Raggiungiamo la piazza stracolma di gente. Ci sono così tante persone che non riesco neanche a vedere la base della statua dell'elefante, simbolo della città di Catania. U Liotru per noi catanesi.
Una ragazza mi urta senza nemmeno chiedermi scusa e sbuffo infastidita.
Odio la confusione.
A causa della mia altezza vengo sempre sommersa da corpi che non si curano della mia presenza, proprio come in questo momento. Mi metto sulle mezze punte per guadagnare qualche centimetro e per non perdere di vista il mio gruppo.
Vengo spintonata da alcuni ragazzini che mi fanno perdere l'orientamento e non vedo più nessuno dei miei amici. Cerco di insinuarmi tra la mischia nella direzione in cui ho scorto Mattia l'ultima volta, ma più vado avanti e più la confusione si infittisce.
Il mio corpo entra in collisione con estranei di qualunque genere e inizia a mancarmi il respiro. Chiudo le palpebre e alzo la testa per inalare aria pulita.
Sta per venirmi un attacco di panico quando alle mie spalle percepisco un vuoto. Apro gli occhi e due iridi nocciola mi osservano con uno sguardo enigmatico. Mi giro e noto che mi sta facendo da scudo con il suo corpo.
Perché deve essere lui il mio salvatore? Forse preferivo schiattare al suolo.
«Devi stare attenta. È pericoloso girovagare da sola con questa confusione» afferma Enea, guardandomi con un sopracciglio aggrottato.
«Non era mia intenzione separami dagli altri.»
Cosa crede che mi diverta ad annaspare in cerca di ossigeno?
Lui mi guarda con aria scettica. «Andiamo a cercarli.»
Alza lo sguardo e si guarda intorno. Anche il fatto che sia alto mi innervosisce al momento.
Una domanda però si insinua nella mia mente e mi lascia perplessa. Io sono stata trascinata via, ma lui perché è rimasto indietro?
Non ho il tempo di rifletterci perché poggia le sue mani sulle mie spalle e comincia a spingermi verso il centro della piazza dove è allestito il palco.
«Riesco a camminare anche senza la tua guida» borbotto petulante.
Deve immediatamente smetterla di toccarmi. Adesso.
«Ti schiaccerebbero in un secondo.»
Lancio un'occhiata alle mie spalle e riconosco a malincuore che ha ragione. Con le sue spalle riesce a tenere la folla lontana da me. L'educazione che mi ha impartito mia madre mi sussurra di ringraziarlo, ma la zittisco subito.
Ha tante cose lui da farsi perdonare.
Impieghiamo circa venti minuti per raggiungere il palco e ho mantenuto il broncio per tutto il tragitto. Il suo silenzio sovrasta paradossalmente il chiacchiericcio della folla, rendendomi inquieta.
Perché lui è qui con me?
Scruto in mezzo alla folla per trovare un viso conosciuto, però non riconosco nessuno. Con la coda dell'occhio vedo che anche Enea è concentrato a osservarla, però non ottiene un risultato migliore del mio.
Mi giro verso il palco e noto con rammarico che mancano solo due minuti alla mezzanotte.
«Dobbiamo tornare indietro. Qui non ci sono» dichiara lui alla fine.
Bravo, genio, non me ne sono accorta, penso con sarcasmo, tuttavia mi mordo la lingua.
Non voglio che il primo dell'anno scocchi mentre cerco gli altri; sarebbe il peggiore inizio di sempre.
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Divisa a metà
Chick-LitPrefissarsi degli obiettivi, per qualcuno di noi, è indispensabile per affrontare le giornate e mantenere i nervi saldi. Ciò è quello che pensa Carla Amato, studentessa di ingegneria dell'università di Catania che ha programmato la sua vita da quand...