11 𝐺𝑒𝑛𝑛𝑎𝑖𝑜.
La mattina successiva al mio arrivo a Manchester decisi di disfare le mie valigie, e depositare i vestiti negli appositi contenitori e svuotare lo zaino dai libri da leggere, piastre e cosmetici, in modo tale da poter usare lo zainetto per andare in giro.
Dopo aver estratto dalle due valigie gli oggetti più importanti, e dopo essermi preparata per uscire, decisi di andare a fare un giro per la città per vedere se in qualche negozio occorresse un' aiutante, a qualsiasi orario.
Purtroppo dopo tante ricerche non trovai nessun posto libero, tutti i cafee della zona erano al completo e anche ad altri negozi non occorreva un' aiutante.
Ero stanca dopo aver girovagato per tutta la giornata e dunque decisi di tornare al bed and breakfast ma prima sarei dovuta passare al Max's Cafee: il bar dove ero stata la sera prima per ringraziare quel ragazzo per avermi aiutata.
***
24 𝐺𝑒𝑛𝑛𝑎𝑖𝑜Da quel giorno erano passate alcune settimane dal mio arrivo a Manchester, e come cittá mi stava iniziando a piacere, era semplicemente questione di dovermi abituare e crearmi una nuova routine.
Ormai mi cercavano ancora mio padre e mia nonna, ma ormai si erano quasi rassegnati al vedermi tornare a casa, poiché sapevano che prima o poi io sarei andata via.
In quelle settimane stetti malissimo, sentii poche volte la mia migliore amica tramite una cabina telefonica, poiché sapevo che se l' avessi chiamata con il mio numero, lo avrebbe rivelato a mio padre che successivamente sarebbe venuto a cercarmi per portarmi a casa, ed io non avrei potuto replicare dal momento che fossi minorenne.Sapevo che lui avesse anche vergogna di rivelare ai suoi colleghi della mia fuga di casa: ormai mi considerava come una sconsiderata, per lui era inaudito che una figlia macchiasse la reputazione di una famiglia.
In quelle settimane cambiarono tante cose, finalmente riuscí a stare bene con me stessa, iniziando dal fatto che non passavo tutto il giorno rinchiusa in camera a piangere, anzi amavo girovagare per la città, avevo trovato un bel gruppo di amici con cui passare del tempo, e bere un qualcosa insieme.
L' unica cosa che portavo con me sottoforma di terrore era che, se mi avessero trovata mi avrebbero rispedita a casa.
Sapevo che, mi stessero cercando, ma ormai avevano quasi archiaviato il caso.Brook si era allontanata molto da me, da Instagram vidi le sue foto con le sue nuove amiche: aveva impiegato poco tempo a sostituirmi, ma infondo lo sospettavo prima di partire che, sarebbe successo.
Nelle lunghe telefonate non mi aveva mai detto che io le mancassi o altro; fredda e impassibile, anzi era felice e radiosa nel raccontarmi i suoi pomeriggi di shopping con le sue "nuove" amiche e nel parlarmi della sua nuova cotta.L' 11 Gennaio quando andai a ringraziare Max, parlammo un po' e davanti ad una bella cioccolata calda gli raccontai tutto quello che fosse successo nei minimi dettagli.
Inoltre gli raccontai del mio disagio non avendo un lavoro, poiché non avrei potuto pagare il bed and breakfast ancora per molto: le risorse stavano terminando.
Lui per aiutarmi decise di mettermi alla prova per circa una settimana nel suo cafee come barista, e se fossi stata capace mi avrebbe assunta, dal momento che anche a lui serviva un' aiutante in sala.
Fortunatamente il periodo di prova finì nei migliori dei modi, poiché non fui per nulla impacciata, e quindi decise di assumermi.
Ho sempre raccontato ai clienti e ai miei amici di essere arrivata lí per gli studi, e che per mantenermi l' università avevo deciso di lavorare al Max's Cafee.
La mia vecchia vita non mi mancava affatto, ero stufa di vivere in quella gabbia lontano dalla felicità che avrei voluto mi appartenesse, ora era tutto più bello.Finalmente stavo bene, anche se con un po' di paura di essere scoperta, ma sapevo che sarei dovuta resistere ancora per qualche tempo, e poi finalmente sarei riuscita a costruirmi una vita completamente mia: iniziando dal poter affittare un monolocale con i vari risparmi portati da Londra, e dagli stipendi ottenuti da Max.
Avevo cambiato taglio di capelli, colore di capelli, ero dimagrita leggermente, finalmente ero riuscita a fare un cambio radicale che sognavo di fare da tanto tempo, ma visto che a Londra mio padre me lo impediva, mi riducevo solo a guardare quei bei capelli e quel bel fisico dalle foto delle ragazze su Instagram.
In quelle settimane avevo conosciuto degli amici, che anche loro come tutti i clienti del Max's Cafee erano convinti che io fossi lí semplicemente per gli studi, tranne Ashley che, avevo capito avesse qualche dubbio a riguardo.
Avevo paura della loro reazione, ma sapevo che se io avessi parlato settimane prima mi avrebbero aiutata e capita, invece in quel momento mi avrebbero allontanata solamente, con l' ovvio motivo che io li avessi presi in giro.
Mancavano poche settimane ai miei 18 anni e finalmente sarei stata libera completamente e non vivere con la paura che una minorenne possa essere ritrovata e trascinata a casa.
La sera quando tornavo sfinita dal lavoro, mi piaceva guardare la rivista con tutti vestiti per i diciotto anni, infatti mi aveva colpita specialmente un vestito grigio brillantinato.
Mio padre dopo qualche telefonata e annuncio non mi aveva più cercata, "era troppo occupato con il suo lavoro".
Venni a conoscenza, che ormai non ci fosse quasi mai a casa, era sempre via per lavoro, "un imprenditore troppo occupato" così si definiva quell' uomo ogni volta che mi sarebbe piaciuto passare un po' di tempo con lui.Nelle brevi chiacchierate con la mia migliore amica venni a scoprire che la mia dolce nonna era l' unica che continuava a cercarmi giorno dopo giorno. Nei momenti di solitudine sfornava sempre i miei dolci preferiti, per sentirmi più vicina.
Mio padre non era mai a casa anche quando io ero ancora a casa, e i miei pomeriggi erano trascorsi con la nonna, stavamo bene, scherzavamo, fin quando non arrivava mio padre che, portava un' aria pesante in tutta la casa.
Ci pensavo molto a lei, pensavo a cosa stesse facendo visto che mio padre era sempre via per lavoro e quindi lei stava sempre sola, speravo che si incontrasse ogni tanto con le sue amiche per scambiare due parole, per non stare sempre sola in casa.
Dopo la telefonata con Brook, pensai ai pomeriggi con lei, ricordai i pomeriggi prima della vigilia, che passavamo tutto il tempo a sfornare biscotti ed addobbare la casa in tema natalizio.
Portavo sempre con me il ricordo di quando ero piccola che, quando portavo i piatti a tavola la domenica per la mia famiglia, cucinati da lei, mi fingevo una cameriera, e la cosa che mi facesse più ridere era che poi scrivevo un conto e lo portavo al papà, guadagnandomi una risata dolce da tutti.
Mi ero ripromessa che una volta calmate le acque sarei tornata a casa per andarla a trovarla, e dirle che doveva stare tranquilla perché stavo bene, ed ero riuscita a costruirmi una vita.
Non importava dove io stessi, ma come io stessi.
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𝘾𝙡𝙤𝙨𝙚 𝙮𝙤𝙪𝙧 𝙚𝙮𝙚𝙨.
RomanceGennaio 2012. Allison una comune ragazza di 17 anni, sicura di sé stessa, dopo aver trascorso anni della sua vita rinchiusa nella musica e nei libri, pur di sfuggire alla vita esterna alle mura della sua stanza, decide di imbattersi in una nuova avv...