20- Day sixteen

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my adventure is over

«Quindi non finisci il viaggio con me?»

Domando quasi in un'affermazione inclinando la testa verso il basso, anche Ashton abbassa lo sguardo sospirando rumorosamente.

«Sai...credo che la mia avventura sia finita. È questo il mio posto.»

Annuisco lentamente, ma un velo di paura mi oscura la mente.

«Lo capisco, solo che...»

Balbetto riflettendo.

«Sento che siamo vicini alla fine...la fine della foresta.»

Non so quanta verità ci sia nelle mie parole, ma sento il bisogno di attirarlo a me...non è il momento per lasciarci, è una di quelle cose che non mi aspettavo accadesse e non mi piace. Non sono pronta, Ashton è ormai diventato parte della mia quotidianità.

«Ma non ne siamo certi, io non posso abbandonarli...non potrei mai sopportare l'idea di perderli di nuovo. Non ho più bisogno di arrivare all'uscita.»

Torno ad osservarlo, i suoi occhi seri, dispiaciuti e sinceri mi riempiono lo stomaco di emozioni e pensieri confusi.
L'idea di rimanere sola dopo tutto quello che abbiamo passato mi inquieta ed agita.

«Sì, ok.»

No, non posso fare l'egoista.
Analizzando razionalmente la sua riflessione lo capisco: ha trovato la famiglia che credeva morta e che non vede da un'eternità...non può abbandonarla così.

«Sono felice per te.»

Affermo infine stringendo le spalle, non riesco a crederci.

«Spero che presto tocchi a te ritrovare la tua famiglia Camille.»

Mi augura sorridendo, e lo so che lo sta pensando per davvero.

Preparato uno zaino gentilmente rifornito dalla dolce mamma di Ashton, sono apparentemente pronta per partire...ma nella realtà ho la testa che è un gran casino.

«Ricorda di andare sempre dritta.»

Dice portandomi indietro ai primi giorni.

«E tu ringrazia di nuovo tutti.»

Mi raccomando con il ragazzo che mi ha accompagnato qualche passo più avanti.
Quando è arrivato il momento di salutarci ed io piano piano realizzo quello a cui sto per andare incontro, sento gli occhi pizzicarmi ed un'emotività indescrivibile. Per un momento l'idea di restare con loro non mi sembra poi così assurda...e se fosse questo il mio posto?
No, non posso.

Ammiro Ashton, il ragazzo che mi ha ospitato e che ha lasciato tutto per seguire la mia pazza idea, il ragazzo scorbutico che si è rivelato essere dolce e sensibile, che a volte non sono riuscita a sopportare...ma che alla fine mi ha fatto prendere una bella cotta, lo ammetto. E questa è la parte peggiore.
Semplicemente ci abbracciamo, ed io sto pensando al fatto che questa è effettivamente l'ultima volta che lo vedrò e non doveva andare così, che non sono riuscita a confessargli le mie emozioni, ed ancora una volta mi sono lasciata scappare un'occasione che sarebbe potuta essere bellissima, ho perso l'opportunità di aprire il mio cuore ad Ashton e sopratutto mi pento di non averlo mai baciato, di non averlo vissuto per le mie troppe ansie e paranoie.
E non c'è più tempo.
Lo sto lasciando scappare ed è quello che faccio sempre: correre quando c'è l'amore di mezzo, è questo che mi provoca la paura del cuore spezzato, mi lascia sempre con tanti rimpianti. Devo imparare una volta per tutte a buttarmi, non posso solo fantasticare su finali alternativi, si vive una volta sola.

Mi stacco dal suo petto e velocemente mi volto per non far vedere le lacrime ormai colate.

«Mi mancherai newyorkese.»

Afferma accarezzandomi la spalla.

«Anche tu, Tarzan.»

Sussurro allontanandomi quasi delusa, perché una piccola parte di me sperava davvero che mi avrebbe seguito fino alla fine.
O forse speravo che avrebbe colto questo addio come modo per farsi avanti, magari con una qualche dichiarazione. Abbiamo entrambi perso troppe occasioni e mi maledico.

Inspiro ed espiro profondamente, cammino ad ampi passi senza voltarmi.
L'avventura continua con o senza di lui.

Le ore passano immersa tra gli alberi, ed i problemi sono fondamentalmente due: il silenzio che quando si è soli è sempre il più assordante che mai, e la notte che ha ormai oscurato l'intera foresta.

Ed Ashton non esce fuori dalla mia testa, penso solo ai miei sentimenti verso di lui come mi era già capitato fare.
Credo sia vero che non si sa quello che si ha fino a quando non lo si perde, ed io forse ora dovrei solo dimenticarlo per quanto difficile,
perché se ci penso mi sembra ancora più ovvio il fatto che ci tengo davvero tanto a lui, e non doveva finire così.
Perderlo mi ha fatto capire quanto è in realtà importante per me.

È l'alba quando finalmente mi faccio coraggio e decido di riposare da sola per la prima volta, cado in un sonno così profondo che quando mi sveglio è probabilmente pomeriggio.
Bene, ho praticamente perso più di metà giornata stando ferma a dormire...il fatto è che era Ashton quello preciso con gli orari.

Rimango seduta per un po', il mio umore è indecifrabile persino per me, il fatto è che stando sola penso di più il che è come stare su una montagna russa, perché le mie riflessioni sono assai varie.
Apro lo zaino alla ricerca di cibo, noto che è abbondante e profumato, cosa che mi riempie di gioia e fa ripensare alla famiglia di Ashton. La felicità della madre mi ha fatto sognare quella che proverebbe la mia se tornassi, mi perdo ad immaginare quello che stanno facendo i miei, mi chiedo se hanno continuato la loro vita di sempre. Mi mancano.
Dopo mangiato aspetto altro tempo prima di iniziare ad incamminarmi di nuovo, le prossime giornate dovrò davvero darmi da fare e muovermi.

La sera ovviamente arriva più velocemente del previsto, dei rumori e scricchioli per nulla invitanti risuonano tra gli alberi.
Non appena sento dei passi avvicinarsi afferro la torcia che avevo sbirciato prima nello zaino e mi osservo intorno paralizzata.

«Signorina, ha bisogno di aiuto?»

Sento le gambe tremare ed il cuore martellare nel petto, ditemi che è una presa in giro.
Mi volto.

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lei che dorme all'alba e si risveglia il pomeriggio= mood😂
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