Capitolo 18

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Zayn Malik non credeva nell'amore e neppure nell'odio. Era sempre stato abituato a non discernere due facce della stessa medaglia. Lui semplicemente divideva il mondo in due categorie: quello che si può e quello che non si può avere. Se è possibile averlo, allora era buono e meritava il suo amore, altrimenti il ragazzo si impegnava a disprezzarlo con tutto se stesso. Sesso, droga, alcol, leccaculo pronti ad adularlo qualsiasi momento della sua vita erano tutte cose così semplici da ottenere, che Zayn le amava alla follia. E soprattutto, Zayn amava il denaro, in particolare se guadagnato facilmente.

"Sono trecento sterline. Un grammo te lo regalo" disse il moro estraendo un sacchetto pieno di erba.

"Cazzo, Malik. Mi stai fottendo trecento bigliettoni per questa cosa. Regalarmene un grammo è il minimo" commentò Nick Grimshaw, suo concorrente sul lavoro ma ottimo acquirente della sua droga.

"Calmo, mio caro. È roba buona: è un prezzo più che giusto" rispose Zayn contando i soldi che l'altro gli aveva appena dato.

"Se lo dici tu" affermò calmo Grimshaw mentre si infilava furtivo nella tasca interna della giacca firmata la bustina di plastica.

Si strinsero la mano, in segno di accordo, e poi Zayn aggiunse: "Andiamo, ti offro da bere" indicando con il capo Niall Horan che versava drink nella luce soffusa del bordello, tra la musica a volume alto.

Nick annuì, ed insieme si avviarono verso gli alti sgabelli posti vicini al bancone di legno. Si sedettero e Zayn, per richiamare l'attenzione del biondo, sbattè sonoramente la mano sulla superficie di legno. Niall si accorse della loro e presenza e: "Si?" disse con un sorriso cortese.

"Facci due Gin, per favore" fece Zayn prima di voltarsi a parlare con Nick.

"Allora, come vanno gli affari?" chiese quest'ultimo.

Zayn scrollò le spalle. "Non mi lamento" affermò piatto, notando che i bicchieri pieni di alcol erano stati poggiati di fronte a loro. "Tu, invece? Qualche novità da Mayfair?".

"Sempre le solite cose: clienti che non pagano, drink allungati con acqua di rubinetto, dipendenti che a stento riescono a farti un pompino come si deve... insomma, non cambia mai nulla" affermò Grimshaw fissando il bicchiere di Gin davanti a lui.

"Wow, allora ci sono guai anche ai piani alti,eh, Nick?" sghignazzò Zayn prima di fare un lungo sorso di alcol.

"Ahimè, non ci salviamo neanche noi. Comunque, ho visto un paio di volti nuovi, o sbaglio?" riprese Nick come colto da un'illuminazione. Ed in un certo così fu: poco distante da loro, era apparso Liam Payne che rideva tenendo per mano un altro tipo, poco più grande di lui. Grimshaw non aveva mai visto quel ragazzo nel bordello di Zayn. Quest'ultimo si voltò seguendo lo sguardo dell'altro ed anche lui fu travolto dal sorriso smagliante quanto falso di Liam. Sospirò, unendo a quella specie di spasmo una nota di gelosia ed una di delusione. Gelosia perché anche il solo fatto che Nick lo avesse notato gli dava i nervi, e delusione perché desiderava ardentemente essere lui la causa della sonora risata di Liam.

"Parli di Liam?" tagliò corto il moro, centrando immediatamente il punto della conversazione. I suoi occhi scuri si illuminarono per meno di una frazione di secondo di una luce quasi paurosa, come se solo con un unico sguardo avesse voluto uccidere sia Grimshaw e sia qualsiasi cliente del ragazzo.

"Si chiama così il ragazzo?" domandò Nick con un ghigno beffardo, posando sonoramente il bicchiere vuoto di fronte a lui.

"Si" rispose Zayn secco, con tono di sfida. E, in effetti, stava sfidando Nick, in difesa della persona a cui più teneva in quella stanza.

"Oh, da quando conosci i nomi dei tuoi dipendenti, Zayn?" cantilenò Grimshaw con un sorriso che di divertente aveva davvero poco.

"Da quando ho assunto Liam" fece il moro, serio, torturandosi le unghie ed evitando di incrociare lo sguardo dell'altro di fronte a lui: solo l'idea che quel verme potesse parlare di Liam gli procurava degli incontrollabili istinti omicidi. Fece attenzione a porre abbastanza enfasi sul nome del ragazzo in questione, proprio per sottolineare con insistenza che stava parlando di roba sua, di sua appartenenza.

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