«Oh Santo Zeus...» è l'unica cosa che riesco a dire, ricordandomi quella scena. Ora sono a casa sul mio letto e questa giornata è stata una delle più strane e sfortunate della mia vita.
Certe cose succedono.
Capitano e basta, non puoi fare nulla per impedirlo, specialmente se la sfiga ti perseguita sempre e ovunque.
Ovviamente, non mi aspettavo nulla del genere.
Ma ci arriveremo passo per passo.
Quindi torniamo a stamattina.Mi sono svegliata di buon umore, cosa che capita pochissime volte, quasi solo la mattina di Natale. Ho fatto colazione canticchiando, mi sono preparata ballando pensando al bellissimo pomeriggio che avrei passato.
Lucy e Susan mi guardavano sorridendo, si sono messe anche loro a cantare, è perché no? Eravamo tutte felici. Susan aveva Dylan, Lucy si stava frequentando con Richard ed io avrei visto Matthew. Niente poteva rovinarmi la giornata o così pensavo.
Appena uscita di casa finii con il piede in una pozzanghera. A quanto pare aveva diluviato tutta la notte ed io stupidamente non avevo guardato fuori dalla finestra per vedere che tempo ci fosse. Sapete perché?
Perché credevo, scioccamente, che visto il mio insolito buon umore mattutino ci sarebbe stata una bella giornata. Sole, arcobaleno e uccellini che cinguettano.Invece no, c'era freddo, vento e il mio piede fradicio.
Ero già in ritardo per la prima lezione, quindi ignorai la cosa e andai avanti per la mia strada.
Dopo cinque minuti iniziò a piovere, io non avevo l'ombrello, perché come ho già detto credevo ci fosse una bella giornata. Pensavo che Madre Natura volesse rispecchiare la mia gioia, ma no, lei doveva far piovere.
Mi venne la geniale idea di prendere l'autobus per raggiungere l'università più in fretta e più asciutta possibile, di solito faccio la strada a piedi, ma questa mattina era impossibile.
Sull'autobus mi ritrovai schiacciata tra un signore sudatissimo, puzzava di marcio e di cane bagnato, l'altro invece, all'inizio mi era sembrato normale, ma poi iniziò a parlare da solo. Non è tutto, no per carità, il signore Parlo Da Solo, starnutì e si soffiò il naso sulla sua mano per poi asciugarla sul palo vicino a me. Piuttosto sarei caduta che tenermi a quel coso sporco e pieno di germi.
Per fortuna non avrei dovuto fare tante fermata, una volta scesa dall'autobus corsi all'interno dell'università. Gli studenti nei corridoi iniziavano a diminuire, molte lezioni erano già iniziate. Speravo tanto che Midge mi tenesse un posto, così da non dover stare in piedi.
Quando raggiunsi l'aula, ovviamente i posti erano tutti occupati, e solo cinque ragazzi erano in piedi come me. Cercai Midge con lo sguardo, ma c.'erano talmente tanti studenti che feci fatica a trovarla. Una volta trovata lei mi sorrise, per poi indicarmi il ragazzo carino che si era seduto affianco a lei. Non potei fare altro che roteare gli occhi al cielo, sedermi per terra e ascoltare la lezione così. Se non altro sarei stata la prima ad uscire e raggiungere l'altra aula.
Non era una delle migliori mattinate, pensate che mi ero alzata cantando, un po' come Tracy nel film Hairspray, oppure Mitchie in Camp Rock.
La lezione dopo, letteratura francese, andò meglio tranne per il fatto che la ragazza affianco a me masticava la gomma rumorosamente. Ad un certo punto ero quasi tentata di strappargliela dalla bocca.
Midge sulla strada della caffetteria dove avrei pranzato con lei, prima di raggiungere Matthew, mi racconto del magico bacio di Ashton. A quanto pare lui era un bravissimo baciatore e l'aveva volta di sorpresa, non si aspetta un bacio così appassionato.
Per fortuna riuscii a farle cambiare argomento e al nostro tavolo si aggiunse Jacob, un altro nostro compagno di università, non avevamo molte lezioni in comune, peccato era molto simpatico.
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I miei amori platonici
ChickLitSono Anne Rosie Withman e ho ventitré anni. Mi sposerò a venticinque anni e a ventisette avrò il mio primo bambino. C'è solo un piccolo problema, per il mio piano ho bisogno di trovare la mia anima gemella, ma non è mica facile, sapete? Così ho ide...