Capitolo 4

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Zayn Malik era un ragazzo di appena venti anni e già aveva sulle spalle un'attività da mandare avanti.

Il padre, pace all'anima sua, gli aveva lasciato il suo bordello in eredità.

"Mi raccomando, figliolo. Tienilo sempre pieno di belle donne e di clienti ricchi" diceva il vecchio quando ormai aveva i giorni contati.

Belle donne? A Zayn le donne non piacevano affatto. Lui preferiva un bel torace scolpito ad un paio di tette. E questo il padre non lo seppe mai.

Così, al momento di elencare i beni lasciati in eredità, il notaio si rivolse unicamente a Zayn dettando le volontà del defunto.

"E a mio figlio, nonché unico erede, Zayn Jawaad Malik, lascio la mia attività e ventimila sterline per mantenerla" aveva espresso il vecchio notaio.

Zayn non aveva una madre. Sarebbe potuta essere qualsiasi donna di Londra, conoscendo il padre. Ma a lui non interessava tanto avere una mamma: non gli serviva nemmeno, a dirla tutta.

Ovviamente, il bordello del signor Malik senior non era rimasto "pieno di belle donne". Il ragazzo aveva reso tutto molto più vicino ai suoi gusti sessuali.

Se c'era una cosa che accomunava padre e figlio era proprio la loro passione spasmodica per il sesso, meglio se promiscuo. E Zayn fino a quel giorno aveva reso suo padre orgoglioso di lui.

Pensava molto spesso alla prima volta in cui suo padre lo portò in quel posto. Si guardava spaesato, stringendo forte la mano del suo vecchio. Nella sua ingenuità da ragazzino di dodici anni non poteva capire perché tutte quelle donne fossero mezze nude e che baciassero tutti quegli uomini.

E adesso era lì, a camminare tra quei corridoi poco illuminati pensando a quante sterline gli avrebbero fatto guadagnare i suoi dipendenti quella sera.

Evitava con cura tutti i sorrisi e le occhiate maliziose che gli venivano lanciate e proseguiva spedito, verso la stanza dove ogni sera si riunivano i ragazzi per sapere dove dovessero andare a battere.

Entrò nella camera. Appena si chiuse la porta alle spalle il chiacchiericcio informale di alcuni giovani si interruppe.

Zayn si schiarì la voce per richiamare ancor di più la loro attenzione. Li osservò uno per uno, notando come erano vestiti e se qualcosa fosse fuori posto.

"Bene ragazzi. Oggi è sabato e sapete benissimo di quanti arrapati ci sono lì fuori ad aspettarvi. Jason, Mike e Dave, voi tre andrete a Whitechapel. Steve, Stan, Mark e Jacob, voi rimanete sulla strada di Camden. Harry, tu stasera mi servi qui. Louis, tu sai cosa fare. Quanto a te" disse Zayn rivolgendosi a Liam, che con aria a metà tra il servile e il forte, attendeva gli ordini del capo. "tu seguirai Louis. Lou, per favore, cerca di fargli mettere in bocca quanti più cazzi puoi così che non potrà parlare" concluse il moro senza staccare gli occhi dalle iridi di Liam.

"Agli ordini" fece Louis prendendo Liam per la mano e trascinandolo via dalla stanza prima che potesse ribattere.

Fuori, sotto il lampione, non si stava male. La serata era arieggiata e Liam non aveva freddo con la camicia di jeans che Louis lo aveva costretto ad indossare.

Aspettavano tutti e due lì, con le braccia incrociate, sperando che qualcuno li notasse. Mentre Louis sembrava molto disinvolto, Liam era rigido, peggio del palo metallico al quale era poggiato.

Il ragazzo era rimasto solo per due volte prima: Louis si era già trovato due clienti ed aveva guadagnato anche molto bene. Lui ancora niente. I tizi nelle macchine tirate a lucido che accostavano al marciapiede sembravano essere più interessati ai bicipiti di Louis piuttosto che all'anonimo fisico di Liam. Pazienza, avrebbe aspettato.

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