Capitolo trentuno

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Mia Harper Moore.
Manhattan, New York.

"Bentornato in famiglia Blake"
"Grazie, Elizabeth" sorride, prendendo il piatto di patate al forno dalle mani di mia madre.
"Hai visto? Ti hanno accolto nuovamente a braccia aperte" sussurro, stringendo da sotto al tavolo, la mano di Blake.
"Sicuramente tua madre, tuo padre invece mi sta fissando come se davanti a lui avesse la persona che più odia al mondo"

Mia madre lo sa.
Sa che giovedì mattina salirò su quell'aereo insieme a Blake.
Sa che andrò con lui a San Francisco, momentaneamente.
Non sa però, che quel momentaneamente è per tutta la vita.
Mio padre invece, no. Mio padre ancora non sa nulla.

"... il negozio come sta andando? Procede bene?"
Blake annuisce.
"... credi di aprirne uno tutto tuo, un giorno?" lo agita, mio padre agita Blake ancor di più.
"Ho pensato molto a questo e... sì, ne aprirò uno tutto mio tra non molto tempo, non qui però, ma a San Francisco" tutto ad un fiato, lo confessa. "Ho contattato qualche agenzia immobiliare e grazie al cielo ho avuto risposte affermative sui negozi in vendita"
"San... Francisco? Come mai così... lontano?"
"Ho bisogno di cambiare vita, di cambiare aria e il passo iniziale per farlo è proprio allontanandomi dal Bronx, allontanandomi da New York in generale"
"E con... mia figlia?" chiede mio padre, con tono preoccupato.
"Continueremo a stare insieme"
"E come diamine farete? Sono quasi tremila chilometri di distanza"
Sospiro e stringendo forte la mano di Blake mi lascio scappare un: andrò con lui.
"Non... ho capito"
"Andrò con lui, papà. Dopodomani salirò anch'io su quell'aereo e andrò anch'io a San Francisco"
"Non... ho... capito" sotto shock, lo ripete.
"... farò come hai fatto tu trent'anni fa per la mamma: lascerò la mia città natale per amore e che ti piaccia o no, questa è la mia decisione finale"
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