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Il rumore dei vetri infranti si propagò all'interno della struttura, con un boato spaventoso e, in seguito a quello schianto, una terribile ondata di aria gelida, invase la palestra. Il pallido bagliore lunare, che si infiltrava dallo scorcio nella parete, conferì alla scena un'aura macabra e spettrale.
Tutti i presenti rimasero così tanto sconvolti da ciò che era appena accaduto, da non riuscire a reagire. Rimasero immobili, lo sguardo fisso sul telaio vuoto, mentre la paura si insinuava nei loro corpi, lentamente ma con un'intensità devastante.
Quell'uomo aveva ragione, sarebbero morti.
Sarebbero stati divorati e nessuno di loro avrebbe potuto fare nulla per opporsi.
I goemul si arrampicavano sull'edificio, provando a varcare il telaio ormai vuoto di quella grandissima vetrata, quando il rombo degli elicotteri, sovrastò qualsiasi altro rumore.
Una voce si aggiunse a quel frastuono. Una voce per molti sconosciuta ed insignificante, ma per alcuni, di inestimabile valore. Una voce perfettamente udibile da ogni angolazione, grazie all'uso di un potente megafono.
<<Allontanatevi quanto più possibile dalle pareti esterne; radunatevi negli spogliatoi e nelle zone adiacenti. Avete pochi minuti per trovare un riparo. Alle due in punto, inizieremo a fare fuoco per abbattere queste bestie.>>
<<Taehyung...>> esclamò Minjun, scattando a sedere. Niente riuscì a fermare quello scatto fulmineo: né le innumerevoli ammaccature che aveva riportato per raggiungere la palestra e neanche la spossatezza che indeboliva il suo corpo. Si sentiva come se quella voce, quelle parole, lo avessero momentaneamente guarito.
Sunja, sentendosi rinvigorita da ciò che aveva appena sentito, con un unico balzo, si avvicinò al ragazzo dai capelli corvini e stringendo amorevolmente il suo viso, disse <<Ce l'hai fatta, ci sei riuscito! Jiyong, sono venuti i soccorsi, ci hai salvati!>>
Il ragazzo, ancora lievemente intontito da tutto ciò che era accaduto negli ultimi minuti, iniziò ad annuire, sentendo, ad ogni movimento compiuto con la testa, gli occhi diventare umidi e un sincero sorriso comparire fra le sue labbra.
Seunghyun non si era dimenticato di lui, Seunghyun non l'aveva abbandonato. Per la prima volta da quando aveva messo piede su quell'isola, riuscì a pensare a lui senza alcuna rabbia e sorrise genuinamente. Sunja dopo essersi accorta del cambio d'umore da parte del ragazzo e alzando lievemente il capo, si accorse d un piccolo particolare.
Nessuno si muoveva. Nessuna faceva ciò che Taehyung aveva detto di fare.
<<Avete sentito cosa ci è stato detto? Dobbiamo spostarci da qua! Non state lì impalati! Aiutate chi ha bisogno di essere aiutato, gli altri inizino a sgomberare la zona degli spogliatoi il più velocemente possibile. Non voglio ritrovarmi sotto la vetrata, quando migliaia di colpi di arma da fuoco verranno esplosi.>> esclamò subito dopo a pieni polmoni, perché di una cosa era certa. Tutte quelle persone avevano bisogno di essere spronate e lei sembrava essere l'unica ad aver colto il messaggio e a fidarsi di quella voce nell'oscurità.
Prima che la donna iniziasse a parlare, Minjun, stava per fare lo stesso, ma, ad un tratto, il ricordo di ciò che era avvenuto solamente poche ore prima, lo spinse a mollare la spugna, ricadendo sul materassino.
Quante persone erano morte per colpa sua? Quante famiglie aveva distrutto perché aveva scelto di ascoltare il cuore? Sarebbe riuscito a salvarli tutti se avesse dato retta alla testa e ai pensieri razionali?
Era stato un'egoista, si sentiva in colpa, tremendamente in colpa. Il suo unico pensiero era andato a Jimin, non curandosi di tutte quelle persone che stavano dietro di lui. Persone che lui stesso aveva spronato affinché lo seguissero e che alla fine, avevano fornito un delizioso banchetto a quelle bestie sanguinarie.
Le parole di Sunja risuonavano prepotentemente nella sua testa e non riuscì a non trovare una somiglianza con le sue. E mentre se ne stava sdraiato, addossandosi tutte le colpe della sua pessima scelta, una manina si strinse alla sua. La manina di Goeun.
Alzò lo sguardo verso quella bambina, innocente e delicata come un piccolo bocciolo di rosa e sorrise lievemente. Aveva salvato lei, una cosa buona l'aveva fatta, ma era sufficiente a lenire quel logorante senso di colpa?
Il discorso della donna era stata la molla di cui tutti i presenti avevano bisogno, infatti pochi secondi dopo, ognuno di loro iniziò a fare la sua parte.
Jimin e Yoongi, dopo aver lasciato Goeun vicino a Minjun, iniziarono a spingere i vari materassini ammassati nella zona centrale. Il buio non aiutava, quindi invece di sgomberare gli spogliatoi prima di entrare, si limitarono ad ammassarsi a quella parete e nessuno sembrava fare caso agli spintoni.
Dentro le docce, in piedi sul water, abbracciati ai propri cari, sotto le panche, ognuno di loro cercava rifugio come meglio credeva e poteva. Solo pochi materassini vennero trascinati, la maggior parte di coloro che vi erano sdraiati sopra, avevano iniziato a muoversi autonomamente tranne ovviamente quelli che erano considerati i casi più gravi, come Minjun e Jiyong.
Dopo aver messo in sicurezza il materassino del padre, Jimin, si sedette al suo fianco, stringendo sia lui, che la piccola Goeun, in un potente abbraccio. Ciò che premeva più di ogni altra cosa entrambi, era assicurarsi che quella bimba fosse protetta quanto più possibile dal rumore infernale, che di lì a poco si sarebbe scatenato.
Yoongi rimase al fianco della madre, non lasciandola neanche per un secondo e quando la sentì prendere posto sul materassino in cui era sdraiato Jiyong, si sedette anche lui. Nessuno doveva rimanere da solo in quel momento, tanto meno lui, che aveva fatto sii che un momento del genere si potesse realizzare.
Per infondere la sua estrema riconoscenza nei confronti di quel ragazzo, allungò la mano e strinse delicatamente il suo braccio, quando la voce udita in precedenza, riprese a parlare.
<<Spero siate riusciti a fare ciò che vi avevo chiesto, sono da poco rintoccate le due, stiamo per fare fuoco.>>
E subito dopo quelle parole, sentire qualcosa divenne impossibile.
Un terribile frastuono proveniva da ogni direzione e coprire le orecchie non era sufficiente per attenuare quel rumore infernale.
Per smorzare quell'immenso fastidio, alcune persone, iniziarono a gridare, altre invece, rimasero immobili con lo sguardo fisso verso il vuoto sperando e pregando affinché finisse il più velocemente possibile.
Dopo aver dato l'ultimo avvertimento, Taehyung, riprese posto dentro il velivolo che lo trasportava. Insieme a lui, un'equipe di medici era pronta a scendere per dare soccorso a tutti coloro che ne avevano bisogno, ma per poter fare ciò era necessario il via libera da parte del Comandante di divisione, che stava gestendo i dodici aerei militari e tutti i soldati al loro interno.
Passò una mano sulla fronte, ripensando a tutto ciò che era successo nelle ultime sei ore.
Non si sarebbe mai aspettato che le forze militari venissero in suo soccorso, né che lo rendessero partecipe in quel modo.
Ricordò di aver contattato la stessa divisione anni prima, quando i primi segnali di ciò che suo fratello aveva creato iniziavano a manifestarsi, ma la risposta dell'ufficiale con cui parlò, fu una semplice e sonora risata carica di scherno.
Pochi giorni dopo la sua telefonata, si era scatenato il finimondo in tutta la nazione. L'epidemia scatenata dall'assunzione di quegli snack, faceva sii che la popolazione che ne aveva fatto uso impazzisse completamente, commettendo i crimini più assurdi.
Però, nello stesso istante in cui anche loro si accorsero che qualcosa non andava, stimolati dal fatto che ne parlassero tutti i notiziari nazionali, furono loro stessi a contattarlo, per evitare che quelle notizie catastrofiche si diffondessero oltre il paese.
Dopo aver ricevuto il messaggio, consegnato da uno strano ragazzo a lui totalmente estraneo, li richiamò e a differenza della prima volta, si misero subito in atto, includendolo in quella spedizione.
Già... Non avrebbe mai potuto dimenticare il modo con cui quel ragazzo, di cui non sapeva neanche l'esistenza, aveva fatto irruzione nel suo ufficio, né tanto meno l'espressione spaventata che appesantiva il suo viso.
Non sapeva nulla riguardo il suo conto, per quale motivo si trovasse lì, o per quale ragione stesse dando di matto in quel modo, ma c'era qualcosa nel suo viso che lo spinse a fidarsi di lui, facendo tranquillizzare i due uomini della sicurezza e facendoli tornare all'ingresso.
Ricordò di avergli chiesto come si chiamasse, sotto un certo punto di vista voleva assicurarsi che non avesse alcun collegamento con il fratello e, di conseguenza, che potesse effettivamente fidarsi di lui. Ma il modo con cui rispose quel ragazzo, le parole che uscirono dalla sua bocca, no, non avrebbe mai dimenticato neanche quello.
<<Non ha importanza il mio nome in questo momento, quello che conta è questo bigliettino. È scritto in codice morse perché è stato consegnato attraverso l'uso di un vecchio, ma funzionante, radiotelegrafo. Il messaggio proviene dall'isola di Jeju e dice “S.O.S. KIM TAEHYUNG”, è lei la persona che cerco?>>
L'accoppiata del suo nome con quella richiesta di soccorso gli annebbiarono completamente la vista, ma ciò che lo sconvolse ancora di più era stata la provenienza di quel messaggio. Il panico si irradiò nel suo corpo lentamente e in profondità e istintivamente, prese il cellulare. Compose il numero di Hayoon e iniziò a tamburellare nervosamente con le dita sulla scrivania. La solita voce registrata lo informava che il numero non era raggiungibile. Riattaccò e digitò quello di Minjun, ma anche il quel caso partiva la segreteria telefonica. Fissò lo schermo, permettendo all'ansia di prendere il controllo, ma la tensione nel suo corpo era tale da non riuscire a pensare razionalmente, quindi l'unica cosa che riuscì a fare fu guardare lo schermo luminoso fin quando la stessa voce udita prima riprese a parlare.
<<Ho già provato a chiamare la polizia locale, negozi di zona e anche la guardia costiera. Non risponde nessuno, si sono interrotte le telecomunicazioni. Ho chiamato anche la guardia costiera di Yeosu, provando a capire se loro riuscissero ad avere contatti con l'isola, ma Jeju è in un blackout totale. Cosa sta succedendo in quel posto e per quale motivo l's.o.s. era rivolto a lei?>>
Le sue peggiori paure si erano realizzate, Minjun aveva ragione e lui non aveva prestato il necessario ascolto. Poggiò entrambe le mani ai lati della testa e mandò giù diverse boccate d'aria, provando a placare quella tensione che lo stava facendo tremare dalla testa ai piedi. Dopo aver ripreso il controllo di se stesso si alzò dalla sedia e dopo aver fatto il giro della scrivania, in modo da essere esattamente al suo fianco, ricordò il modo freddo e distaccato con cui rispose e anche in quel momento, riuscì a sentire nuovamente l'amaro in bocca, causato dall'asprezza delle sue parole.
<<Perché io sono l'unico in grado di poter fare qualcosa e salvare chi è riuscito a sopravvivere. Ti ringrazio per avermi informato di tutto ciò che hai scoperto e di esserti precipitato qui nel minor tempo possibile. È meglio che adesso tu vada a riposare, penso io al resto.>
Doveva, al più presto, iniziare a contattare le varie forze dell'ordine, in modo che nel più breve tempo possibile potessero fare qualcosa di reale per aiutarli. Doveva far uscire quel ragazzo per poter mettere in atto le sue idee e dopo aver pronunciato quelle parole, iniziò a spingergli delicatamente una spalla, in modo da accompagnarlo all'uscita.
<<Il mio nome è Choi Seunghyun e non vado da nessuna parte finché non avrò la certezza che il mio amico è vivo. In qualsiasi posto tu vada, qualsiasi cosa tu faccia, io “devo” esserci. Come hai ben detto, se non fosse stato per me, tu non avresti saputo assolutamente nulla.>> disse e dopo aver incrociato le braccia al petto, rese impossibile spostarlo anche di solo un millimetro.
Taehyung alzò lo sguardo, non ricordando l'esatto momento in cui aveva abbassato il capo e non poté fare a meno di notare il nervosismo del ragazzo seduto al suo fianco.
<<Non guardare fuori. Appena ci verrà dato il segnale potremmo scendere da qui e potrai assicurarti che il tuo amico sta bene.>> disse, provando a tranquillizzarlo, ma lui era tutto tranne che tranquillo. Non poteva farsi vedere instabile, tentennante, doveva essere forte e sperare che le persone a lui care, fossero ancora vive.
<<Parli come se ne fossi certo, ma cosa ti da la sicurezza che sia così?>> chiese Seunghyun, arrestando per un momento il tremolio alla gamba sinistra e concentrando tutta la sua attenzione al ragazzo che sedeva al suo fianco.
<<Spero sia così. Ho anche io delle persone a cui tengo lì dentro...>> rispose vago il ragazzo dai capelli castani, lasciando perdere il suo sguardo all'interno del velivolo.
Aveva fatto bene ad assecondare la richiesta di un estraneo?
Taehyung non avrebbe saputo dirlo, non in quel momento almeno, non quando la sua testa stava per esplodere a causa delle mille cose da fare e a cui pensare. Non era riuscito a negare quella disperata richiesta, perché consapevole che discuterne avrebbe fatto solo perdere tempo.
Era stato costretto a spiegargli parte della storia legata al fratello e i danni che aveva causato nell'isola di Jeju per colpa della sua fabbrica maledetta. Ma mai, mai per nessuna ragione al mondo, avrebbe potuto immaginare la ragione che aveva fatto scattare l's.o.s e anche in quel momento, trovandosi a pochi metri da quelle bestie, stentava a credere che fossero reali.
Più le guardava, più una logorante ansia prendeva possesso del suo corpo. Davanti ai suoi occhi, migliaia di quegli esseri deformi, venivano colpiti in ogni angolazione e parte del corpo. Alcuni cadevano nel vuoto a peso morto, altri invece, rimanevano aggrappati alla struttura.
Dopo quelli, che a lui parvero minuti interminabili, udì una voce raggiungere le sue orecchie, la voce del pilota, l'unica che riuscì a farlo smuovere da quella vista raccapricciante.
<<Signor Kim, l'intera zona è stata sgomberata, possiamo scendere di quota. La squadra 12 rimarrà con noi, in sostegno, gli altri andranno in ricognizione.>>
Taehyung annuì, preparandosi subito dopo all'atterraggio. Appena le pale del velivolo si arrestarono, tutti si catapultarono verso l'uscita, ma nello stesso istante in cui poggiarono i piedi per terra, un micidiale fetore raggiunse le loro narici.
L'aria era irrespirabile e muoversi era difficile, se non quasi impossibile. I corpi immobili di quegli esseri deformi, giacevano per terra, immobili. Solo alcuni erano mossi da violenti spasmi, movimenti che vennero fermati da ennesimi colpi di fucile, messi a segno dai militari della squadra 12.
Il terreno era un vero e proprio campo minato e puntando tutte le torce a loro disposizione ai loro piedi, Taehyung, Seunghyun e l'equipe medica, lentamente, riuscirono ad arrivare al portone d'ingresso.
Di botto com'erano cominciati, tutti i rumori si placarono lasciando solamente uno sconcertante silenzio. Non si sentivano più i latrati di quelle bestie, niente più colpi assordanti. Anche gli elicotteri avevano smesso di ronzare fastidiosamente e non si avvertivano più colpi di arma da fuoco che rimbalzavano in tutte le direzioni.
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Toxic Rain
Fanfiction[COMPLETA] Anno 2014 La Nongshim apre i battenti nell'isola di Jeju, in Corea del Sud, iniziando la produzione di uno snack, progettato accuratamente dopo anni di ricerca. In poco tempo, infatti, i Dalgdali diventano lo snack più popolare in tutto i...