Extra - Enea

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Ciao a tutti!

Questa scena si svolge il giorno in cui Carla va al concerto di Enea. Potete leggere i capitoli 37 e 38 se non ricordate qualche passaggio ;)

Buona lettura! ❤️

***

Vedo Carla dirigersi barcollante verso l'uscita del bar e levo il braccio dalle spalle della mora che mi sta accanto.

«Ehi, vuoi già andare via?» mi chiede la sconosciuta, sbattendo le lunghe ciglia che incorniciano i suoi occhi verdi.

È davvero bella, chissà perché si svenda così. Forse anche per lei è più facile gestire incontri casuali come lo è per me?

«Mi dispiace, sarà per un'altra volta.» Vado verso la ragazza malferma vicino all'ingresso, anche se non credo di avere una camminata migliore della sua.

Le ostruisco la strada mettendomi davanti a lei e ricevo in cambio uno sguardo sprezzante in cui leggo anche del risentimento.

Non sarà mica gelosa, vero? Non può esserlo. Non dopo tutto quello che ha combinato.

«Spostati, Enea» afferma con un tono tutto sommato controllato. Pensavo che avesse bevuto molto di più, mi sono sbagliato.

Nel frattempo che il mio cervello riesce a formulare questo pensiero, la vedo oltrepassarmi e perdere l'equilibrio pochi secondi dopo. Non so come, le mie braccia scattano in avanti e la afferro prima che lei e il suo bel fondoschiena finiscano sul pavimento lurido del locale.

«Tu non vai da nessuna parte conciata così. Specialmente in questo quartiere.» La aiuto a sorregersi, anche se lei oppone resistenza. Non credevo che un corpo così minuto potesse racchiudere tutta questa forza.

«Non puoi dirmi cosa devo fare!»

Si svincola dalla mia stretta ed esce dal bar, mentre un sorriso da ebete compare sulle mie labbra e ringrazio il cielo che lei non mi possa vedere. Mi fa impazzire quando è arrabbiata.

Vado fuori per seguirla e la osservo camminare in direzione della sua auto. Aumento il passo per raggiungerla e le afferro le gambe per issarla sulla spalla sinistra. Cerca di liberarsi, ma la stringo con più pressione. Non le permetterò di guidare la macchina in questo stato. Deve smaltire la sbronza e riposare.

Mentre raggiungiamo la mia abitazione, come mio solito, la stuzzico e la metto in imbarazzo. Cammino con estrema facilità tanto è leggera. Forse non mangia come dovrebbe. Come fa a correre per tutti quei chilometri?

Entro all'interno del mio condominio e riesco ad aprire con disinvoltura la porta d'ingresso. Il mio piccolo appartamento non è proprio il massimo del lusso, però è l'unico che posso permettermi al momento.

«Ti metto giù, ma fai la brava.» La faccio svicolare sulla mia schiena più lentamente di quanto sia necessario, aumentando l'attrito dei nostri corpi, perché, la mia parte meno razionale, vorrebbe prolungare il nostro contatto.

Quando raggiunge il pavimento, alza il suo sguardo infuocato dritto nel mio e mi colpisce con un dritto sulla spalla.

«Ahi!» esclamiamo entrambi prima di massaggiarci le nostre parti doloranti. La guardo mentre è leggermente piegata sulle gambe per guardarsi allibita la mano arrossata che le gonfierà se non mette qualcosa di freddo.

Mi dirigo verso la modesta cucina bianca, dopo averla paragonata al cane più isterico che esista, per prenderle del ghiaccio dal freezer. Glielo porgo prima di raggiungere il comò di fronte al letto per sostituire le lenzuola, anche se le ho cambiate ieri sera. Dubito fortemente che mi crederebbe e il suo commento sui fluidi corporei è una conferma. Non che io abbia intrapreso un periodo di castità da quando ci siamo parlati per la prima volta, ma nessuna ragazza ha solcato la porta della mia casa da parecchio tempo.

Divisa a metàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora