𝟮𝟭.|| Night falls.

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11 Luglio.
Erano giorni che mi sentivo triste, vuota, come se davvero mi mancasse qualcosa di molto importante nella mia quotidianità.

Provai una sensazione strana, mai provata dal giorno che avevo messo piede in quella città, e forse, era proprio quello il motivo.

A molti saró sembrata una ragazza incosciente, insensibile, eppure avevo passato notti a piangere prima di decidere davvero di partire per Manchester.
Tutte le sere controllavo che la nonna stesse dormendo, per poi scendere giù nel salotto e aprire il nostro grande album di famiglia, dove eravamo tutti immortalati in quelle foto; felici.
Quell'album venne sospeso la settimana prima che la mamma volasse via, e da lì la nonna non ebbe più il coraggio di aprirlo, o di continuare ad inserire foto.

Non ero una ragazza insensibile, prima di partire avevo riflettuto, ci avevo pensato a lungo.
I miei amici a Manchester mi chiesero come io avessi potuto prendere una scelta così rischiosa, anche sotto un punto di vista economico, ma io avevo pensato anche a ció.

La mia famiglia era benestante, il lavoro di mio padre continuava da generazioni, e la mamma era un avvocato di grossa importanza a Londra, aveva risolto casi molto importanti, ed io non potevo che esserne più contenta e soddisfatta di lei.

Avevo una carta, che veniva ricaricata ogni mese da mio padre, e quindi io ogni tanto cercavo di farmi passare qualche sfizio, che alla fine concludevo per comprare libri su libri, oppure delle mappe geografiche, perché mi piaceva esplorare tramite le notizie i paesi.

Sulle cartine avevo sottolineato tutti i posti in cui sarei voluta andare un giorno, ma l'unico posto cerchiato, era un luogo dove mi sarebbe sempre piaciuto andare: Los Angeles.

Bastó un ricordo per capire che la mia vera macanza, e la mia vera tristezza mi guidava con la mente fino all'indirizzo civico della mia casa a Londra.
Io non sarei voluta tornare lí, non avrei voluto più vivere lì, ma forse qualche giorno lí mi avrebbe aiutata a chiarire molti dubbi.

A Manchester stavo bene, avevo le mie amicizie, il mio lavoro, quasi due, e i miei nuovi ricordi.
Avevo tutto ció che avrei sempre desiderato, ed ero molto soddisfatta dei miei successi, perché erano tutti frutti dei miei sacrifici.

Ci pensai a lungo, forse sarei potuta tornare per qualche giorno, per andare a salutare la nonna, dirle che la volevo bene, e che anche se non c'era, io la pensavo in ogni attimo della mia giornata.

Non avrei voluto chiedere consiglio a nessuno, mi avrebbero detto di tornare almeno a salutarli, ma il vero problema era che forse non ero ancora pronta a vedere quel parco di quel 10 Gennaio, quella stazione, quelle persone.
Decisi di dormirci su quei pensieri, e di tornare a dormire dopo essermi svegliata alle 4:27 A.M.

La mattina successiva mi svegliai con un mal di testa atroce, avevo un dolore alla gola bestiale, non capii il motivo in un primo momento, ma poi mi resi conto di aver lasciato la finestra della mia stanza aperta involontariamente, purtroppo i 50 ·F si sentivano.

Mi alzai dal letto, infilai un grosso felpone, e dopo aver starnutito per circa 2 minuti di fila decisi di andare in cucina e mangiare qualcosa prima di prendere una bustina per il mal di gola e mal di testa.

Preparai una camomilla bollente, con una fetta di dolce, sfornato due notti prima durante un mio momento di insonnia.
Dopo aver preso una bustina, mi preparai e decisi di lasciare il letto sfatto, poiché era molto tardi e non avevo tempo per rifarlo, altrimenti avrei perso la metro.

Arrivai alla metro molto velocemente, ero tutta bagnata, non avevo l'ombrello, stava iniziando bene la giornata mi dicevo.

Alle 8:59 A.M. precise aprii la porta del Max's Cafee, e per la prima volta Max non mi mandò occhiatacce per il mio orario, visto che di solito sarei dovuta arrivare alle 9:00 A.M. però puntualmente arrivavo alle 9:15/30.

𝘾𝙡𝙤𝙨𝙚 𝙮𝙤𝙪𝙧 𝙚𝙮𝙚𝙨.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora