47. Colazione

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«Elia, qual buon vento ti porta qui.»

«Noa» lo saluta, mentre si avvicina alla tavola apparecchiata e si siede nello stesso posto in cui si trovava il giorno del mio compleanno.

Mentre in cucina entra Mattia per salutare il suo amico, io mi avvicino di sottecchi a mia madre. «Mamma, è un problema se l'ho invitato?»

Solleva gli angoli della bocca. «Lo sai che lui mi è sempre piaciuto, ma la vera domanda che ti devi porre è: va bene a te?»

Mi volto verso di lui e lo osservo sorridere per un racconto di Noa che fa sbellicare dalle risate anche mio fratello. Nonostante la situazione sia incasinata, sono contenta di vederlo qui, tra le persone a cui voglio bene. «Sì, credo proprio di sì.»

La aiuto a portare i piatti prima di sedermi al mio posto, di fronte a Elia. Ci guardiamo negli occhi e lui solleva gli angoli della bocca e, automaticamente, i miei lo fanno di riflesso.

«Buongiorno a tutti.» Mio padre entra nella stanza e l'atmosfera gioviale che aleggiava si trasforma. O almeno, questo è quello che percepisco io.

Elia si alza e gli porge la mano. «Buongiorno, signor Amato. È un piacere conoscerla.»

Osservo i suoi freddi occhi azzurri scrutarlo per qualche minuto di troppo e solo quando ricambia la sua stretta mi rilasso leggermente.

«Piacere.»

Si accomoda a capotavola e iniziamo a mangiare, ma non passa molto tempo prima che lui inizi il suo interrogatorio. «Allora, Elia, cosa fai nella vita? Studi?»

Guardo il mio amico con occhi colpevoli e frastornati perché non avevo pensato minimamente a mio padre quando l'ho invitato a unirsi a noi. Lui mi lancia un'occhiata di sfuggita e, come se percepisse il mio stato motivo, allunga una gamba sotto il tavolo e sfiora il mio polpaccio con il suo.

«Sì, frequento l'università di Chimica.»

«Chimica? Scelta inusuale. Da qualche mese stiamo approfondendo uno studio per l'utilizzo della pietra lavica in edilizia. Dalle relazioni che ho letto, anche il vostro dipartimento è coinvolto.»

«Sì, ho partecipato anche io a qualche prova in laboratorio.»

Lo sguardo inquisitorio di mio padre si trasforma, guardando Elia per la prima volta come un suo pari. Inizia a porgli una serie di domande a cui lui risponde senza esitazione, spiegando in maniera minuziosa ogni singolo processo eseguito.

«Mi sa che è riuscito a fare colpo» mi mormora Noa nell'orecchio.

«Già» affermo senza entusiasmo. In verità vederli andare d'accordo mi turba perché, per come la vedo io, si sta schierando inconsapevolmente con il nemico.

Trascorriamo il pranzo a chiacchierare fin quando mio padre si alza dal tavolo per andare a una riunione di lavoro. «È stato davvero piacevole parlare con te, vieni quando vuoi.»

«Senz'altro.»

«Bene.» Dà un bacio sul capo di mia madre prima di salutarci e uscire definitivamente dalla stanza.

«Ragazzi, volete il bis del dolce?» domanda la donna di casa, mentre taglia altre fette di torta al cioccolato.

Tutti annuiamo con entusiasmo.

«Le ho già detto che dovrebbe scrivere un libro di recette?» le domanda Noa mentre si ripulisce la bocca dalle briciole.

«Tutti i giorni da quando hai assaggiato per la prima volta le lasagne» cinguetta mia madre fiera, alzandosi per iniziare a sparecchiare.

Divisa a metàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora