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Fissavo l'uomo dinanzi a me, a sua volta lui mi fissava, ma non era uno sguardo malizioso o con doppi fini, bensì sembrava curioso.
Si sistemò gli occhi sul naso e afferrò dei fogli.

«Vorrei tanto aiutarla, ma non posso farlo se lei non me lo permette. È qui da dieci minuti e ancora non ha proferito parola», disse esasperato, almeno non parlava con tono confidenziale.

«Non ho ben capito in cosa consiste la sua missione, cosa vuole che io faccia?»

«Il mio compito è quello di aiutarla con la sua memoria per poter tornare a casa. Siccome la sua infermiera mi ha riferito che non riporta alcun trauma cranico o lesioni, riteniamo alquanto strano la sua perdita di memoria; sono qui per far chiarimenti con il suo cervello.»

«Mi crede pazza, giusto?»

«Non ho detto questo, penso che la sua mente si voglia proteggere da qualcosa, ciò sarebbe una spiegazione alla perdita di memoria.»

«Da cosa dovrei proteggermi, dalla famiglia da cui voglio tornare?»

«Chissà, partiamo da questo», si sistemò sulla sedia ed inclinò il viso. «Ricorda qualcosa della sua famiglia? Aveva fratelli? Sorelle?»

«Non ricordo niente di nessuno, l'ho già spiegato a quella donna.»

Annuì, «conoscete la città in cui vi trovate?»

«Secondo lei?», inarcai mezzo sopracciglio.

«Presumo di no, siete nella città di NorthSide...»

North... Nord, città del nord. Improvvisamente, nella mia mente comparvero delle immagini. Scorrevano velocemente, tanto veloce da non riuscire a distinguerle tutte e -per il troppo sforzo nel cercare di metterle a fuoco- un terribile mal di testa mi colpì. Riuscivo, però, ad udire alcune parole da persone che non distinguevo: campagne, sud, nord, attacco... Non capivo nulla.

Mi tastai la teste dolente e mi sforzai di non gemere dal dolore. «Questo nome non mi porta alla mente nulla», mentii.

«Se le mostro questa foto, mi saprebbe dire cosa vede?», estrasse un foglio dai tanti fogli, la cosiddetta foto e me la mostrò. Vedevo chiaramente raffigurato un castello antico ed abbandonato, dato le vetrate rotte e sporche e il giardino non curato. Più lo osservavo e più sentivo il cuore battere sempre più veloce. Non ne capivo il motivo, perché mi aveva mostrato quel castello?

Osservai silenziosamente la foto e, scendendo verso il basso con lo sguardo, vidi un piccolo paese.
Proprio non mi diceva nulla. Scossi il viso e lui sospirò ancora, battendo una matita sul foglio.

Nel pomeriggio

«Eva, così proprio non andiamo bene», disse la donna, poggiando una busta sul tavolo. «Lo psicologo mi ha detto che non hai fatto altro che scuotere la testa e rispondere a monosillabi. Ci sarà un bel lavoro da fare con te. Sono stata in centrale dopo il turno di lavoro e, a quanto pare, nessuno ha fatto denuncia per una ragazza scomparsa.»

«Denuncia», aggrottai la fronte e mi sedetti su una sedia. «A cosa serve?»

«Quando una persona scompare, la famiglia va in centrale ed espone denuncia. Se entro quarantotto ore la ragazza non compare, si dà inizio alle ricerche.»

«La ritengo un qualcosa di estremamente stupido, donna. Se la ragazza è scomparsa, e se passano più di due giorni, la troveranno sicuramente morta.»

«Mi chiamo Coraline, non donna. Solitamente, se si tratta di ragazzine, la maggior parte fuggono con il proprio fidanzatino e ritornano a casa il giorno dopo; ecco perché bisogna aspettare quarantotto ore.»

«E se la ragazza è stata presa dal nemico? In quarantotto ore sarà già stata torturata ed uccisa.»

«Le leggi non le faccio io, ma la famiglia Reale, non posso farci nulla. Hai preferenze sulla cena?»

Scossi il viso ed avvolsi una ciocca di capelli attorno all'indice. La vidi estrarre da una busta il pane e subito dopo della verdura. Siccome non avevo idea di come funzionassero quegli oggetti tecnologici, rimasi in silenzio in cucina; finché non mi vennero a mente alcune sue parole. «Avete detto che le leggi sono emanate da una famiglia Reale, giusto? Quindi la politica non è cambiata?»

Uno suo sbuffo accompagnò la risposta, «ti reggerò ancora una volta il gioco: no, la politica interna dei quattro stati dagli anni della creazione dei paesi non è cambiata. Ogni città ha un proprio Re ed una propria Regina. Ci sono tante leggende sul loro conto», si girò verso di me, asciugandosi le mani con una pezza.

«Leggende? Del tipo?»

«I nostri sovrani hanno un'ottima reputazione, sono sempre presenti, non instaurano leggi che possano mettere in difficoltà i cittadini, aiutano i senzatetto; eppure si dice che la loro famiglia, sin dai tempi più antichi, abbia instaurato un patto con il demonio», confessò, facendomi sgranare gli occhi. «Per più di due secoli la famiglia Reale non si è fatta vedere, si è isolata completamente dal mondo e dopo duecento trentadue anni sono ricomparsi i loro discendenti ed hanno portato avanti l'eredità, ma i più anziani della città dicono che i loro genitori avevano delle foto con i Reali e che per tanti anni il loro aspetto fisico non è mai cambiato. Anche i "discendenti" sono identici a loro.»

«E per i successivi duecento trentadue anni non hanno più regnato?»

«Certo, lo hanno fatto in distanza.»

«Che strano, non ho mai udito una leggenda così complessa. Sarei curiosa di conoscerli e chiedergli se realmente hanno instaurato un patto con il diavolo.»

«Sei impazzita? Potrebbero arrestarti, o addirittura ucciderti se supponi una cosa tanto grave!»

«Avete appena detto che hanno una bella reputazione e sono sempre presenti per il popolo, non penso che arriverebbero addirittura ad uccidermi se gli esponessi i miei dubbi. Infondo lo pensate tutti, giusto?»

«Non lo pensiamo, sono solo delle leggende sul loro conto. Non mi metterei mai contro il Re! Se vuoi veramente vederli, possiamo farlo dopodomani, ci sarà l'inaugurazione del nuovo parco acquatico e loro saranno lì per tagliare il nastro.»

«Parco acquatico? È pieno di acqua?»

«Lo scoprirai dopodomani, sarebbe troppo complicato da spiegare. Ti piace la carne bianca, giusto?»

Annuii e dopo dieci minuti cenammo. In serata andai a dormire presto e il mattino successivo venni svegliata da Coraline che mi scaraventò letteralmente dal letto.
Dopo averle urlato di non permettersi più di fare una cosa del genere, andai in bagno a lavarmi e non mangiai nulla per colazione. Mi prestò un altro suo vestito, bianco e semplice, ma che ancora consideravo indecente.

Quella mattina l'avremmo passata in giro per la città, per cercare di aiutare la mia memoria. Sapevo che era tempo sprecato, perché la mia memoria andava aiutata, ma non facendo giri per la città.
«Cos'è una fiera?»

«È un mercatino, vengono vendute le merci a basso prezzo. Vedi quel punto?», mi indicò una bancarella di collane e bracciali. «Sei caduta proprio lì. Il negoziante afferma di aver sentito qualcosa battere sul tendone della bancarella e subito dopo il balzo sei caduta sull'asfalto.»

Fissai la bancarella inespressiva, per poi alzare lo sguardo verso l'alto. Non vi era alcun piano dove, teoricamente, mi sarei potuta lanciare. Ciò non faceva altro che confermare il fatto che io di quel mondo non conoscevo nulla perché non era il mio.
Non mi ero lanciata da un'alta altezza, non ero stata buttata da qualcuno, da dove ero arrivata?
Non ero pazza, come tutti mi volevano far credere, fin da subito avevo capito che quello non era il mio secolo.

Camminammo per il mercatino e Coraline non fece altro che farmi domande su domande, fin quando non disse qualcosa che finalmente aveva un senso: «quella è la bancarella dei libri. La biblioteca alla tua destra mette in vendita, una volta al mese, libri a metà prezzo.»

Un posto dove si trovavano i libri, era la mia salvezza, o almeno lo sperai. Avrei potuto consultare libri riferenti al mio secolo e capire se in passato era accaduto qualcosa di anomalo... Qualsiasi cosa mi andava bene, se realmente era accaduto un disastro era stato sicuramente trascritto.

Sto cercando di aggiornare ogni giorno, come vi sembra quest'ultimo libro? Vi sta piacendo? Vi intriga?
-Angel ❤️

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