11- Day seven

114 15 1
                                    

one week

Una settimana, è passata un'esatta settimana da quando ci siamo incasinati qua dentro, circondati da alberi e bestie selvatiche, ed è passato anche più tempo dal mio presunto incidente. Sette giorni da quando la mia vita ha preso una piega completamente inaspettata, da quando abbiamo messo piede fuori l'unica struttura sicura vista fin ora. Continuo a chiedermi se non sia stato un errore.

Ho dormito davvero poco per paura di avere un altro incubo come quello di ieri, si o no in corpo avrò al massimo un'oretta di sonno, questo per me è una cosa impensabile dato che ho sempre amato stare molto tempo a letto per riposarmi e riprendere del tutto le energie spese durante le lunghe giornate lavorative. Le uniche cose che ho potuto fare ieri sera sono state: giocare con gli alti fili d'erba sperando di non beccare nulla di velenoso e contare le stelle, cosa che con il passare tempo non diventa particolarmente emozionante, sopratutto se come sottofondo oltre che le cicale si ha il leggero russare di Ashton che al contrario mio ha dormito tranquillamente. Il ragazzo si è svegliato solo qualche volta per chiedere se volevo dargli il cambio, ma ho sempre risposto di no.
Posso dire che passare le ore senza chiudere un occhio e senza avere nulla con cui passare il tempo non è una cosa che auguro, sopratutto se ti trovi in un'oscura foresta.
Per questo oggi sono davvero distrutta, non riesco a concentrarmi, le mie palpebre sembrano farsi sempre più pesanti e mi fa quasi male la mandibola a causa del mio continuo sbadigliare.

Il tempo però sembra quasi perfetto, il cielo è limpido e di un celeste intenso, i rami degli alberi più minuti si muovono grazie alla leggera aria che porta un piacevole freschetto.

«Sai che è passata esattamente una settimana da quando siamo usciti dalla casa?»

Chiedo dopo il mio ennesimo sbadiglio ad Ashton soprappensiero.

«Tieni il conto?»

Mi domanda osservandomi velocemente.

«Tu no?»

Ribatto.

«No, mi fa sembrare le giornate ancora più lunghe.»

Afferma continuando a tenermi sottobraccio e a guardare davanti a sé pensieroso con la mascella visibilmente tesa.

«Cos'hai?»

Ormai riesco a capire se c'è qualcosa che non va visto che stiamo passando così tanto tempo assieme ed essendo io una persona particolarmente empatica.

«Stavo ripensando a ieri...e volevo dirti che è normale.»

Lo guardo confusa non capendo, notando la mia perplessità il ragazzo continua il discorso.

«È normale fare incubi Camille, sopratutto dopo tutto questo.»

Mi irrigidisco ed agito lggermente, non ho voglia di intraprendere questo argomento.

«Ma la cura non è evitarli, non devi averne così tanta paura.»

Tengo la testa bassa sentendomi un poco a disagio.

«Non ho paura.»

Affermo seria cercando di sembrare abbastanza indifferente.

Forest Boy Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora