XXIII

1.9K 115 5
                                    

Il capitolo non è nulla di che, è solo di passaggio. Più che altro mi serviva per ciò che succederà nel capitolo successivo. Possiate scusare il modo in cui è scritto, ma ho l'influenza e poca febbre ed è già tanto che sono riuscita a pubblicarlo.
-Angel ❤️

Buona lettura


Il mattino seguente venni svegliata dal suono delle campane della chiesa. Mi stiracchiai nel letto, consapevole di aver fatto una dormita con i fiocchi, e strofinai gli occhi.
Erano quasi le nove e la voglia di scendere per fare colazione era pari a zero, dunque decisi di fare una bella doccia calda e -una volta indossato l'accappatoio- tornai in camera.

Le giornate non erano più calde come un tempo, ormai tirava un leggero e fresco venticello che mi suggeriva di non indossare più abiti corti, ma purtroppo oltre a quelli non ne avevo altri. Sbuffando, ne indossai uno e -poco dopo- qualcuno bussò alla porta.

«Buongiorno», borbottò Caroline, gettandosi sul mio letto. «Oggi hai qualche impegno?»

«Ti risulta che io abbia impegni?»

«No, meglio così, vado in città e volevo chiederti se ti andava di accompagnarmi.»

«In città? Ti risponderei di no, ma dalla tua faccia penso che tu abbia bisogno di svagarti un po'. È successo qualcosa?»

Sospirò pesantemente, schiacciando la testa nel cuscino, «si vede che sto male eh? Sono due notti che non dormo a causa di Fred, oggi è stato ricoverato in ospedale e non penso che tornerà presto. Ho bisogno di un bel shopping e relax, quindi ho deciso di prenotare una giornata alla SPA per noi e per il principe azzurro; è il mio giorno libero e voglio godermelo.»

A quelle parole fermai la spazzola che, poverina, provava ancora a sciogliere l'ammasso di ricci che avevo in testa. «Non so cosa sia una Spa e non capisco perché Damon debba venire.»

Alzò di scatto il viso e, con un sorriso inquietante, disse: «non ho mai detto che il principe azzurro sia Damon, ma tu hai subito pensato a lui, chissà perché», ridacchiò.

«Non farti strane idee, ti ricordo che è un mio parente, inoltre non penso che Adrien possa venire; quel poverino è sempre in servizio. Comunque ancora non mi hai detto cos'è lo shopping e la Spa.»

Alzò gli occhi al cielo, «purtroppo ammetto che il tuo ragionamento non fa una piaga. Lo shopping è l'acquisto di abiti e accessori che ti piacciono, la Spa è un luogo dove ti fanno massaggi, trattamenti al viso e al corpo ed è puro relax.»

«E Damon ha seriamente accettato di venire?», non per qualcosa, ma tutto ciò mi sembrava molto femminile; non penso sarebbe piaciuto ad un uomo.

«Mi ha chiesto lui di venire questa mattina, quando ne ho parlato al Re; ha detto che vuole visitare la città.»

Ridacchiai ed abbassai il viso, sicuramente non mi sarei persa le sue prime impressioni nel nuovo mondo.
Dopo aver mangiato qualcosa per colazione e aver salutato Adrien all'entrata ci dirigemmo verso l'auto di Coraline.

Damon guardava il cielo come un bambino alla scoperta del mondo, ogni tanto mi indicava gli oggetti di acciaio che volavano ad alta quota, i famosi aeroplani.

«Siamo sicuri che non ci attaccheranno?», mi bisbigliò mentre Coraline metteva in moto l'auto.
Ancor prima che potessi dargli una rispondere, venni afferrata per un braccio e trascinata indietro. «Ma che...»

«Te lo avevo detto che il mondo era cambiato, stai tranquillo, tutto ciò che vedi è a norma e fuori pericolo; mi ci è voluto un po' per comprenderlo, ma purtroppo questa è la realtà.»

Lui annuì fiducioso e salimmo in auto. Sperai solo che non succedesse qualcosa una volta arrivati lì, purtroppo tutte le volte che ero andata in città, si erano rivelate pericolose per la mia incolumità. Però quella volta ero fiduciosa, era da tanto tempo che quei strani uomini non mi facevano visita.

«Questo è... È ancora più grande del castello! Chi ci vive?», domandò Damon una volta arrivati al centro commerciale.

«Nessuno, sono negozi dove si possono fare acquisti», bisbigliai, afferrandogli una mano; era meglio tenerlo sotto osservazione, continuava ad allontanarsi per vedere quanto più possibile e temevo che potesse perdersi; d'altro canto, io ero incollata a Coraline.

«Dobbiamo acquistare degli abiti anche per te, non puoi continuare a vestirti con roba estiva.»

«Non ho un soldo con me», le ricordai.

«Tranquilla, ci ha pensato il Re. A proposito, Damon anche tu sei libero di prendere ciò che vuoi.»

«Nemmeno morto indosserò uno di quelli», borbottò, indirizzando lo sguardo su una maglia corta e a maniche lunghe.

«Quello è per donna», risi, portandomi una mano sul viso.

Due ore dopo, ci eravamo fermati in un bar per prendere delle bibite. Damon, poverino, aveva le mani piene di buste, tutte cose acquistate da me. Avevo scoperto, con un cambio di mentalità, che quel luogo era il Paradiso di ogni donna.

«Coraline», canticchiai, «guarda cosa ho comprato mentre eri in camerino», presi da una delle numerose buste un paio di jeans chiari.

«Sia lodato il Signore», per poco non sputò tutto il succo. «Sono anche carini, hai buon gusto nel vestire.»

«Penso che mi troverò malissimo, ma fa freddo e le mie povere gambe sono ghiaccioli. Quando torniamo al castello ti mostro cosa ho preso a te», mi voltai verso Damon che, goloso, stava divorando un pacchetto di patatine.

«Spero nulla di osceno, queste patate fritte sono una delizia per il palato», gemette, infilandosene in bocca un bel po'.

«Dobbiamo sbrigarci, ho prenotato la Spa per la mezza, se non ci sbrighiamo salta l'appuntamento», si alzò, bloccata però dalla mano di Damon.

«Possiamo prendere un altro di questo?», sventolò la busta di patatine.

«Va bene, ma se osi sporcarmi la macchina, ti rimarrò per strada.»

Dopo dieci minuti passati per scegliere il gusto delle patatine, finalmente siamo di nuovo in macchina. Coraline canticchia una strana canzone di cui nemmeno le parole capisco, Damon mangia come un maiale nei sedili posteriori ed io guardo fuori dal finestrino.

Ciò mi portò a pensare, pensai che finalmente stavo trascorrendo una giornata serena, oserei addirittura perfetta e purtroppo sapevo che una tale perfezione sarebbe prima o poi scomparsa. Non volevo essere pessimista, ma sapevo che nella mia vita nulla era perfetto e sereno.

Quando arrivammo alla Spa, la prima cosa che pensai fu "Wow"
Davanti a noi di ergeva un alto palazzo fatto quasi interamente di vetro, dalla quale uscivano uomini e donne sorridenti.
Entrammo e fummo accolti da una dolce donna che ci mostrò la nostra temporanea camera, dove ci era possibile cambiarci per poi pranzare e rilassarci al cento per cento... Sì, quella era proprio una giornata perfetta.

Sentimenti DistantiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora