoro, o della casa, non sapendo come poter mantenere la propria famiglia. Molti si lamentavano per la totale assenza delle forze dell'ordine, altri invece, si lasciavano andare ai ricordi, portando alla memoria i momenti felici, in modo da non entrare nel tunnel della tristezza e della disperazione.
Jimin e Goeun, mano nella mano, si muovevano silenziosamente fra di loro stringendo saldamente in quella libera, una porzione di riso.
Davanti la parete in cui erano appoggiate le spalliere svedesi, era stato allestito un vero e proprio punto di ristoro, in cui venivano distribuiti generi alimentari a tutti coloro che si avvicinavano. Alcuni ragazzi, invece, passavano tra le fila di persone distribuendo bottigliette d'acqua e barrette proteiche.
Dopo aver trovato un piccolo spazietto poco affollato in cui rifugiarsi, Jimin sfilò dalla tasca posteriore dei pantaloni la bottiglietta d'acqua che aveva preso e si sedette per terra. Goeun imitò i suoi movimenti subito dopo e si ritrovarono a condividere quel pasto.
<<Quanti anni hai?>> chiese Jimin dopo un po', provando a spezzare quel silenzio fatto d'imbarazzo.
A quella domanda, Goeun rispose allungando sette dita delle sue mani. Non si sentiva ancora perfettamente a suo agio per parlare normalmente, non che quel ragazzo davanti a sé le avesse fatto qualcosa di male, semplicemente preferiva conoscere qualcuno, studiandolo in silenzio, prima di permette alla sua voce di uscire liberamente.
Parlare con qualcuno, per lei, significava concedere una parte di sé e in quel momento, non si sentiva in grado di condividere nulla. Si sentiva vuota, riempita soltanto dalle terribili immagini dei suoi genitori e di quelle bestie che distruggevano, sotto i suoi occhi terrorizzati, tutto ciò che aveva di più importante nella sua vita.
Vide il ragazzo davanti a sé allungare il collo, come se stesse andando alla ricerca di qualcuno e uno strano pensiero cominciò a farsi largo nella sua mente. Concentrò tutta se stessa sulla scodella che teneva fra le mani e quando sentì una nuova voce sovrapporsi a quella di Jimin, la voglia di scomparire nel nulla, diventò sempre più insistente.
<<Jiminie...>> disse Yoongi avanzando in direzione del minore lentamente, lasciando che tutto ciò che aveva provato poco prima e tutto quello che continuava a provare in quel momento, fossero ben visibili nel suo viso.
Non riusciva a formulare una frase di senso compiuto, non riusciva a pensare ad altro e quando sua madre, in seguito al fatto che Minjun si fosse svegliato, si era allontanata da lui, Jimin era stato il suo primo e unico pensiero.
Non disse niente, semplicemente si limitò ad andargli incontro e stringerlo in un triste abbraccio, mentre le lacrime continuavano imperterrite a bagnare il suo viso.
Jimin non disse nulla, quelle lacrime parlavano da sé. Lui stesso aveva portato quello stesso peso neanche un giorno prima.
<<Ricordi quando eravamo nel capanno? Ricordi quel ringhio che ci ha svegliato? Chim, lui era lì. Lui era a pochi passi dal capanno e si è avventato su quella bestia affinché non facesse del male a noi.>> disse il ragazzo dai capelli verdi fra un singhiozzo e l'altro, mentre continuava a rimanere aggrappato al minore, troppo debole per muoversi, troppo provato per sorreggersi da solo.
<<È tutta colpa mia...>> aggiunse in un sussurro, avvertendo il senso di colpa divorarlo dall'interno.
In seguito a quelle parole, Jimin, si pietrificò. Ricordava quel rumore agghiacciante e ricordava il modo in cui erano scappati da quella struttura in legno, ma mai per nessuna ragione al mondo avrebbe pensato che potesse esserci Hayoon dietro. Avvertì gli occhi bruciare, segno che di lì a poco avrebbe pianto anche lui.
Ma quell'ultima frase, mormorata debolmente, lo portò ad afferrare quel viso e mentre parlava, allungò i pollici in modo da provare ad arrestare quelle interminabili lacrime. <<Yoon cosa stai dicendo, perchè mai dovrebbe essere colpa tua?>>
<<Sono stato io ad insistere. Ero io quello ossessionato dal campeggio e se non ti avessi spinto in questa pazzia, non avresti quasi rischiato la vita, i nostri genitori non sarebbero mai andati nel panico, non sarebbero morti per venirci a cercare.>> rispose Yoongi, lasciando che quelle parole uscissero come un fiume in piena dalle sue labbra.
<<Non avresti mai potuto prevedere tutto questo. Non avresti mai potuto immaginare ciò che bolliva in pentola. Sono stato anche io a volerlo, abbiamo sbagliato insieme. Non è stata solo colpa tua...>> rispose il minore, lasciando che il peso di ciò che aveva appena detto lo demoralizzasse a tal punto da far uscire le ultime parole in un lieve sussurro.
Goeun li sentiva parlottare fra di loro, ma non aveva il coraggio di sollevare la testa. Ma quando sentì quelle ultime frasi, lasciò le sue paure da parte.
I due ragazzi erano stretti fra di loro, le loro spalle si alzavano e abbassavano ad un ritmo frenetico. Stavano piangendo... E più li guardava, più realizzava una cosa. Un dettaglio che la terrorizzava, un particolare che distrusse tutte le inutili protezioni che si era costruita attorno a sé, lasciando che si mostrasse per ciò che realmente era.
Una bambina di sette anni, che aveva perso tutta la sua famiglia e che non aveva più un posto che potesse chiamare “casa”.
I due ragazzi si voltarono immediatamente e quando Jimin si accorse che era Goeun ad emettere quei suoni tristi e dolorosi, si inginocchiò al suo fianco. L'avvicinò a sé, stringendola saldamente e accarezzando dolcemente i suoi lunghi capelli.
<<La mia mamma e il mio papà... Adesso cosa farò senza di loro?>> disse la bambina, lasciando che il dolore che provava in quel momento si trasformasse in lacrime e singhiozzi. Non le importava più di stare condividendo una parte di sé con quel ragazzo, non avrebbe più rivisto i suoi genitori, era questa l'unica cosa che riusciva a pensare in quel momento.
Yoongi rimase di stucco in seguito a quelle parole. Incapace di sorreggersi adeguatamente, si inginocchiò difronte a loro e disse qualcosa che non avrebbe mai pensato di dire, qualcosa che non avrebbe mai voluto dire. <<Anche il mio papà non c'è più...>>
<<Anche la mia mamma è andata via...>> disse Jimin nello stesso momento, lasciando che la propria voce uscisse in un bisbiglio e non riuscì a non pensare a lei.
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Toxic Rain
Фанфик[COMPLETA] Anno 2014 La Nongshim apre i battenti nell'isola di Jeju, in Corea del Sud, iniziando la produzione di uno snack, progettato accuratamente dopo anni di ricerca. In poco tempo, infatti, i Dalgdali diventano lo snack più popolare in tutto i...