𝟮𝟮.|| Skyscrapers of thougts.

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Si sentì solo il rumore di un piatto che cadeva dalle mani di mia nonna appena mi vide, fino a finire per terra e diventare in mille pezzi sul tappeto del nostro salotto.

Iniziò a strizzarsi gli occhi, un po' come quando non sai se stai immaginando, oppure quella persona è davvero dinanzi a te.

Iniziò a ripetere il mio nome per più volte, quasi come se si dovesse convincere che io fossi davvero lì, e che le stessi parlando.
La vidi avvicinarsi a me, per poi abbracciarmi e scoppiare a piangere.

La nonna non sapeva nulla del mio incontro con mio padre a Manchester, non aveva avuto più nessuna notizia di me, e quando mio padre era occupato nel suo ufficio con Brook, si assicurava sempre che la nonna non fosse nei paraggi.

Mi fece accomodare sul divano un po'come se fossi un' ospite, e nel frattempo chiese alla signora che gestiva la cucina di preparare un infuso di camomilla con qualche biscotto, e alla signora che gestiva la pulizia della casa, di portare la mia valigia in camera.

All'inizio nessuna delle due parlava, si sentiva dell'imbarazzo, come se non si sapesse cosa dire con la persona dinanzi a te.
Dopo qualche minuto inizió a parlare a ruota libera, ed io iniziai ad ascoltarla.

La nonna inizió a raccontarmi che qualche sera prima della mia fuga verso Manchester, lei aveva notato una valigia sotto il letto, con qualche vestito dentro.

Notó che cercai di farmi lavare più vestiti possibili, ma soprattutto che sentiva il rumore dei passi che ogni sera scendevano per le scale, cercando di fare meno rumore possibile, e successivamente sentiva aprire il mobile delle foto di ogni individuo della famiglia.

Allison: "Perchè allora non mi hai detto nulla?"

Grandmum: "Non dissi nulla, perché sapevo che tu fossi abbastanza intelligente da gestirti, ma non avrei mai lasciato che tu vivessi la tua vita completamente distante da me, e per ció ogni settimana ti ho scritto una lettera, ogni volta con un colore diverso, con scritto la via di casa, ma purtroppo quelle lettere rimanevano chiuse a chiave nel mio cassetto, non sapendo la meta di destinazione.
Avevo paura che tu dimenticassi la strada di casa, se avessi potuto avrei usato un gessetto per marcare la strada da dove fossi tu, fino allo zerbino di questa casa, che ormai è vuota, e troppo silenziosa da quando sei andata via.
Quel giorno peró di Gennaio, io sapevo che forse quella sarebbe stata l'ultima volta che ti avrei vista, soprattutto perché quella mattina i tuoi occhi erano persi, e non perdevi nemmeno più tempo a litigare con tuo padre, come se non ci fosse più un motivo.
Il giorno dopo la tua fuga, tutto parlava di te, la TV, la radio e i social, ma nessuno ti aveva vista, o almeno così pensavo.
Una sera peró dell' 11 Febbraio mi arrivó un messaggio da un numero che diceva di essere una mia vecchia conoscenza, dicendomi di avere urgenza di parlarmi, prima che succedesse qualcosa.
In un primo momento pensai fosse una truffa, chi non approfitterebbe di queste situazioni per guadagnare qualche soldo, ed illudere una famiglia?
Peró non andó così, ci incontrammo a Carnaby Street, situata nel quartiere di Soho, a due passi da Regent Street.
L'appuntamento con la persona misteriosa era alle 16:00 ed io ero al luogo dell'appuntamento già alle 15:30, per l'agitazione, e una piccola speranza di sapere tu fossi.
Ad un certo punto vidi un signore avvicinarsi verso di me, aveva un volto familiare, ma non riuscivo a collegarlo a nessuno che io ricordassi, eppure mi diceva qualcosa il suo volto.
Credo si fosse reso conto del mio stato di confusione, perché appena seduto al tavolo mi disse: <<Hi teacher Lucy, I'am Albert Hon, I'am the number who wrote to you a few days ago.>>

A quelle sue parole ricollegai tutto, classe 1985, una delle mie prime classi all'inizio della mia carriera scolastica, avuta inizio negli anni 80.
Albert era stato mio alunno durante il periodo delle superiori, e anni dopo è diventato controllore sui treni, il sogno della sua vita.
Ricordo che ogni volta che lo interrogavo in storia, riguardo le rivoluzioni, iniziava a parlare a ruota libera, proprio come se quello fosse il suo mondo.
Lui mi disse di averti vista il 10 Gennaio su un treno: Londra/Manchester.
Mi riferì inoltre di non averti riconosciuta subito, ma dopo qualche minuto capì che tu fossi mia nipote, e senza essere indiscreto e fuori luogo mi disse che ogni tanto giungeva verso il tuo vagone per controllare che fosse tutto sotto controllo."

Appena la nonna finì di parlare mi ritrovai a piangere, pensando a tutto quello che la nonna aveva sopportato in quei mesi, di come fosse stata forte nel sapere dove io fossi senza venirmi a cercare.

E quel controllore di quella notte? Lo ricordavo benissimo, notai più volte che fosse lì e faceva finta di controllare che il vagone non avesse danni, quando in realtà era lì a controllare che io stessi bene.

Dopo aver passato più di un'ora a parlare con la nonna, decisi che sarei dovuta andare da Brook e chiederle spiegazioni dei suoi comportamenti, del perché avesse mostrato così tanta cattiveria nei miei confronti, e nemmeno un briciolo di comprensione.

Dissi alla nonna di voler fare un giro e passare per l'ufficio di mio padre, e poi sarei tornata a casa per la cena.

La nonna annuí non molto convinta, ma non disse nulla.
Presi il mio cappotto dal divano e mi avviai verso l'uscita di casa, dove a pochi isolati era presente la fermata dell'autobus, precisamente la linea numero 11, che mi avrebbe portata a New Bond's Street.

Essa era la strada principale che attraversava la parte centrale di Mayfair, con molti negozi di alto spessore economico.
Inoltre era comunicante con Bond Street, che andava da Mayfair a Piccadilly.

Dopo circa 6 fermate di autobus, scesi in pieno centro e mi avviai verso la casa di Brook, che non era molto distante da lí, ma avrei dovuto percorrere delle stradine isolate, dove purtroppo non erano presenti fermate autobus.

Arrivata a metà strada feci attenzione a non essere notata poiché di fronte a me c'era un grande grattacielo, il mitico ufficio di mio padre, grande imprenditore, famoso in città.

Feci per andarmene dopo aver visto la visuale, quando all'improvviso vidi uscire dalla scala A un uomo dai capelli brizzolati, con vestito elegante e valigetta da lavoro, con una donna, molto bella, che avrà avuto la sua stessa età.
Appena mi resi conto fosse mio padre mi nascosi dietro un angolo del muro, ed indossai immediatamente i miei occhiali da sole di colore nero.

Non sapevo chi fosse quella donna, d'altronde non mi sembravano due persone con solo rapporto lavorativi, bensí dell'altro.

In un primo momento fui scioccata, poiché non avevo più visto una donna al fianco di mio padre da quando era morta mia mamma.
Dopo alcuni istanti, continuai la mia strada fino alla casa di Brook.

Iniziai a suonare al campanello, senza ottenere risposta, iniziai ad insistere, volevo che aprisse la porta, che mi dicesse in faccia le motivazioni di quel suo gesto.

Dopo pochi istanti arrivò ad aprirmi la porta Miss Mc. Lonx, la mamma di Brook, signora sulla cinquantina di anni, ma nonostante i suoi anni, sempre una donna bellissima.

La signora non fu molto contenta di vedermi, ma cercò di mascherare il fastidio della mia presenza con un finto sorriso, per poi dirmi:
Miss Mc.Lonx: "Ciao Allison, tutto bene? Credo proprio di si. Vedi Brook non è in casa, ritorna nei prossimi giorni."

Appena finí la frase ed io ero intenta ad andare via sentii delle risatina dal piano di sopra, e riconobbi subito la voce di Brook.
Cercai di tornare indietro ma Miss Mc. Lonx aveva già chiuso la porta di casa.

Cercai di tentare un ultimo tentativo, scrivendo a Brook.

𝘾𝙡𝙤𝙨𝙚 𝙮𝙤𝙪𝙧 𝙚𝙮𝙚𝙨.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora