Capitolo ventisei

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Blake Oliver Carter.
Bronx, New York
Due mesi dopo.

A malincuore, me ne andrò.
Me ne andrò dalla mia città, dal mio quartiere.
A malincuore, lascerò per sempre il Bronx.
Cambierò vita. Cambierò ogni cosa, cambierò tutto.
Non è stato facile, ma tre giorni fa ho saputo che idiota Hunter è stato rilasciato ed è pronto a qualunque cosa pur di vendicarsi, così senza pensarci due volte, ho acquistato un biglietto aereo di sola andata per San Francisco con data di partenza, giovedì mattina.

"... laggiù sarai solo, non ci sarò io, non ci sarà Seth, non ci sarà niente di tutto quello che hai qui a New York" sospira Mia, piegando le ultime magliette.
"La proposta di venire con me è pur sempre valida" le ricordo, sedendomi accanto a lei. "Potresti... non so, avviare uno studio legale tutto tuo a San Francisco, esattamente come farò io con il negozio di tatuaggi"
"Sono due cose completamente diverse, Blake" si passa una mano tra i capelli, sospirando. "Ho dei clienti qui e non posso abbandonarli, da un giorno all'altro..."
"Bianca è un avvocato in gamba, esattamente come lo sei tu, potresti passare ogni cosa a lei, in fin dei conti lo studio legale a Manhattan è suo tanto quanto tuo perciò non dovrebbe essere un passaggio complicato"
"... verrò a trovarti, verrò da te tutte le volte che potrò ma adesso come adesso pensare ad un trasferimento non... è fattibile" si alza in piedi, appoggiando le mani sui fianchi. "I beauty sono in bagno?"
Annuisco, picchiettando intanto, la mano sul lato del letto. "Siediti qui, per favore, ai beauty penseremo dopo"
"... hai chiesto per la spedizione dei mobili?"
"I mobili non sono miei, sono del proprietario di casa e ora torna qua seduta di fianco a me, per... favore..."
Preoccupata, mi guarda.
"... quante volte abbiamo immaginato di andarcene insieme? In una località tranquilla, lontani dal caos della città e alla larga dai problemi e dai casini..."
"Fin troppe, credo"
"... San Francisco non era nella lista delle città in cui pensavamo di trasferirci ma è pur sempre una bellissima cittadina..."
Annuisce. "Non mi trasferirò, comunque"
"... posso finire di parlare o devi continuamente interrompere?" rido, lievemente mentre lei, torna a sedersi di fianco a me. "Quando tre anni e mezzo fa scoprimmo di diventare genitori, giurammo che nostro figlio non sarebbe mai cresciuto qui dove sono cresciuto io e men che meno a Manhattan tra scuole private e brunch domenicali..."
"Ricordo, sì"
"... pensavamo di andarcene non appena lui sarebbe nato, magari a Boston o magari a Dallas, l'importante era allontanarci dal Bronx e allontanarci dalla bella vita che i tuoi genitori hanno sempre immaginato per te" continuo, mentre lei mi stringe la mano. "Ma le cose non... sono andate come immaginavamo, non... sono andate secondo i piani, noi due ci siamo lasciati ma la voglia di andarcene è comunque rimasta"
"Erano tempi diversi, io non avevo ancora l'ufficio a Manhattan con Bianca mentre tu, non avevi il nuovo negozio insieme a Seth"
"Lo so, lo so benissimo, infatti non ti sto dicendo che giovedì mattina dovrai salire su quell'aereo insieme a me, ma sto dicendo che se un giorno cambierai idea, mi troverai a San Francisco a braccia aperte" le stringo forte la mano. "Io ti amo più di me stesso e separarci un'altra volta non sarà facile per nessuno dei due, ma il tempo di rimanere qui al Bronx per me è... scaduto"
Non dice niente, sospira solamente appoggiando la testa sulla mia spalla.
"Posso però giurarti che le cose tra di noi non cambieranno, rimarranno le stesse..."
A bassa voce, borbotta qualcosa.
"... non alcuna intenzione di perderti di nuovo"
"Vedremo"
"Credimi Mia" la bacio, sulle labbra. "Che ti piaccia o no, dovrai sopportarmi per molto, molto, molto tempo ancora"
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🐣 DI NUOVO, BUONA PASQUA 🐣🤍

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