XXXI

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Jane

Dopo essere uscita dal bagno dopo una urgentissima lavata, tornai in camera. Damon quella sera era particolarmente strano, ma come biasimarlo, a tutto c'era un limite e il suo era arrivato sull'orlo.

Lo trovai sdraiato a letto che leggeva un libro, mi emozionava l'idea che avrebbe dormito con me. Avevo indossato qualcosa di comodo, fregandomene altamente della sua personale opinione e mi ritrovai a pensare che forse avrei potuto indossare qualcosa di... Non potevo crederci, volevo realmente indossare qualcosa di attraente per lui?

Mi sdraiai a letto ed affondai il viso nel cuscino, con un pigiama colore rosa non potevo assolutamente essere attraente, ma non capivo quel mio desiderio di apparire bella per lui. Non lo avevo mai provato prima!

Damon chiuse il libro e lo poggiò sul comodino accanto a sé, spegnendo poi la luce e stiracchiandosi tra le coperte. Mi misi su di un fianco, abbracciando il cuscino ed affondando nella morbida seta che mi riscaldava.

Chiusi gli occhi e provai a dormire, nessuno dei due parlava e nell'aria sembrava esserci imbarazzo e nervosismo. Feci un colpo di tosse e schiusi un po' gli occhi, lui mi dava le spalle e sembrava essere tranquillo... A differenza mia.

Pian piano mi avvicinai a lui, la sua schiena era contro il mio petto e potei  sentire i suoi muscoli irrigidirsi. Volevo, desideravo con tutta me stessa, un contatto fisico con lui e non volevo posticipare oltre quel mio desiderio. Tutti volevano che fossi più sicura di me stessa e lo volevo dimostrare a modo mio.

Appoggiai la guancia sulla sua pelle fredda, si era tolto la maglia prima di rimettersi a letto, e sospirai.

«Hai paura?», chiese improvvisamente.

«No, perché?»

«Pensavo che... Che ti fossi avvicinata per quello, alcune volte avere un contatto fisico è gratificante in situazioni del genere.»

«Cosa ti fa pensare che ciò non mi gratifichi anche senza paura?»

Allora fu lui a sospirare e, velocemente, si girò verso la mia direzione, facendomi staccare da lui. «Da dove hai preso tutto questo coraggio, pochi giorni fa arrossivi ogni qualvolta mi vedevi.»

«Volevo solo stare accanto a te, sento questo irrefrenabile impulso di starti sempre accanto, con te sono tranquilla e al sicuro.»

Chiuse gli occhi per una frazione di secondo e quando li riaprii, li vidi rossi come il sole al tramonto. Brillavano in quella oscurità della camera e non mi intimorivano affatto. «Damon devi nutrirti, se ci attaccassero, tu non avresti abbastanza forze per proteggermi», provai a farlo ragionare, usando l'unica tattica a mia disposizione; premere su ciò che lui desiderava di più: la mia protezione.

«Lo so, hai ragione, ma non posso farlo. Potresti pentirtene e non voglio che ritorni ad odiarmi.»

«È vero che non ricordo granché del mio passato, ma sono sicura che non ti ho mai odiato, qualsiasi cosa tu abbia fatto. Non mi pentirò mai di averti offerto il mio sangue.»

«È una questione delicata offrire il proprio sangue, soprattutto per noi e-», si bloccò quando il respiro gli divenne irregolare.

«Fallo, Damon, ti prometto che qualsiasi cosa mi dirai o farai, io non ti rinfaccerò mai quello che sta per accadere», alzai leggermente il busto e gli allungai il polso.

Lui lo afferrò immediatamente e se lo portò al naso, sniffando il mio odore. Non disse nulla, non mi guardò negli occhi, semplicemente aprì la bocca e mi rivelò i suoi affilati canini, per poi addentarmi il polso con decisione.

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