𝟭𝟬|| Cross street.

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11 Marzo.
Qualche giorno dopo tornai a casa sotto la pioggia di Manchester, dove le lacrime si confondevano con la pioggia.

Le strade erano deserte per il temporale e si sentiva l' odore dei biscotti appena sfornati.
Decisi di non tornare a lavoro dopo la conversazione con la signora l'otto Marzo, e decisi dunque di non tornare nemmeno a casa, volevo stare sola, riflettere.

Andai a Heaton Park quella sera del 11 Marzo , una zona di pieno silenzio, dove mi rifugiavo sempre quando volevo scappare dal traffico e dal rumore di Manchester.

Sentivo la pioggia bagnarmi i capelli, i vestiti bagnarsi sempre di più, e i passanti che mi guardavano allibiti, poiché videro che non ero nemmeno interessata al diluvio, mentre loro correvano per ripararsi dalla pioggia.

Iniziai ad avvertire il freddo, ma non m'importò nulla, volevo semplicemente sentirmi libera, anche se ció avrebbe compromesso un bel raffreddore da lì a poco.

Avrei voluto cercare Allan, forse non era molto lontano, ma poteva trovarsi anche dall' altra parte del mondo.
Perché non me ne aveva parlato? Fece tanto il discorso di fiducia a Dublino, ma a quanto pare anche lui non mi disse della sua situazione clinica.

La signora non riuscí a darmi informazioni ben precise, poiché Allan disse ben poco anche a lei, il giusto necessario per affidarle casa e partire solo in una destinazione a me ignota.
Cercai di conoscere informazioni riguardanti la ragazza che quella sera era con lui, ma purtroppo nulla, la signora non l'aveva mai vista prima d'ora in quel palazzo.

Non ho mai saputo se Allan avesse davvero una
mamma o un padre, ero solo a conoscenza della storia della sorella.
Diceva di abitare in un quartiere famoso di Dublino, con madre medico e padre avvocato.

Però in un attimo ricordai di quell' incontro a Dublino, dove mi disse di essere lí per i genitori, ma in fondo avrebbe potuto benissimo dire una bugia, come avevo fatto anche io, a partire dal giorno in cui presi quel treno.

Mi raccontó della sorella, una ragazza laureanda in medicina, con il sogno di diventare medico con la speranza di poter aiutare molte persone e salvarle, dopo non esserci riuscita con sua nonna.

Ma purtroppo il suo destino si spezzò quella sera di Ottobrr del 2007 quando era in macchina, quando improvvisamente la macchina uscí fuori strada a causa di una bufera e Molly non tornò più a casa.

Ricordo gli occhi spezzati di Allan, le sue lacrime e il nostro abbraccio.

Dopo un' ora decisi di tornare a casa, e quindi presi la metro, e sotto molte occhiatacce, riuscii a tornare a casa.
Appena aprii la porta di casa, non mi cambiai nemmeno, ma la prima cosa che feci fu chiamare James: avevo bisogno di sapere delle informazioni da lui, che sicuramente sapeva, altrimenti quei suoi comportamenti strani non avrebbero avuto spiegazione.

J: <<Pronto, chi è?>>
A: <<James ciao, hai un attimo? Sono Allison.>>
J: <<Ciao Allison dimmi.>>
A: << Sai mica se i genitori di Allan abitino a Dublino? Te lo chiedo poichè sto cercando Allan, e visto che tu non hai intenzione di parlare, lo troveró da sola.>>
J: <<No cara, abitano a pochi minuti da Manchester.>>
A: <<Va bene, ciao e grazie.>>

Attaccai la telefonata e in un attimo pensai che lui potesse essere a Dublino, forse quel giorno quando ci incontrammo a Gennaio, era lí per delle visite, ma la mia domanda fu; "Come mai la signora non mi aveva informata dei genitori.?"
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11 Aprile.
Passò all' incirca un mese da quando io iniziai le ricerche sulla famiglia di Allan, e sull'ospedale nel quale lui potesse trovarsi.
Nel mentre io decisi finalmente di cercare una casa, un monolocale per la precisione. Avevo bisogno di arrotondare con i costi, poiché non vivevo più in una stanza, in quel momento avrei dovuto gestire tutto da sola, ma purtroppo i prezzi anche delle stanze a Manchester erano abbastanza alte, e quindi conveniva un investimento, ma con almeno un tetto sicuro sopra la testa.

Dopo varie ricerche trovai casa a Cross Street, vicino il bar di Max, il quale avrei potuto raggiungere con poche fermate di metro, senza dover fare troppo ritardo, anche se sapevo che mi sarei adagiata molto su questa vicinanza, e quindi sarei arrivata comunque tardi a lavoro, pur di dormire dieci minuti in più.

Decisi però anche di cercare un altro posticino in cui lavorare, per riuscire a pagare l' affitto, poiché con la busta paga di Max, non riuscivo a completare tutti i pagamenti necessari.

Infatti la proprietaria del bed and breakfast in cui ero stata per tempo mi diede l' opportunità di poter lavorare lí, occupandomi della preparazione della colazione e della sistemazione delle stanze, ed io accettai con piacere.

I miei amici li sentivo tutti giorni, nessuno di loro dopo la mia confessione mi voltò le spalle, tutti compresero il mio dolore ma alcuni mi consigliarono di chiarire con mio padre, ma purtroppo determinati pareri li lasciai sul comodino, poiché non tutti possono capire come ci si possa sentire a vedere un padre che in realtà non si comporta da tale, ma che cerca di compensare dando dei soldi.

Mio padre nella mia vita mi aveva fatta soffrire tanto, era una persona assente, mi lasciava soffiare le candeline con le mie nutrici, e cercava di colmare la sua assenza con regali e regali.

Mia mamma era morta durante un viaggio verso New York, quando l' aereo decollò improvvisamente e circa la metà dei passeggeri morirono.

Avevo tanti ricordi di lei, delle nostre giornate in cucina, o passate con il nostro cagnolino nel giardino di Londra.

Non sapevo se mio padre fosse partito o fosse ancora lí, ma la mia domanda più frequente era, "Perché Brook gli aveva detto dove io fossi?" Quale sarebbe stato lo scopo?

In quel momento avrei dovuto pensare ad altro, a mio padre ci avrei pensato più tardi.
Da una parte volevo perdonarlo, ma dall' altra no, perché mi aveva fatta soffrire tanto, anche quando mi mamma morí, iniziò a viaggiare e a lasciarmi sola con le nutrici e la nonna.

Ricordo che mia nonna, la mamma di papà decise di venire ad abitare con noi, per non farmi stare sempre sola.

Con lei imparai a fare dolci, pizze rustiche, e fritti vari.
Passavamo giornate intere cercando di imitare ricette italiane come la carbonara, anche se a volte erano davvero un bel fallimento.

Cercava di farmi distrarre, ma la vedevo anche lei era distrutta, voleva bene alla mamma, e la sua assenza si avvertiva molto in quella casa.
La mamma amava suonare il violino, infatti ogni giorno ascoltavamo un suo pezzo, e quando ci ritrovammo senza lei, la casa diventó silenziosa.

La nonna era stata vicina alla mamma durante la gravidanza, a causa dell' assenza di mio padre, e le aveva fatto anche da presenza materna, poiché i genitori di mia mamma abitavano molto lontano, precisamente in Danimarca, poiché anni prima  a causa della crisi decisero di andare via, dove mio nonno trovò lavoro e si stabilirono lí.

Anni dopo il trasferimento in Danimarca dei miei nonni, la mamma nacque e frequentó le scuole lì.
Dopo aver concluso gli studi, inizió a lavorare in uno studio medico come segretaria.

Un giorno durante il suo turno di lavoro arrivò mio padre per una consulenza, poiché lui iniziò a viaggiare per lavoro fin dai primi anni della sua carriera, anche perché aveva molti anni di di differenza con la mamma.
Da quel giorno nacque la loro storia d' amore che portò mamma a trasferirsi con papà nella mia cittá natale.

Non sapevo se davvero il loro fosse amore, o semplicemente abitudine.
Ero cresciuta sentendoli litigare spessso, la mamma il molte delle volte chiamava la nonna disperata, poiché non sopportava i comportamenti di mio padre.
Purtroppo mio padre era un uomo che voleva comandare su tutto e tutti, e alla mamma questo dava molto fastidio.
Peró ogni giorno pensavo che, avrei preferito sentirli litigare, vederli divorziare.

Preferivo andare a trovare la mamma in un'altra città con un'altra famiglia, piuttosto che doverla salutare tramite una foto, in un cimitero.

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𝘾𝙡𝙤𝙨𝙚 𝙮𝙤𝙪𝙧 𝙚𝙮𝙚𝙨.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora