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Jane (2019)

«Quella volta c'è la siamo visti davvero brutta, non potrò mai dimenticare quel giorno, nonostante siano passati più di trecento anni», sospira Damon, circondandomi le spalle con un braccio.

Reggo tra le mani l'album di famiglia e osservo le ultime foto scattate. Parlando degli anni passati, non possiamo non pensare a quel giorno. Il giorno in cui la mia vita cambiò e tutti coloro che amavo -e che amo ancora con tutto il cuore- mi abbandonarono.

Da quel giorno sono passati circa tre secoli, ma la sofferenza che ho affrontato e che mi ha portata a maturare non svanirà mai dalla mia mente.

Ricordo ancora il giorno dei funerali dei miei genitori, Damon era ancora in fin di vita a causa del veleno iniettatogli da Ken ed io ero sola davanti ad un popolo in lacrime e in lutto per la morte dei loro amati sovrani.

Dopo aver trasformato Damon, entrambi affrontammo un terribile periodo che ci costrinse a lasciare il paese per gli anni successivi. Damon capì quanto fosse difficile convivere con un demone interiore, era costantemente nervoso ed irrascibile. Si arrabbiava con la sorella, con zio William e raramente con zia Leila e con le domestiche. La sete di sangue non aveva mai fine, ma nonostante tutto mi stette sempre accanto ed io sapevo che soffriva -e anche molto-, ma egoisticamente non gli avevo mai detto di andare via.

Correva da me quando, nel cuore della notte, urlavo a causa degli incubi. Mi stringeva forte durante i lunghi pomeriggio e mi asciugava le lacrime quando non riuscivo più a trattenerle. Molte volte mi ha fermata dal commettere una pazzia, ero ostinata nell'usare la magia oscura per riaverli indietro, ma tale magia avrebbe compromesso la mia incolumità.

Ammetto che i suoi scatti improvvisi mi facevano rabbrividire, ma in molte occasioni andavo da lui per calmarlo.
L'idea di lasciare il paese fu sua, ma io non potevo lasciare il mio popolo. Non ero ancora stata eletta come nuova Regina, ma doveva pur essere presente una figura Reale. Zio William si offrì di governare lui affinché io potessi riprendermi.

«Come mai tanto silenziosa? A cosa stai pensando?», mi chiede il Mio Re, affondando il viso nell'incavo del mio collo.

«Stavo pensando a ciò che abbiamo affrontato per essere qui, ricordi la nostra incoronazione? Ero così nervosa e sul punto di piangere, tu eri tranquillissimo e ti odiavo per questo», ridacchiai.

«Oh... Sì, lo ricordo eccome quella giornata», ammiccò, allungandosi verso di me e mordendomi il labbro inferiore.

«Stupido, pensi solo con malizia», dico, ridacchiando.

«Onestamente ricordo solo la parte finale di quel bel giorno», sospira estasiato.

La nostra prima notte insieme, la notte in cui mi sono concessa a lui per la prima volta. Gli avevo chiesto di aspettare il matrimonio, così come mio padre desiderava, e lui non ha mai avuto nulla in contrario, anzi.

Quella notte la porto ancora nel cuore. Ricordo perfettamente quanto ero nervosa, insicura di me stessa e del mio corpo; mai mi ero spogliata davanti ad uomo, ma lui fu bravissimo, dolce, ogni gesto lo faceva con amore.
«Piccola pervertita, lo stai pensando anche tu eh? Vedo le tue guance arrossire.»

Gli do una leggera spinta e lo vedo ridere ancora più forte. Un fulmine, però, ci fa alzare entrambi lo sguardo verso il cielo. Le bellissime e numerose stelle che ci hanno accompagnati per l'intera serata hanno lasciato spazio a nubi scure e piene di acqua. «Sarà meglio rientrare, non voglio bagnarmi e fare nuovamente la doccia», sbuffo, «domani abbiamo l'inaugurazione dell'acquario... Sarà una lunga giornata», mi alzo, seguita a ruota da lui.

Sentimenti DistantiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora