Verso metà giugno (a metà del quarto mese) le nausee che avevano accompagnato costantemente le mie mattinate iniziarono a sparire gradatamente. Fu una liberazione.
Iniziò però il periodo del caldo intenso, dell'aria condizionata in metropolitana e in ufficio e degli sbalzi di temperatura. Proprio in quei giorni mi si scatenò una forte tosse che ovviamente attribuii ad un colpo d'aria condizionata.
Sotto consiglio del medico di base, presi uno sciroppo naturale, senza però ottenere alcun beneficio. Non ero raffreddata, non avevo febbre, eppure continuavo a tossire.
A fine giugno dovevo partire per Parigi, l'ultima trasferta di lavoro.
Non avevo proprio il tempo di farmi visitare e, parlandone con il ginecologo, mi disse di farmi prescrivere un antibiotico compatibile con la gravidanza. Ero titubante ma sapendo che non avrebbe arrecato danno alle piccole decisi di prenderlo. Iniziai così la cura antibiotica che conclusi nei primi giorni di permanenza a Parigi.
Non cambiò assolutamente nulla, continuavo a tossire, soprattutto mentre mangiavo e non sapevo attribuirne alcuna causa.
Iniziai a svegliarmi di notte per l'eccessiva tosse e, addirittura, gli attacchi di tosse cominciarono a causarmi vomito. Un paio di notti non ebbi nemmeno il tempo di correre dal letto al gabinetto e finii per "battezzare" la moquette della mia camera parigina che subito dopo cercai di tamponare e pulire piena di vergogna.
Dopo qualche giorno mi sembrò di stare un po' meglio, la tosse non era scomparsa ma riuscivo per lo meno a mangiare. Fu in quel momento che iniziai a stare peggio di notte. Mi svegliavo tossendo e l'attacco di tosse mi bloccava il respiro. Era come se mi si chiudesse la gola. La prima volta durò pochi attimi ma mi svegliai più volte quella notte. Il blocco alla gola iniziava a durare ogni volta più a lungo della precedente e insorgeva anche dopo pochi lievi colpi di tosse. Dentro di me si scatenava il panico, ogni volta. Mi alzavo di colpo nel letto mettendomi seduta, poi balzavo in piedi non sapendo cosa fare. La mia stanza d'hotel sembrava una scatola priva di ossigeno, con tutta la moquette e la carta alle pareti mi sembrava ancora più asfissiante.
La prima volta corsi ad aprire la finestra per prendere aria, dava su un minuscolo cortiletto interno delimitato dai muri di un condominio di fronte. In quello spazio chiuso tra pareti di cemento, ogni più piccolo rumore rimbombava. I miei tentativi di respirare echeggiarono nel silenzio più totale. Mi ritirai in camera lasciando la finestra aperta, dopo qualche istante tornai a respirare.
Pensai fosse un episodio isolato ma, qualche ora più tardi, mi svegliai di nuovo con la gola chiusa, durò poco e poi passò di nuovo, per poi tornare una terza volta al mattino presto.
Ogni volta non sapevo quanto sarebbe durato, per quanto tempo non sarei riuscita a respirare e che cosa mi stesse accadendo.
Di giorno invece stavo bene e non avevo episodi del genere.
Non chiamai il ginecologo o la dottoressa, ero in trasferta ed ero sempre impegnata, cosa potevano dirmi così a distanza?
La notte seguente successe di nuovo.
Di scatto balzai in piedi, ero angosciata, cercai di respirare con la bocca ma dalla gola uscì un suono, come un fischio, un gemito. Aiuto, non respiro! Cosa mi sta succedendo? Mi sentivo un pesce fuori dall'acqua e quella sensazione mi portò ad agitarmi e a pestare i piedi per terra dalla disperazione. Come se così facendo riuscissi a divincolarmi da un invisibile mostro che cercava di soffocarmi.
Poi finalmente passò ed inspirai profondamente più volte.
Mi misi a dormire quasi seduta nella speranza che servisse a prevenire tosse o attacchi del genere.
Ma gli episodi furono quattro quella notte, tutti di maggior durata e intensità.
Come dicevo, di giorno stavo bene, e ne ero grata. Ma iniziavo ad essere molto stanca, non riuscendo a riposare di notte.
Dapprima avevo pensato potesse essere una specie di allergia, magari per colpa della moquette, e della tappezzeria che mi facevano sentire quella camera soffocante. Così chiesi al personale dell'hotel di tenere le finestre aperte di giorno, come le lasciavo io quando andavo via al mattino.
In fondo però, anche se non capivo il perché, sapevo che derivava tutto da quella tosse comparsa ormai un paio di settimane prima.
L'ultima notte prima della partenza fu la più spaventosa. L'effetto gola chiusa ormai durava ogni notte di più e quella fu davvero angosciante.
Quando mi svegliai la prima volta balzai in piedi di scatto e quando mi accorsi che il respiro ci stava mettendo più del solito a tornare andai completamente nel panico, valutai di chiedere aiuto ma poi, finalmente, iniziai a star meglio. Non riuscii a riprendere sonno facilmente. Restai semi seduta nel letto, con la tv accesa per compagnia e perché svegliarsi nel buio totale mi avrebbe fatta sentire soffocata ancora di più.
Crollai distrutta in una semi-veglia che non durò molto, aprii gli occhi poco dopo con un'altra sensazione di stretta alla gola. Corsi alla porta e pensai di precipitarmi giù alla reception e far capire in qualche modo al personale che dovevano farmi portare in ospedale o chiamare un medico. Ero in pigiama mezza nuda ma non mi importava, avrei spaventato qualcuno non riuscendo a parlare ed emettendo solo un rumore strozzato della mia gola, ma ero disperata, avevo bisogno di aiuto. Non ce la facevo a scendere però, era troppa strada. Mi precipitai allora prima verso la finestra, sperando che l'aria fresca potesse aiutare a farmi sentire meglio, incurante ormai del fatto che avrei potuto svegliare qualcuno con il rimbombare dei rumori nel cortile interno. Stavo davvero male ed ero in panico, l'aria fresca dapprima non fu un sollievo. Tossii e provai a respirare inutilmente, con la gola che emise un fischio stridulò. Dopo qualche istante iniziai a respirare di nuovo, feci dei respiri profondi e disperati. Nel frattempo una donna di un appartamento di fronte che dormiva con la finestra spalancata, si svegliò e accese la luce. Si sporse dalla finestra e in francese mi chiese "ti serve aiuto? Hai bisogno di un medico?", la ringraziai, mi scusai e le dissi che stavo meglio ora.
Poi crollai di nuovo sul letto e questa volta caddi in un sonno profondo per qualche ora, fino al mattino.
A colazione la mia faccia doveva essere davvero sconvolta. Ma era giorno, mi sentivo tranquilla e stavo bene. Dovevo solo arrivare a fine giornata, e tornare a casa la sera. La mia responsabile, però, venne a sapere da altri della mia terribile nottata e mi disse che era proprio il caso che prendessi un volo per tornare a Milano quella mattina stessa. Insistette, inoltre, per prendermi un appuntamento a sue spese dal suo medico, affinché mi vedesse quel pomeriggio. Fu un gesto che apprezzai davvero molto, benché in realtà a quel punto avrei preferito rimanere a Parigi per "l'ultimo sforzo" e tornare, come da programma, la sera insieme al resto delle colleghe.
Sul volo di rientro avevo una bottiglietta d'acqua con me sul sedile e un'altra nella borsa che mi avevano fatto riporre in cappelliera. Ero abbastanza tranquilla e fiduciosa, il volo era breve e di giorno normalmente stavo bene.
Tra un colpo di tosse e l'altro finii la bottiglietta. Ogni volta che tossivo per un attimo mi si bloccava il respiro. Bevvi il succo d'arancia offerto dagli assistenti di volo e mangiai i salatini. Poi ebbi un vero e proprio attacco di tosse e la gola si chiuse del tutto. Ero in un posto lato finestrino e fui presa dal panico. Feci per alzarmi e i passeggeri a fianco a me mi fecero subito passare. Presi al volo l'altra bottiglietta d'acqua dallo scomparto e bevvi una sorsata. Tornai a sedermi e il signore affianco a me mi chiese se stessi bene.
No, non stavo bene, per questo tornavo a Milano. Lo ringraziai per l'attenzione.
A casa parlai con mio papà, che mi accompagnò dal medico nel tardo pomeriggio. Lui era però dell'idea che dovessi recarmi direttamente in pronto soccorso. Io non volevo ammetterlo ma pensai che, forse, non avesse tutti i torti.
Il medico si dimostrò alquanto cordiale e molto preparato. Disse che i polmoni erano a posto ma sembrava avessi l'asma. Non avevo mai sofferto d'asma prima.
Mi diede molte informazioni relative alla gravidanza e alla salute in generale. Informazioni che a volte magari si danno per scontato o che alcuni medici non condividono o che semplicemente in una normale visita non dicono. Mi ricordo che subito dopo la visita presi degli appunti sul cellulare:
- Il corpo di una donna gravida è in continuo lavoro, anche quando lei è seduta e ferma, non è mai a riposo, anzi, è come se nel frattempo stesse facendo una marcia
- per idratarsi propriamente con il caldo è bene non bere acqua fredda ma bensì a temperatura ambiente. Infatti, per essere assimilata ed idratare il corpo, l'acqua deve arrivare prima alla temperatura di 37 gradi centigradi. Perciò l'acqua bevuta fredda darà un iniziale sollievo ma ci metterà molto più tempo ad idratare il corpo.
- il livello di ferro è molto importante per una donna in gravidanza. È bene non scendere mai sotto la soglia minima, soprattutto verso il termine in quanto sarà molto più difficile reintegrarne poi la quantità necessaria. La carenza di ferro durante e dopo il parto può portare a reazioni simili alla depressione post-parto e a crisi di pianto o comunque a stanchezza, debolezza e mancanza di concentrazione.
- Nel dubbio di non assumere tutti i nutrienti in quantità sufficienti, è bene prendere qualche integratore in più durante gravidanza. Il nostro corpo, infatti, assorbirà soltanto le sostanze necessarie, mentre quelle superflue verrebbero automaticamente scartate dall'organismo. Al contrario, invece, pur seguendo una dieta equilibrata, non avremmo la certezza assoluta che la verdura e la frutta comprate al supermercato contengano tutte le vitamine e i nutrienti necessari.Trovai interessanti queste informazioni e l'aver sentito un parere in più oltre a quello del mio ginecologo e del mio medico e tornai a casa fiduciosa, dopo una "consistente" tappa in farmacia.
Mi prescrisse, infatti, di tutto:areosol, sciacqui con collutorio, uno sciroppo, integratori di vitamine e una marmellata lassativa (chiaramente non correlata al mio problema di tosse e soffocamento!).
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Sono 2 ✌️!!
General FictionStorie di una gravidanza doppiamente non convenzionale. "Sono 2" è il racconto della mia gravidanza, un diario, a posteriori, di quello che ho vissuto e provato. È un libro che mi avrebbe fatto piacere leggere durante la mia gravidanza e spero possa...