XIV

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Damon

Ancora increduli e confusi per ciò che era appena successo, rientrammo in casa e come suo solito, Leila iniziò a parlare a raffica dalla troppa paura mentre io mi avvicinavo ad Angel.

«Tu non c'entri nulla giusto?», chiesi con tono basso, ma sapevo benissimo che William aveva l'udito concentrato su di noi.

Lei scosse la testa, «no, ma-», si bloccò quando -con un veloce sguardo- vide Leila osservarci. Quest'ultima voltò subito lo sguardo altrove e si portò le mani verso il petto a mo' di preghiera.

Era ovvio che non potevamo parlarne lì, ma non ero sicuro di voler tenere nascosto tutto ai nostri genitori...
Aggrottai la fronte: li avevo davvero definiti nostri genitori? Ero troppo stanco ultimamente e le assurdità stavano invadendo la mia mente.

Sospirai e mi passai una mano tra i capelli, quanto tempo era che non mi rilassavo con un bel bagno caldo? Troppo, ma troppo tempo. I miei pensieri, giorno e notte, erano concentrati su Jane, ma avevo bisogno di staccarmi dal mondo per un po' o avrei rischiato di impazzire.

«Fammi sapere se scoprite qualcosa», sussurrai a bassa voce, poiché la stanchezza che provavo era aumentata in un nano secondo. Serrai gli occhi per un po' e mi incamminai verso la mia camera. Sentivo qualcosa, ma non capivo cosa, dopo quel bagliore il mio corpo si era improvvisamente messo in allerta e subito dopo si era rilassato e poi di nuovo preso dall'ansia; era come se avessi paura di qualcosa, o qualcuno.

Arrivato in camera, mi tolsi gli abiti e li gettai sul pavimento, andando poi verso la botte e mettendoci dentro l'acqua. Acqua fredda o calda in quel momento non mi importava, volevo solo immergermi e restarci quanto più tempo possibile e così feci. Chiusi gli occhi, una volta al suo interno, e mi lasciai andare ai ricordi che sapevano tanto di sogni... Bei sogni.

Quando li riaprii non sapevo quanto tempo fosse passato, per cui mi alzai e mi asciugaii, indossando poi una camicia bianca e un paio di pantaloni. Fu proprio quando stavo per mettere gli stivali che vidi qualcosa che mi lasciò confuso: il legame era improvvisamente ricomparso ed era scuro e ben visibile. Ricordavo che esso era molto sbiadito e poco visibile, mentre in quel momento era bellissimo e sembrava brillare di una luce oscura ed un alone che lo avvolgeva.

La sua ricomparsa mi fece sorridere, ma presto il sorriso si spense: esso ricompariva solo quando Jane era nelle vicinanze, impossibile che fosse a qualche metro da me. Scossi il viso nel momento esatto in cui qualcuno bussò alla porta. Diedi il consenso di entrare e presto in camera comparve Angel.

«Avete scoperto qualcosa?»

«No, ma sono qui per parlarti di altro», disse, avanzando e stringendo tra le braccia il libro. «Forse ho trovato Jane.»

Rimasi per un attimo in silenzio, finché i dubbi non di insinuarono in me: «come hai fatto a trovarla? È impossibile che tu ci sia riuscita da sola, avresti dovuto avvisarmi e attenerti al piano.»

«Mentre stavo studiando l'incantesimo, ho letto un passaggio che mi ha incuriosita: ho scoperto che potevo benissimo cercarla senza il doverti sigillare in un oggetto e spedirti nelle diverse epoche. Mi è bastato entrare in possesso di un oggetto a cui lei era affezionata per riuscire a rintracciarla», mi mostrò una perla. «Te la ricordi?»

Aggrottai la fronte e scossi il viso, proprio non potevo capire come Jane potesse essere tanto affezionata ad una perla.

«Questa perla si è staccata dal braccialetto che avevi regalato a Jane tempo fa, prima di scomparire; Jane è molto affezionata ad esso, lo portava sempre al braccio e di tanto in tanto lo sfiorava e sorrideva, immersa in chissà quali ricordi di te», confessò.

Sentimenti DistantiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora