Sto ridendo così tanto che ho male allo stomaco. Da qualche parte ho letto che ridere fa perdere calorie; sicuramente molto più divertente delle mie ore di corsa.
Io ed Elia parliamo di cose apparentemente banali, ma che mi svelano qualcosa in più su di lui. Ad esempio, ho scoperto che adora il cioccolato bianco e detesta quello fondente e che prima di ogni gara compie due giri su se stesso per scaramanzia.
«Anche io prima di andare in scena avevo il mio rituale: mi impregnavo le punte con la pece due volte, anche se non ne avevo di bisogno» gli confesso, rimembrando ricordi lontani.
Non mi piace ricordare quel periodo, tuttavia questo è un ricordo che mi fa sorridere.
«Ho visto solo in televisione le scarpette di danza. A cosa serve la pece?» afferma con le sopracciglia corrucciate, mentre tenta di darsi una risposta da solo.
«Serve a non scivolare mentre si eseguono i passi. È sempre difficile trovare la quantità giusta: se impregni troppo la punta rischi di appiccicare, se ne metti troppo poco pattini come nelle piste di pattinaggio e finisci con il sedere per terra» dico ridendo, ripensando a quelle rare volte in cui sono caduta mentre eseguivo le piroette. Fortunatamente non mi è mai successo in scena.
Elia mi fissa con un'espressione intensa, quasi come se stesse cercando di risolvere un enigma difficile. Il suo sguardo mi fa sentire a disagio, tanto che distolgo il mio dal suo per portarlo sulle pieghe del pantalone. Spero solo di non essermi esposta troppo e che non mi faccia altre domande.
«Perché mi guardi così?» gli chiedo in imbarazzo.
«Sei stupenda» afferma con un tono sincero, anche se so che non è il reale motivo.
«Non fare lo stupido. Esigo solo la verità da te da ora in avanti» dichiaro, voltandomi verso di lui per mostrargli la serietà del mio volto.
«Per essere chiari: tu sei bellissima. E questo è un dato di fatto» afferma mentre poggia le mani sul muretto per distendersi la schiena, «E non c'è giorno e ora che non passi a maledirmi per quello che ti ho fatto. Che ti abbiamo fatto.» Sospira mentre incurva leggermente le spalle. «Però devo ammettere che, oltre a ciò, stavo pensando a un'altra cosa.» Si volta e mi guarda incuriosito. «I tuoi occhi brillavano di luce propria mentre raccontavi i tuoi aneddoti sul balletto, e mi chiedevo ancora cosa ti abbia spinto davvero ad abbandonare.»
Ascolto le sue parole con attenzione, mentre un groviglio mi si forma all'altezza dello stomaco. Mi giro per celargli il viso e per nascondere le emozioni che so trapelano benissimo dalla mia espressione.
«Mi dispiace, dovrei farti andare bene la mia prima risposta» sentenzio in modo schivo.
«Dovrei credere davvero che tu abbia mollato tutto per un futuro solido? È questo quello che mi stai dicendo?» mi domanda con un tono apprensivo e pungente allo stesso tempo.
«Beh, non racconto i miei segreti più nascosti ai ragazzi che conosco da poche ore» dichiaro nel tentativo di riportare la conversazione su argomenti più leggeri.
«D'accordo. Ma sappi che ho l'intenzione di stare nei tuoi paraggi per molto più di qualche ora.»
«Ci vorranno molte, molte, molte ore prima che io ti sveli i miei scheletri nell'armadio.»
«Fortuna vuole che non devo andare da nessun'altra parte» chiarisce con voce decisa.
Rimango in silenzio non sapendo che cosa aggiungere, mentre i capelli mi ricadono sul viso. Le sue parole mi lusingano, però non riesco a credergli al cento per cento.
Elia si muove e un secondo dopo le sue dita sfiorano la mia guancia per riportare la ciocca sfuggita dietro l'orecchio. Sento il suo respiro vicino alla mia pelle ed evito di girarmi per paura di creare qualche situazione imbarazzante o anche peggio.
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Divisa a metà
ChickLitPrefissarsi degli obiettivi, per qualcuno di noi, è indispensabile per affrontare le giornate e mantenere i nervi saldi. Ciò è quello che pensa Carla Amato, studentessa di ingegneria dell'università di Catania che ha programmato la sua vita da quand...