𝟭𝟮|| Grey sky.

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PARLA ASHLEY:

21 Aprile.
Era un pomeriggio freddo di Aprile, quando mi ritrovai stesa sul letto della mia fredda stanza a fissare il soffitto con una canzone di Ed Sheeran in sottofondo, che si confondeva con il suono dei miei pensieri.

Iniziai a pensare a tante cose, tra cui il giorno che mi fidanzai con James, ero così felice, aspettavo quel momento da tanti mesi ormai, e quando finalmente quella sera me lo chiese, sembrava tutto così maledettamente perfetto.
Ricordai quando James nei primi mesi si presentava sotto casa con dei cioccolatini, o quando mi passava a prendere fuori scuola, e mi portava a mangiare fuori con i suoi amici, o soli.

Era sempre stato molto geloso di me, ma nulla di più, perché entrambi sapevamo che nulla sarebbe cambiato fra noi, anche nel momento che si sarebbero presenti degli ostacoli, anzi li avremmo affrontati assieme.

James conosceva tutto di me, anche i segreti più oscuri della mia vita. Le mie amiche non condividevano con me la scelta di raccontargli delle persone e cose oscure della mia vita, poiché erano solo pochi mesi che ormai era entrato nella mia vita, ma io non le ascoltai mai, decisi di fare di testa mia, come sempre d'altronde.
Tra i molti segreti della mia vita e del mio passato, James ne sapeva uno in particolare, uno che se fosse arrivato alle orecchie di tutti, sarebbe stato come un colpo al cuore.
Forse si, a volte provai a non raccontare tutto a James, ma purtroppo la nostra storia era iniziata nel Novembre 2010, e io a Gennaio peró dovetti partire con mia madre, e avrei dovuto dargli delle spiegazioni.

*FLASHBACK*
7 Gennaio 2011.
Lui sapeva della vita passata d'alcolista di mio padre, quando la sera tornava a casa e urlava contro la mamma, lanciava le cose, ed io sentivo la mamma tutta la notte piangere.
La sentivo urlare e supplicare mio padre di picchiare lei e non me, di offendere lei, ma lasciare in pace me.

Ricordai che ogni mattina trovavo sempre la mamma a dover sistemare i danni fatti da mio padre la sera precedente, mentre era ubriaco e fuori di sè.

Dissi tante volte a mia madre di andare via, ma mia madre aveva troppa paura di mio padre, ed in fondo non sapeva nemmeno dove andare, come fare poi con il lavoro, poiché non saremmo potute di certo rimanere in città.

Mia madre era una persona debole, e quindi ogni sera era la stessa storia, della sera precedente, cercava di sopportare tutto il dolore, gli schiaffi, pur di rendermi esterna alla situazione per non farmi soffrire, ma purtroppo alla mia mamma ripetevo sempre che nei suoi occhi si vedeva ciò che non diceva con la bocca.

Dopo un anno che mio padre iniziò ad essere alcolizzato, iniziò anche a picchiare mia mamma, iniziò a picchiarla quando la sua squadra del cuore perdeva, oppure quando il pranzo alle 13:00 non era in tavola, ma soprattutto iniziò ad essere molto violento quando vedeva la mamma andare a lavoro con un velo di trucco, pensava sempre si dovesse vedere con un altro uomo, e quindi il trucco decideva di farglielo lui, sottoforma di lividi neri.

Una mattina mia madre decise di voler andare via, disse che doveva farlo per me, ma purtroppo non bastava andare dalla nonna, perché lì papà sarebbe venuto a cercarci.

Mamma senza dire nulla a mio padre chiese il trasferimento al lavoro e le venne accettata quella proposta qualche mese dopo.

Così una sera mentre mio padre era al solito bar della città a bere le sue intere bottiglie di alcool, io e la mamma silenziosamente preparammo una valigia con lo stretto necessario, e uno zainetto con qualche alimentare all'interno.

Quella sera vidi la mamma aprire il mobile con i suoi gioielli più cari, e metterli in una busta, lí per lí io non capii, ma poi subito le parlai.

ASHLEY: "Mamma cosa fai? Perché metti i gioielli in una busta, e non in valigia? Cosa devi farci?"

La mamma a quelle mie parole sorrise tristemente e rispose: "Figlia mia, purtroppo la metà del mio stipendio in questo momento è nella cassa dei bar che frequenta tuo padre, e con quei pochi soldi che ho, non riusciremo ad andare molto lontano."
A quelle parole pensai a quanto la mia mamma fosse speciale, e mi convinsi che tutto ciò fosse più che giusto, perché si, mio padre meritava di restare solo, senza un soldo.

𝘾𝙡𝙤𝙨𝙚 𝙮𝙤𝙪𝙧 𝙚𝙮𝙚𝙨.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora