24. Rivincita

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Rimango in silenzio nella speranza che Elia aggiunga qualcosa, ma non lo fa. Pian piano la tensione lascia il suo corpo e ritorna ad essere il ragazzo rilassato di sempre.

«Bene, adesso tocca a te» afferma, prendendo tra le mani il mio peluche a forma di mucca.

«È comodo il mio materasso?»

Sogghigna. «Molto, c'è il rischio che io possa addormentarmi.»

«A tuo rischio e pericolo, abbiamo ancora molto da fare. Sai come si dice: Uomo avvisato mezzo salvato» dichiaro con un'espressione divertita.

«Sei molto brava a sviare il discorso, ma non funzionerà con me. Presentati.»

Beccata. Questo accade quando la mia curiosità supera la mia intelligenza; mi trovo ad affrontare situazioni spinose a cui starei volentieri alla larga.

Deglutisco e cerco di elaborare nella mente un discorso semplice e coerente. «Ciao, mi chiamo Carla.»

«Ciao, Carla.»

Gli angoli della mia bocca si sollevano, nonostante l'ansia. Vederlo giocare con la mia mucca mi rasserena; è così buffo.

«Spero di laurearmi in Ingegneria edile a fine mese, vado a correre per tenermi in forma, nel tempo libero adoro leggere e mi piacciono i cannelloni al forno.»

«Effettivamente i cannelloni di tua madre sono davvero buoni, soprattutto con il formaggio che abbiamo scelto insieme» ribatte divertito.

«E per finire, vivo in questa casa da quando sono nata. Hai conosciuto quasi tutti i componenti della mia famiglia, manca solamente mio padre e ti assicuro che non è questa gran perdita.» Mi mordo il labbro inferiore e lo guardo di sottecchi per vedere la sua reazione, sperando di non essermi spinta troppo in là.

Lui mi osserva rimanendo in silenzio, aspettando probabilmente una spiegazione, ma non ho intenzione di approfondire il discorso.

«Tutto qui?» chiede alzando il sopracciglio sinistro. Anche la sua curiosità alla fine emerge.

«Per oggi può bastare. In fondo non racconterei mai a degli sconosciuti i dettagli succulenti della mia vita.»

«Non sono uno sconosciuto, ma mi accontento, per ora. Come ti ho già detto, non vado da nessuna parte.» I suoi occhi sono limpidi e sinceri, dove posso leggere tante promesse che preferisce non esplicitare a parole.

Guardo i suoi lineamenti e ancora una volta l'uguaglianza con il fratello mi spaventa. Mi scuote così tanto che sono costretta a mordermi il labbro interno per scaricare la tensione.

«Perché mi stai fissando in quel modo?» mi chiede, osservandomi da sotto le sue ciglia lunghe.

«La tua somiglianza con Enea mi destabilizza» ammetto con sincerità.

«È solo una somiglianza estetica. Avrai capito che siamo totalmente opposti visto che hai avuto modo di rimanere da sola con lui a Capodanno.»

Mi scruta aspettandosi una risposta repentina, tuttavia mi limito a un cenno di assenso con la testa per chiudere la conversazione. Non voglio che mi chieda dettagli di quella serata. È stato solo un avvenimento isolato.

Due avvenimenti isolati, mi ricorda il mio subconscio.

«Posso domandarti una cosa?»

«Vuoi altri particolari sulla mia vita?» Sorride, anche se dalla sua espressione intuisco sia un po' preoccupato. Probabilmente ha paura che gli chieda informazioni indesiderate su suo fratello.

«No, no. Anche tu puoi tenerti i tuoi segreti per te.»

«Per ora» aggiunge lui, schiacciandomi l'occhiolino. «Chiedi pure» continua, tirando le orecchie della mia povera mucca.

Divisa a metàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora