Rinunciare a...

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Perché quando c'è di mezzo qualcosa che ami bisogna sempre rinunciare a qualcos'altro?
La vita in effetti è fatta di scelte, o di situazioni, che implicano in qualche modo rinunce a qualcos'altro.
Da ragazzina l'amore per il pattinaggio aveva fatto sì che spesso rinunciassi ad uscite con amici, tempo libero, vacanze, per allenarmi.
L'amore per un uomo, giusto o sbagliato che fosse, mi ha sempre portato a delle rinunce, più o meno consapevoli.
L' amore per un figlio (anzi due nel mio caso) dove mi avrebbe portato?
Avevo iniziato a domandarmelo presto, a partire dall'insignificante episodio in catamarano, per poi passare a questioni più importanti.
Il mio timore più grande era di ritrovarmi un giorno a rimuginare su anni di cose non fatte e occasioni perse, quando i figli ormai grandi prendono, giustamente, la loro strada.
Ci sono figli che crescono irriconoscenti e non so se dipenda solo da come li si educhi...In quel caso ne sarà valsa la pena lo stesso? Se poi la tua prole facesse parte di quella categoria che, crescendo, meno vede i genitori e meglio sta?
Non parliamo poi dei casi di cronaca nera in cui si sente di figli che ammazzano i genitori...mi vengono i brividi solo a pensarci...
In fondo, però, pensavo che con tutto l'amore che ero disposta a dare loro, ciò non sarebbe stato possibile. Ma se invece, sentendosi soffocati, sarebbe stata esattamente quella la loro reazione?
Si potrebbe arrivare a pentirsi di tutte le scelte e le rinunce fatte?
Per un uomo sbagliato probabilmente sì...Per un figlio è sicuramente diverso, non è un amore che finisce, e se quando hai fatto ciò che hai fatto eri felice (diciamo frustrata ma felice), probabilmente ne è valsa la pena (qualcuno dice così anche per le storie d'amore, forse per consolazione, ma io personalmente non sono d'accordo nel caso si tratti di inutili ex...).
In ogni caso al momento non posso dire di essere riuscita a prendere di buon grado tutte le rinunce fatte. Non sono stata felice mentre lo facevo, non sono felice ora mentre ci penso ma so che non poteva essere altrimenti.
È una cosa che si impara ad accettare, soprattutto una volta nati i bambini.
Spesso ti basta un loro sorriso o una loro risata a farti dimenticare di tutto e a farti affermare con sicurezza che non ci sarebbe nessun altro posto meglio di quello dove ti trovi in quell'esatto momento.
Ma quando i figli sono ancora in pancia, beh, puoi forse nutrirti di immaginazione e di buone speranze ma, almeno nel mio caso, non troverai consolazione reale alle rinunce quando queste vengono molto sofferte.
A seguito di questa premessa, racconto ora di quella che fu in assoluto LA RINUNCIA della mia gravidanza.
No, non sto parlando del panino con il salame, come potrebbe pensare qualcuno!! Quello e il sushi un po' mi sono mancati effettivamente, ma non mi è decisamente pesato farne a meno per un po'.
La vera grande delusione è stato sentirmi dire che non potevo più partire per Cuba. Come scrivevo in precedenza, era un viaggio che volevo fare da tanto e finalmente eravamo riusciti a trovare un'ottima offerta per andare una settimana con una coppia di amici.
A inizio febbraio avevamo effettuato la prenotazione per un viaggio a fine agosto, dopo un paio di settimane passate a valutare ogni singolo tour operator o pacchetto, facendo impazzire l'agenzia viaggi.
Mezz'ora dopo aver fatto il test, due mesi più tardi, facevo i calcoli per capire a che mese di gravidanza sarei stata al momento della partenza. Fine agosto era per me il sesto mese. "Ottimo", pensai, "non è troppo tardi, le compagnie aeree mi ammetteranno ancora a bordo e perciò non c'è alcun problema. Ovviamente dovrò limitare le escursioni che già avevo pianificato e riposarmi un po' di più, ma meglio di niente..."
Così pensavo e, invece, un mese più tardi il ginecologo mi disse che forse con una gravidanza singola si poteva ancora ipotizzare, ma con una gravidanza gemellare andare era davvero troppo rischioso. Non mi rassegnavo, non capivo e non credevo che potesse essere così pericoloso, finché il medico mi disse: "Se lei proprio vuole andare vada, ma consapevole che si assume i rischi!". E allora, con un filo di voce, chiesi "Quali sarebbero concretamente i rischi?", e lui rispose "Contrazioni, minaccia di parto prematuro...". Mi raggelai e capii che ovviamente non potevo essere tanto egoista. Anche se non ero ancora convinta al 100% che potesse essere davvero così rischioso e quindi non mi decidevo a cancellare la vacanza, rimetterci parte dei costi e richiudere nel cassetto un bel sogno, chissà per quanto ancora...
Poi alla fine arrivò il momento in cui andava fatto.
E solo più tardi, quando la mia gravidanza sì complicò un po', mi resi conto che non avrei potuto fare altrimenti.

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