Capitolo 24

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"Sue, fidati, dobbiamo trovare quel tipo. Ha dell'erba che è qualcosa di eccezionale; sai quanto guadagniamo con un grammo di quella roba?" fece Gemma convinta alla sua amica, mentre sistemava la brandina dove avrebbe passato la notte. Le aveva raccontato dell'incontro con quei tipi e le aveva anche detto che la qualità di ciò che aveva fumato mandando al diavolo interi mesi di terapia era assolutamente impareggiabile. Sue, poveretta, ascoltava rapita dalla trasgressione e dal coraggio di Gemma: ma non era del tutto sicura delle intenzioni della sua migliore amica. Infatti, se prima aveva passato dieci minuti buoni ad elogiare Malek o Malik per il prodotto che vendeva, in quel momento cercava di convincerla a comprare diversi grammi di droga e rivenderla per guadagnare quanto più denaro fosse possibile. "Gemma, secondo me hai guardato Blow* troppe volte. Non credo sia una buona idea: rischiare la galera per qualche sterlina mi sembra esagerato.." aveva tentato di dissuaderla Sue, con toni calmi e pacati. Ma lo sguardo che ricevette in risposta sembrava lungi dall'essere convinto. Infatti: "Qualche sterlina?! Non capisci che si tratta di somme di denaro incalcolabili? La sola cosa che dobbiamo fare è cercare di stare il più attente possibile. Troviamo questo tipo, compriamo la roba e poi la rivendiamo al primo idiota che ci capita sotto tiro. Il resto ce la fumiamo noi" disse la ragazza con semplicità, come se stesse spiegando una semplice regoletta morale. Sue la guardò, un po' sconvolta: non le erano serviti a nulla tutte quelle cure e le ramanzine dei medici che aveva ricevuto negli ultimi mesi, pensò. Gemma Styles era ancora la solita irresponsabile che crede che tutto le sia dovuto e che i sacrifici che sono stati fatti per lei siano solo del tempo perso. Così: "Non lo so.." commentò Sue cercando di non guardare Gemma negli occhi per non farle capire quanto in realtà fosse sorpresa dal fatto che non fosse cambiata affatto. "Avanti, Sue! Pensa al gruzzoletto che metteremo in piedi: con tutto quel denaro ce ne andremo, io e te, lontane da questa città di merda. Te lo ricordi cosa ci eravamo promesse? Che saremmo andate a vivere negli Stati Uniti ed avremmo fatto la vita delle star. Ecco, è arrivato il momento di mantenere quella promessa" esclamò Gemma gesticolando con un paio di lenzuola bianche in mano. Per qualche secondo, Sue rimase in silenzio a pensare. In effetti, qualche sterlina in più non sarebbe dispiaciuta per niente e sicuramente vendere droga sarebbe stato il modo più veloce e proficuo di tutti. Forse iniziare quell'attività non si sarebbe rivelato tanto male. Dopotutto, nei film si vedevano sempre scene del genere ed a nessuno dei protagonisti era mai successo nulla di terribile; bè, a parte il carcere. Ma poi, pensò Sue, la vita dietro le sbarre era una delle esperienze che voleva provare. Strana, ma voleva farla. Alla fine, Gemma era riuscita a persuaderla: in fondo, anche lei era abituata ad andare contro la legge. "Ok, hai vinto. Quando iniziamo a cercare questo tipo?" domandò lei passandosi la mano sulla fronte con aria rassegnata. Gemma sgranò gli occhi e spalancò la bocca in un sorriso, gettando da parte la biancheria che teneva in mano ed andando ad abbracciare forte la sua amica. "Oh, Sue! Ora so perché sei la mia migliore amica! Possiamo andare anche ora, gli affari non hanno orario" trillò Gemma eccitatissima di aver coinvolto Sue, per l'ennesima volta, nelle sue follie. Quando si staccò dall'abbraccio, la guardò e si rese conto che era uguale a quando la conobbe al liceo: stessi occhi grigi come la strada, stesse lentiggini, stesso naso dritto e leggermente a punta, stessi capelli lunghi biondo cenere con una ciocca rasta. E, soprattutto, lo stesso identico carattere facilmente manipolabile. "Adesso? Ma è quasi mezzanotte..non ci sarà nessuno per le strade" bisbigliò Sue con un guizzo di preoccupazione nello sguardo solitamente calmo. Gemma sbuffò, iniziando già a preparare una borsa con una felpa in più ed un accendino, in caso in cui ne avessero avuto bisogno. Poi aggiunse: "Merda, Sue! Perché ti fai tutti questi inutili problemi? Andiamo e basta". La sua amica alzò le spalle, capendo che ogni tentativo di persuaderla sarebbe stato inutile. Così, anche lei prese un cappotto, si sistemò i capelli ribelli ed afferrò uno zaino. E: "Ok, sono pronta. Andiamo, usciamo dal retro, o mio padre inizierà a fare il terzo grado" disse, a bassa voce. Entrambe si avviarono verso l'uscita secondaria della casa, al buio, con l'unica illuminazione dello schermo della televisione che i genitori di Sue stavano guardando senza realmente ascoltare qualcosa del programma trasmesso. "Aspetta un attimo" si bloccò ad un certo punto Sue, prendendo Gemma per un polso e costringendola a guardarla: "Se tu non hai un centesimo in tasca, come gliela paghiamo la roba a quello?" osservò la ragazza, sperando vivamente che suo padre e sua madre non si fossero accorti della sua imminente uscita. Gemma, allora, rispose con tranquillità: "Mettili tu i primi soldi. Quando inizieremo a vendere, tratterrai la mia parte" mentre sgattaiolava fuori dall'appartamento di Sue nel più totale silenzio. Non appena le due furono all'esterno, il loro tono di voce si alzò, e fu proprio Sue a prendere la parola mentre cercava febbrilmente le chiavi della sua auto: "Certo che sai proprio come trattare i tuoi soci d'affari, eh?" commentò ironicamente. Gemma si appoggiò con aria esausta alla vettura e rispose: "Ehi, sono un'ex studentessa di economia; qualcosa devo pure averla imparata in quell'università". Sue le rivolse un ghigno prima di infilare le chiavi nell'apertura del suo sportello e disse: "Oltre a come iniettarti eroina nei bagni del college? Oh, certo che ne hai imparate di cose!". Salirono entrambe sull'auto, chiudendo in modo poco rumoroso gli sportelli e lanciando le loro borse sui sedili posteriori. Gemma, poi, replicò acidamente: "Invece di ricordare i bei momenti del passato perchè non ti concentri sul presente e metti in moto questa carretta?". L'amica la guardò con un sorrisetto sghembo, prima di ingranare la retromarcia e finire sul vialetto, verso l'East End. La strada era buia ed i fari del loro macinino illuminavano debolmente i marciapiedi. Il quartiere dove viveva Sue non era dei più centrali e non era difficile trovare parecchia gente poco affidabile nei dintorni. Quando i fanalini del mezzo inondarono di luce un gruppo di ragazzi che probabilmente si stavano prostituendo sullo stesso marciapiede di alcune giovani donne, Gemma ebbe una stratta allo stomaco: pensò a suo fratello, al fatto di aver tradito la sua fiducia e che lui si sarebbe potuto trovare insieme a quei tipi a prostituirsi per qualche sterlina. "Gem?" Sue interruppe improvvisamente i suoi pensieri, mentre rallentava progressivamente il mezzo nei pressi di alcuni locali sulla via. "Si?" fece Gemma guardandosi febbrilmente intorno, alla ricerca di qualcuno che potesse somigliare alla descrizione dello spacciatore. "Come facciamo a capire qual è il locale dove lavora chi stiamo cercando? Qui ce ne sono decine" osservò giustamente Sue, attivando gli indicatori di direzione. "Accosta qui. Chiederemo informazioni" le rispose l'altra mentre indicava con il dito uno spazio libero tra due autovetture tirate a lucido. Sue fermò il mezzo e tutte e due scesero dall'auto, ben attente a chiudere per bene gli sportelli. "Dio, Gem, sei sicura? Non mi piacciono i tipi che girano da queste parti" chiese Sue camminando in modo impacciato per cercare di attirare l'attenzione dei passanti il meno possibile. Al contrario, Gemma procedeva a passi sicuri e spediti, girando il capo di tanto in tanto per cercare di cogliere qualche dettaglio che la aiutasse a capire chi fosse quel misterioso Malik. Poi, tranquillizzò l'amica, carezzandole la spalla e rivolgendole un sorriso: "Tranquilla, Sue. Se solo uno di questi energumeni ti dovesse dire qualcosa se la dovrà vedere contro i miei pugni". Continuarono a camminare, ignorando i fischi ed i commenti che venivano loro rivolti da giovani ubriachi, finchè non iniziarono a concretizzare la loro ricerca. Fecero dei brevi calcoli, giungendo alla conclusione che il posto in cui lavorava Malik non poteva essere troppo in vista e nemmeno troppo illuminato: così, esclusero automaticamente tutti i locali pieni di luci e troppo appariscenti. Doveva per forza trovarsi in un vicolo più buio degli altri, pensò Gemma. Così, armate di audacia, le due si insidiarono nei pressi di un club spoglio, illuminato semplicemente da una luce al neon mezza fulminata. Se l'intuito non l'ingannava, quello sembrava un posto abbastanza probabile per iniziare le ricerche. Ed infatti, proprio all'uscita del locale, c'erano due uomini. Uno alto, slanciato, ed anche se le due ragazze non riuscivano a vederlo bene in viso, sembrava uno che ci teneva molto al suo aspetto, e l'altro, che era esattamente il suo opposto: tozzo ed anche vestito con abiti consunti. Gemma fu la prima ad avvicinarsi ai due, e più andava verso di loro, più si sentiva l'odore di erba, forte ed acre. La ragazza era sempre più convinta di trovarsi davanti il suo uomo ed istintivamente le venne un sorriso di vittoria ad incurvarle le labbra. Così: "Scusate, sto cercando una persona" esclamò Gemma gesticolando e lasciando Sue poco più indietro rispetto a lei.
"Chi cerchi, tesoro?" le chiese il tipo più grasso con un sorriso inquietante. Appena quello aprì la bocca, Gemma fu assalita da un tremendo odore di alcol misto ad acidità e ringraziò il Cielo che fosse buio e che non potesse vedere il volto di chi emanasse quell'orrendo fetore.
"Io..Io sto cercando un certo Malik o Malek. Lei sa dov'è?" rispose Gemma indietreggiando quel poco che bastava per non vomitare. L'uomo male odorante alzò le spalle e aggiunse: "Veramente no.." prima di essere interrotto da una pacca sulla schiena da parte dell'altro uomo più alto.
Quest'ultimo disse: "Veramente, diceva il mio collega, sono proprio io. Cosa posso fare per te?" esercitando una forte pressione sulla schiena irsuta dell'altro uomo, in modo tale che fosse rimasto zitto il tempo necessario.
"Mi hanno detto che lei ha della buona roba, non so se mi spiego.." fece Gemma mantenendosi sul vago, per non fare figuracce.
"Oh, cara, ti spieghi benissimo e, si, ti hanno detto bene. Quanta te ne serve?" disse lui con cortesia, probabilmente accennando un sorriso. gemma non riusciva a vedere nulla dei suoi tratti somatici a causa del buio. Esitò un attimo quando udì il suo accento, però: non le sembrava affatto straniero. Forse il ragazzo che la sera prima le aveva parlato di lui era strafatto e sentiva la voce in modo leggermente distorta, pensò.
"Non abbiamo molti soldi con noi. Quanto verrebbero a costare diciamo.. cinque grammi?" domandò la ragazza mettendo le mani sui fianchi.
"Sei proprio fortunata, sai? Ne ho con me dieci. Siccome mi sei già molto simpatica, te ne do sei per cinquantacinque sterline, ci stai?" contrattò il tipo alto e magro con voce acuta.
E come poteva non starci? Le sembrò un ottimo affare e chiamò Sue affinchè si avvicinasse e portasse la borsa con i soldi. "Sue, le hai con te cinquantacinque sterline, vero?" domandò alla sua amica che si faceva avanti esitante. Sue annuì, cacciando dallo zaino il suo portafogli ed estraendone due banconote.
"Perfetto, affare fatto" affermò Gemma stendendo il palmo in segno di amicizia. Il tipo lo strinse e poi frugò nel taschino della sua giacca alla ricerca della bustina con i grammi di erba richiesti. Le due ragazze pagarono ed andarono verso la loro auto soddisfatte, salutando la coppia di uomini con un caloroso: "Arrivederci". I due rimasero soli, nel vicolo del locale del vero Zayn Malik.
Intanto, il tipo più alto aveva finalmente mollato la salda presa della pelle dell'altro, facendogli tirare un sospiro di sollievo. Fu proprio lui a prendere la parola per primo, appena Gemma e Sue andarono via.
"Perché hai mentito, NIck? Perché hai detto di chiamarti Malik?" esclamò sgranando gli occhi sorcini e gesticolando.
"Semplicemente perché se quelle due dovessero farsi scoprire, la polizia andrebbe a cercare Malik dal momento che ha precedenti con la droga. Ed io ne uscirò pulito" rispose ovvio Nick Grimshaw, con un ghigno beffardo.
"E se gli sbirri chiedessero un identikit e quelle ti descrivessero?" continuò a preoccuparsi il signore al suo fianco.
"Non risaliranno mai a me, Higgings. Non mi hanno visto in faccia per via del buio. Fidati di me, l'unico a pagare sarà quello spilorcio di Malik. Così impara a vendermi erba come se fosse oro." Concluse Nick sfilando un paio di chiavi dal pantalone firmato. "Adesso me ne torno a Mayfair. Cerca di non cacciarti nei casini" salutò prima di sparire nella penombra.
Ed Higgings non potè che sperare di non finire per davvero nei casini.

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