Capitolo 11

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Tremava.

I brividi che gli percorrevano il corpo erano violenti e si facevano sempre più frequenti.

Sentiva il sudore freddo imperlargli la fronte e a nulla serviva agitarsi tra le coperte di un letto troppo grande per una sola persona: Zayn Malik era solo.

Aveva esagerato, di nuovo. Questa volta non con l'alcol, però. Uno strano tipo con l'accento del sud gli aveva venduto qualche grammo di erba per meno di cinque sterline.

E siccome Zayn aveva un gran fiuto per gli affari, decise di comprarla e di fumarla tutta per se.

Ma adesso doveva pagarne le conseguenze.

Fortunatamente il peggio era passato: la tachicardia era quasi del tutto sparita ed il respiro tornava ad essere regolare.

Però tremava e nessuno era lì con lui. No, Zayn era solo.

L'unica compagnia che aveva era se stesso ed il suo fottutissimo orgoglio che non gli permetteva di uscire da quella stanza e cercare qualcuno.

Liam.

Il primo nome che gli venne in mente fu il suo.

Dopotutto, si era già preso cura di lui in precedenza. Chi diceva che non l'avrebbe rifatto?

E poi Zayn era il capo e poteva ordinare ai suoi dipendenti qualsiasi cosa volesse.

Si, Liam sembrava perfetto per quel compito. Gliel'avrebbe chiesto come farebbe normalmente un datore di lavoro.

Nessun coinvolgimento emotivo, niente. Una fredda richiesta di aiuto, niente di più.

Sperò vivamente di trovarlo subito: non voleva che qualcuno potesse vederlo in quello stato pietoso. Si alzò dal letto, continuando a tremare e si infilò la camicia addosso. Avviatosi verso la porta, la aprì ed iniziò la sua ricerca.

Era tardi e di clienti ne erano rimasti davvero molto pochi. Continuava a ripetere il nome di Liam a bassa voce, come se parlando con quel tono lo avesse sentito.

Vagava, con gli occhi gonfi e spenti, muovendosi per inerzia. Di tanto girava il capo, tentando di scrutare quel viso di cui tanto aveva bisogno in quel momento.

Si muoveva come se non conoscesse quel posto, con la bocca semi aperta, dalla quale qualche suono sconnesso.

Malediceva il momento in cui aveva decise di comprare quella fottuta erba: non si sarebbe trovato sicuramente a cercare aiuto come uno smidollato.

Finalmente, Zayn riuscì a scorgere Liam, di spalle, che ballava con uno sconosciuto sulle note di Madonna.

Sul suo volto si dipinse una specie di smorfia, simile ad un sorriso, e si avvicinò ai due.

"Liam" disse, come se stesse indicando ad un gruppo di turisti un'opera d'arte e andò a mettersi tra i due.

La sola cosa di cui si accorse fu l'espressione accigliata di Liam, che non capiva cosa stesse succedendo.

Lo prese per mano e lo trascinò fuori da quel trambusto. Intanto, Liam sentiva lo stomaco ridursi improvvisamente appena la sua mano sfiorò quella di Zayn. Non capiva cosa stesse per fare o cosa voleva da lui. Aveva la pelle innaturalmente fredda, come quella di un cadavere. Da come si muoveva, Liam comprese che Zayn si era cacciato di nuovo nei casini.

Andarono a finire in una grande camera, silenziosa e che profumava come il dopo barba di Zayn. Dal gusto con cui la stanza era arredata, Liam intuì che fosse proprio quella di Zayn.

Chiuse la porta e Liam si guardò intorno, spaesato.

"Zayn, che cazzo hai combinato questa volta?" chiese subito, immaginando chissà quale sbronza si fosse preso il suo capo.

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