27 𝐺𝑒𝑛𝑛𝑎𝑖𝑜.
Come ogni mattina mi svegliai in ritardo e iniziai a correre per la stanza in cerca di vestiti da indossare e qualcosa da sgranocchiare in meno tempo possibile.
Indossai una tuta veloce dell'Adidas e delle converse e oplà ero pronta per correre al Max's Cafe.
Quella notte avevo dormito malissimo, i sensi di colpa si erano impossessati di me, impedendomi il sonno in compagnia di una quantità assurda di incubi.
Avevo i sensi di colpa pensando alla nonna: non volevo che lei pensasse che io fossi stata egoista ad andare via da casa, perché alla fine anche lei aveva subito molto per tanto, o meglio troppo tempo.
Ero riuscita a prendere sonno alle 5, e le due ore passarono in un batti baleno, dopo che le ore precedenti le passai a guardare il soffitto e a pensare a cosa avrei potuto fare per sentirmi meno in colpa.
La sveglia suonò alle 7, ed io con una faccia impastata dal sonno, la spensi e tornai a dormire, e così feci anche per la sveglia delle 7, 7:15 e 7:30.
Mi resi conto dell'ultima sveglia, ovvero quella delle 8 per poi realizzare di essere in un ritardo tremendo, e sapevo che se fossi arrivata tardi anche quella mattina Max si sarebbe arrabbiato, visti i miei continui ritardi.
Sistemai molto velocemente il letto, ma lasciai tutti i vestiti buttati per terra e i trucchi da tutte le parti, promettendomi che una volta tornata a casa li avrei sistemati.
Scesi di casa molto velocemente addentando un misero cornetto al cioccolato e all' altra mano portavo una spremuta d' arancia fatta in pochissimi istanti.
A passo veloce arrivai alla fermata della metro, estrassi la mia carta e proseguii verso il lato dove sarebbe dovuta passare la mia metro dopo qualche minuto.
Purtroppo neanche il tempo di scendere le scale della metro che la metro partii, ed io non feci in tempo a salire.
A quel punto decisi di sedermi su una panchina per attendere l'altra metro, che sarebbe dovuta arrivare a breve.
Aspettai qualche minuto e vidi sfrecciare la metro verso la fermata dove erano presenti altre persone come me in ritardo, con una faccia poco più che buffa a causa del nervoso per aver perso la metro.
Quella mattina alla fermata della metro c'erano meno persone del solito, forse a causa del maltempo o anche perché la maggior parte dei lavoratori avevano deciso di prendere la metro precedente.
Ci pensai giusto pochi istanti, perché poi di fretta e furia salii sulla metro, che dopo pochi istanti sarebbe ripartita.
Persa nei miei pensieri e con un unico pensiero di aver fatto tardi, caddi addosso ad un ragazzo, che anche lui era abbastanza distratto quel giorno.
Biondo, occhi azzurri, con un bel fisico.
Mi squadrò per poi rivolgermi un misero commento:
<<Stai attenta!>>
Fu così scorbutico da guadagnarsi solamente una mia occhiataccia.
Mi accorsi mi stesse fissando durante tutte le fermate della metro.
Le mie guance andarono a fuoco al sol pensiero che i suoi occhi stessero scrutando il mio corpo ed il mio viso, o che stesse pensando di me qualcosa che non avrei mai potuto sapere.
Arrivati alla fermata Am Hart, scesi e mi incamminai verso il mio posto di lavoro in ritardo come sempre a passo veloce, per evitare di fare ancora più tardi di quanto io fossi già.
Ero così in ritardo da non essermi resa conto di aver dimenticato il mio telefono sul sediolino della metro: poiché dopo aver attaccato la chiamata con Max (non sorpreso dal mio ritardo) non l'avevo riposto in borsa e per la fretta appena alzata dimenticai di riporlo in borsa, convinta che già ci fosse.
Arrivata al Max's Cafe chiesi scusa a Max per il mio ennesimo ritardo, ma impegnato con dei clienti mi fece solo cenno di muovermi, senza rivolgermi la parola.
Indossai il mio grembiule e iniziai il mio turno quotidiano, solo che quella giornata, con un po' più di stanchezza.
Quella mattina Max mi aveva incaricata di servire al bancone la mattina, mentre il pomeriggio ai tavoli, e infine la sera come al solito, ero l'addetta alla chiusura del locale.
Arrivò la pausa e avevo intenzione di mandare un messaggio sul gruppo per proporre una birra nella serata, quando mi resi conto di non avere il telefono con me in borsa.
Andai su tutte le furie, pensando mi fosse stato rubato, ma prima cercai all' interno della giacca, ma una volta che mi resi conto che non ci fosse, svuotai la borsa ma senza risultato.
Era frutto di stipendi risparmiati di quando lavoravo in un ristorante a Londra, e non feci altro che pensare a dove avessi potuto dimenticarlo, e subito ricordai l' azione della telefonata.
Chiesi ad alcuni ragazzi in pausa pranzo come me, se ci fosse un numero su cui chiamare in caso di necessità, ma purtroppo i ragazzi non sapevano nulla, poiché non ebbero mai problemi del genere.
Decisi di mangiare il mio panino, e una volta finito il mio turno avrei controllato se esistesse un numero di assistenza a cui chiamare.
Finii la pausa e continuai il mio turno pomeridiano servendo pasticcini e bevande calde.
Ad un certo punto verso le 16:00 sentii la porta d' ingresso aprirsi e presentarsi davanti ai miei occhi quell' antipatico ragazzo incontrato quella mattina in metro.
Mi si avvicinò ordinando una brioche, quando vidi il suo braccio estrarre dai suoi pantaloni neri il mio telefono.
Rimasi un attimo scioccata ma poi ringraziai, perché nonostante fosse stato molto scorbutico nei miei confronti quella mattina, mi aveva aiutata a ritrovare il telefono, dopo che avrebbe potuto benissimo farsi i fatti suoi e lasciare il telefono sul sediolino.
Decisi di ripagare il favore fattomi, offrendogli ciò che avesse consumato al Max's Cafe.
Dopo aver gustato la sua brioche, e bevuta la sua cioccolata calda, mi guardò e disse:
<<Stai attenta biondina>> per poi lasciare il Cafe con un sorriso in pieno volto.
Rimasi scioccata da quella sua affermazione, quel ragazzo era irritante, ma allo stesso tempo dava un senso di curiosità, anche nel voler conoscere il suo nome, o soprattutto come fosse venuto a conoscenza che io lavorassi da Max.
Non sapevo nulla di lui, non l'avevo mai visto da quando io fossi arrivata a Manchester, nemmeno per sbaglio, nè tantomeno ne avevo mai sentito parlare
Per curiosità chiesi anche ad altri ragazzi che stessero lavorando con me, se l'avessero mai visto prima, e anche loro mi dissero di non averlo mai visto per le strade, e mai visto all' interno del Cafe prima di quel giorno.
Alcuni presupposero che come me fosse appena arrivato in città per gli studi o semplicemente con i genitori.
Manchester era così grande, l'avrei più rivisto quell' irritante sconosciuto, comparso nella mia vita come niente fosse?
Dopo quel breve incontro con quel ragazzo, tornai a servire ai tavoli.
10:00 P.M.
Avevamo appena finito il turno di lavoro, mentre tutti gli altri indossavano il loro cappotto per andare a casa, io sistemavo i tavoli in attesa dell'arrivo dei miei amici, che mi avevano già avvisata che stessero arrivando.
Chiusi le serrande principali e misi l'acqua sul fuoco per la camomilla, ed infine presi qualche pasticcino.
Quella sera fra una chiacchiera e l'altra raccontai anche di quello strano incontro e non potemmo che scoppiare tutti a ridere.
Dopo un'oretta di chiacchiere sistemammo tutto, e tornammo ognuno a casa propria.
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𝘾𝙡𝙤𝙨𝙚 𝙮𝙤𝙪𝙧 𝙚𝙮𝙚𝙨.
RomansGennaio 2012. Allison una comune ragazza di 17 anni, sicura di sé stessa, dopo aver trascorso anni della sua vita rinchiusa nella musica e nei libri, pur di sfuggire alla vita esterna alle mura della sua stanza, decide di imbattersi in una nuova avv...