18- Day fourteen

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two weeks

Lievi gocce d'acqua fredda scivolano sulla mia pelle risvegliandomi dal mio scombussolato sonno. Istintivamente porto una mano sul viso e capendo la situazione inizio a preoccuparmi sollevando lo sguardo. Osservo le scure nubi che ricoprono il cielo, prego sia solo una pioggerella passeggera.

«Ash...»

Sussurro scuotendo il suo braccio ma non ottengo risposta.

«Ashton!»

Alzo la voce proprio mentre un tuono rumoroso si espande tra gli alberi, il ragazzo spalanca gli occhi terrorizzato.

«Piove.»

Lo informo alzandomi mentre con le mani strofino il viso ancora stanca.

«Ma non mi dire.»

Afferma in tono ironico guardandosi intorno con una mano al petto. Io alzo le spalle.

«Come facciamo? Non abbiamo nemmeno più i nostri zaini...»

Commento con un pizzico d'ansia nella voce. Non abbiamo più nulla, l'unica speranza è che la fine della foresta sia vicina ma sinceramente ho i miei dubbi. E se fosse ancora tanto lontana direi che siamo molto a rischio, praticamente spacciati.

«Non lo so...ma troveremo un modo.»

Cerca di confortarmi ma notando la mia espressione tutt'altro che convinta continua il discorso.

«Intanto ora dobbiamo essere cauti, e appena vedi qualcosa che sembra vagamente commestibile avvertimi.»

È vero, non abbiamo neppure un briciolo di cibo con noi dopo che quei tre pirati ci hanno rapito, ed io già inizio a sentire lo stomaco lamentarsi. In più le gocce d'acqua stanno aumentando notevolmente, non ci voleva proprio.

«Adesso è più importante la fame che la pioggia.»

Appena detto questo il ragazzo, nel tentativo di alzarsi, quasi rischia di cadere a terra scivolando sulla terra ormai
completamente bagnata. Con uno scatto mi avvicino.

«D'accordo, stai molto attenta anche alla pioggia...dopo cercheremo un modo per ripararci un minimo se dovesse continuare.»

Gli sorrido leggermente ma i miei pensieri improvvisamente si divagano altrove.

«Va bene.»

Affermo annuendo con la testa tra le nuvole.
Due settimane. Sono esattamente quattordici giorni da quando stiamo qua dentro. Ma questa volta non ho intenzione di dirlo ad alta voce, perché ricordo la reazione di Ashton l'ultima volta che l'ho fatto, ricordo la sua raccomandazione nel non contare i giorni perché questo fa sembrare il tutto ancora più lungo e senza fine, ma lo so che continuerò ugualmente ed inutilmente.

Il cielo nero, interrotto dalle chiome cupe degli alberi che un minimo ci proteggono dalla forte pioggia, ci scruta illuminandosi di tanto in tanto a causa dei lampi mentre noi camminiamo senza sosta. Il rumore delle gocce d'acqua che colpiscono le foglie e la voce del vento che zigzaga tra i tronchi si propagano rimbombando all'infinito. Io ed il ragazzo al mio fianco guardiamo cautamente a testa bassa dove mettiamo i piedi cercando di evitare i fiumiciattoli che si sono venuti a creare, alzando lo sguardo solo quando un tuono inaspettato fa saltare entrambi spaventati.
Sento come l'aria si oppone al mio corpo e l'umidità mi riempie di brividi lungo la schiena, i capelli bagnati mi ricadono sul volto appiccicandosi fastidiosamente.
Era da aspettarsela una giornata così, ma non avrei mai immaginato potesse accadere in un momento così pessimo, anzi, speravo vivamente di non dover affrontare un diluvio del genere.

Dopo ore passate a camminare faticosamente tra il fango e l'acqua tagliente sento le ginocchia fragili, i giramenti di testa avvertiti prima sono sempre più forti ed insopportabili. Inizio a battere i denti ed improvvisamente mi viene la pelle d'oca su braccia e gambe. Ho bisogno di riposare.

«Non ne posso più.»

Dico prima di cedere al suolo, mi siedo per terra con le mani tra i capelli fradici, sento le lacrime pronte ad uscire e rigarmi le guance ma con tutta questa pioggia non c'è da preoccuparsi perché nemmeno si noterebbero.

«Vieni qui.»

Ashton si avvicina e dopo essersi osservato intorno delicatamente mi prende in braccio, a passi pesanti mi porta in un luogo avvistato prima: una specie di tana, una piccola grotta scavata nel tronco di una grande quercia.

«Qui saremo al sicuro.»

Sussurra lasciandomi libera dalla sua presa. Il posto in cui ci troviamo è umido e buio, ma almeno ci copre dall'irruente temporale.

«Sempre che non arrivi il padrone di casa.»

Commento scettica osservando Ashton, ha gli occhi rossastri ed è zuppo dalla testa ai piedi, la maglietta bagnata marca i suoi muscoli.

«Speriamo sia uno scoiattolo.»

Rido sentendo la sua risposta, poi entrambi ci sediamo vicini poggiando la schiena contro il legno. Lasciamo correre qualche minuto di silenzio, ad interromperlo continuamente è solo il ticchettio delle gocce che si espande nella tana.

«Mi dispiace se pensi che ti stia rallentando.»

Confesso mogiamente al ragazzo, non voglio essere una palla al piede. Lui scuote la testa sorridendo dolcemente.

«Sono distrutto anche io, lo sai? Ci fa bene ad entrambi sdraiarci un attimo.»

Mi dice, ed io mi sento subito un pochino meglio. Senza pensarci un attimo poso la testa sulla sua spalla, sorpreso Ashton inaspettatamente inizia ad accarezzarmi lievemente i capelli, finisco così col chiudere gli occhi accompagnata dal suo tocco magnetico.

Un forte mal di schiena mi riporta alla realtà, apro le palpebre e velocemente alzo la
testa via dal ragazzo. Mi stiracchio dolorante e notando Ashton ancora nel mondo dei sogni decido di svegliarlo.

«Ci siamo addormentati.»

Gli sussurro mentre sbadigliando si stropiccia gli occhi stanchi.

«Merda.»

Mentre lui si riprende io mi affaccio cautamente fuori, è calato un buio ancora più scuro e la pioggia non è cessata.

«È quasi notte...a questo punto forse è meglio rimanere qui.»
«No, dobbiamo camminare e cercare da mangiare e da bere.»

Ashton infrange la mia idea e notando il mio disappunto cerca di confortarmi.

«Fidati, poi cercheremo un altro riparo.»

Annuisco non avendo la minima voglia di discutere.
Usciamo ma camminiamo per poco, ci blocchiamo entrambi non appena dei passi attirano la nostra attenzione.
Una torcia improvvisamente punta il mio volto accecandomi, porto una mano davanti agli occhi per riparami del bagliore mentre il mio cuore inizia a battere più velocemente.

«Avete bisogno di aiuto?»

Non di nuovo.

«Oh cazzo.»

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chi hanno incontrato?🤷‍♀️
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