Capitolo 26

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Ad aprile non aveva mai fatto tanto freddo. In modo particolare, durante le ore notturne sembrava di essere tornati al clima di pieno inverno. La gente usciva di rado e le strade rimanevano pressoché vuote. La gente, ma non Gemma Styles e la sua cara amica Sue. Camminavano febbrilmente, come se non dovessero mancare ad un appuntamento. Bè, in realtà, l'appuntamento l'avevano: l'erba era finita e doveva essere ricomprata.
"Sue, se non ti sbrighi non troveremo nessuno" commentò Gemma affrettando il passo e spezzando il silenzio di quel vicolo. Avevano entrambe il fiatone ed attorno a loro l'aria diventava sempre più fredda. I tacchi delle loro scarpe battevano continuamente sulla pavimentazione della strada e le borse urtavano contro i loro indumenti.
"Gemma, ma perché sei sempre così certa di trovare quello che cerchi?" domandò Sue, respirando a fatica e trotterellando dietro la sua amica, che non dava alcun cenno di voler rallentare quei passi che, ormai, sembravano essere in tutto e per tutto una corsa.
"Non lo so. Credo di averlo nel DNA" rispose lei, bloccandosi all'improvviso davanti lo stesso locale dove erano arrivate qualche sera prima. "Eccoci" annunciò poi, sforzandosi a distinguere due figure poco distanti da loro. Erano entrambe sedute ed uno dei due sembrava che stesse parlando con l'altro. Che fossero due giovani uomini Gemma ne era più che convinta. Magari uno dei due era proprio Malik, pensò la ragazza con un mezzo sorriso. L'unico modo per scoprirlo era avvicinarsi di più. Così, si schiarì la voce, ignorando del tutto la povera Sue che si era piegata in due per la stanchezza, e con cipiglio convinto andò vicino ai due tipi seduti sui gradini che portavano all'interno del locale.
"Buonasera" salutò Gemma attirando l'attenzione dei ragazzi, evidentemente poco più piccoli di lei. Uno era biondo con occhi azzurrissimi e gonfi. L'altro aveva i capelli più scuri e gli occhi color nocciola, con appena un accenno di barba sul viso. Entrambi la guardarono sorpresi, fissandola per una frazione di secondo quasi come se non si aspettassero di trovare lei in quel posto. Le opzioni erano due, pensò Gemma: o non avevano mai visto una ragazza, oppure quella sera aveva davvero un aspetto terrificante.
"Ciao. Che ti serve?" le rispose fiaccamente il ragazzo biondo con un marcato accento irlandese, alzando debolmente la mano. Niall Horan non era dell'umore adatto per iniziare una conversazione con una sconosciuta. Così, abbassò la testa, indicando di non voler parlare.
Liam Payne, invece, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
Non perché gli interessasse o perché trovasse strano che una donna stesse nei pressi di un locale frequentato principalmente da uomini. Bensì, perché il viso di quella ragazza gli ricordava terribilmente quello di Harry. Aveva negli occhi quelle sfumature di verde così simili a quelle dell'amico che per un attimo ebbe paura. Pensò che magari si stava immaginando ogni cosa, che Louis gliene aveva parlato talmente tante volte che in quel momento si era solo lasciato suggestionare. Comunque, lasciò che lei parlasse e che continuasse ad avere atteggiamenti a lui fin troppo familiari.
"Ecco, io e la mia amica siamo venute per vedere una persona.." iniziò a dire Gemma indicando con la mano una seconda ragazza alle sue spalle.
Liam decise di giocare d'astuzia. Chi dovesse vedere quella tipa, a lui non importava più di tanto. Più che altro, doveva scoprire se le somiglianze tra lei ed Harry non fossero solo frutto della sua immaginazione o delle semplici coincidenze.
"E per caso io ed il mio amico possiamo aiutarti?" domandò con un sorriso cortese Liam, alzandosi in piedi e superando in altezza la ragazza.
Niall passava lo sguardo da lei a Liam, con la fronte aggrottata, non capendo cosa stesse facendo il ragazzo.
"Bè, a dire il vero si. La persona che sto cercando è abbastanza alta, capelli castani..." iniziò a spiegare Gemma gesticolando e cercando di ricordare quanti più dettagli fosse possibile. Era tremendamente impressionante la somiglianza tra lei ed Harry. Liam notò persino che accentavano nello stesso modo le parole e che si passavano la mano tra i capelli nella stessa identica maniera.
"Tesoro, non stiamo giocando a "Indovina chi": quindi, se sai come si chiama chi stai cercando, diccelo e te lo andiamo a chiamare" esclamò improvvisamente Niall, intromettendosi nella conversazione. Voleva solo che quelle due sconosciute andassero via da lì e che lo lasciassero solo a rimuginare sulla sua situazione.
"Aspetta. Tu come ti chiami?" fece Liam, bloccando Niall con un cenno della mano. Quella era la prova del nove: se la ragazza avesse risposto "Gemma" allora tutti i calcoli che aveva fatto si sarebbero rivelati corretti.
In effetti, le sue congetture non gli sembrarono del tutto scorrette. Quella ragazza somigliava ad Harry, in modo impressionante. Sapeva che aveva avuto problemi con la droga, ed il vicolo dove si trovava il locale di Zayn era famoso per essere anche una strada dove le sostanze stupefacenti non mancavano. In più, era a conoscenza del fatto che Gemma fosse scappata dalla clinica presso la quale si stava curando: e riflettè su quanto fosse curioso che due ragazze giovani si aggirassero a quell'orario in una zona non proprio centrale.
"Perché devo dirti il mio nome, scusa?" rispose lei, guadagnandosi un'occhiata accigliata dalla sua amica immobile al suo fianco.
"Già, Liam, che ce ne importa?" commentò NIall passandosi stancamente la mano sulla fronte, esasperato.
"Credo di aver capito chi cerchi" mentì prontamente Liam. In realtà, non aveva la minima idea di chi fosse il tipo di cui stesse parlando quella ragazza. "Ma se non mi dici come ti chiami, come faccio a dire che tu sei qui?" continuò lui, alzando le spalle come se ciò che stesse dicendo fosse talmente esatto da non poter controbattere.
"Mi chiamo Gemma" rispose la ragazza, rassegnata. Sue, allora, le diede un colpetto sul braccio, facendole capire che forse si stava esponendo troppo.
Liam si congratulò con se stesso e con le sue doti da investigatore. Riuscì comunque a celare un cipiglio di soddisfazione e a dire: "Aspetta un momento, Gemma". Ripetè quel nome sentendosi dannatamente potente. Si era reso utile non solo ad Harry, ma anche a Louis. Per lo meno, avrebbe smesso di stare male per le continue assenze del suo ragazzo.
Così, girò sui tacchi, ed entrò nel locale, misurando il corridoio con passi svelti ed eccitati.

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